martedì 17 luglio 2007

Esame ed aequitas

Eccomi qua per l'aequitas, che è un problema molto grosso, affascinante ma complicato. Uno di voi ha provato a scrivere quello che ha capito per essere corretto: ottima tecnica, anche se speravo che qualcuno provasse a intervenire. Invece lasciate tutto il lavoro a me; con questo caldo, per di più...

Ecco cosa ha scritto:
"il conflitto aequitas rigor legis risale a Bulgaro e Martino in particolare alla predilezione del primo per il rigor legis e del secondo per l'aequitas che fa coincidere con il rispetto del diritto canonico. Questo contrasto si risolverà alla fine del XIIsec con l'autonomia della disciplina giuridica dal diritto canonico grazie alla scoperta che il diritto naturale e quindi l'aequitas poteva risiedere nelle compilazioni giustinianee visto che a dimostrarlo erano frammenti di ius honorarium in cui si legge che il pretore concedeva per le fattispecie non previste dallo ius civile un exceptio, mosso dall'equità naturale. Ne deriva che il diritto naturale non viene più identificato con il diritto canonico".

La prima impressione è di una forte semplificazione, quasi una banalizzazione di un problema complesso. Voi vi trovate di fronte a concetti ardui e complessi, e non dovete cercare di farme concetti semplici da ripetere e basta. Se volete ponete anche problemi all'esame, ma dimostrate di aver colto le complessità senza trasformarle in banalità. E' ingenuo, e anche sbagliato, il riferimento alla "scoperta" del diritto naturale e pretorio, che sta scritto nel Digesto ed era quindi chiaro anche a Martino.
La questione ha moltissimi aspetti diversi, ma possimo limitarci a qualche osservazione.
Per cominciare, ci si può riferire al passaggio tra la cultura gregoriana dell'XI secolo e quella scolastico-civilistica del XII. La prima, che sopravvive quasi fino al 1200, si era servita delle fonti giustinianee per sostenere una nuova struttura istituzionale della Chiesa, e aveva scelto qualche legge qua e là secondo le esigenze del partito riformatore. Aveva cioè sottoposto ogni norma ad un giudizio di equità, cioè di conformità allo "spirito" del diritto canonico e della teologia. Ecco che il criterio dell'aequitas è esterno al diritto scritto, e può arrivare a imporre la disapplicazione di alcune norme perché giudicate inique. Questo atteggiamento è attribuito a Martino dalle dissensiones dominorum, che lo contrappongono sempre a Bulgaro. Dire che Martino faceva riferimento al diritto canonico e basta, significa semplificare molto, ma in fondo non è sbagliato.
Bulgaro, invece, propone un'immagine diversa dell'aequitas: la riconosce nella giustizia "naturale" dei rapporti umani, e perciò ne trova traccia nelle fonti del Digesto che rievocano gli interventi del pretore rivolti a riequilibrare un'ingiustizia prodotta dalla legge scritta. Prendete i casi dell'actio publiciana o dell'azione aquiliana utile che ho citato nel post precedente: qui il diritto scritto (cioè il diritto stretto, perché i glossatori dicevano: ius scriptum ius strictum) produceva un'iniquità nei confronti di chi subiva un danno non fisico o di chi si era dimenticato di compiere una formalità di trasferimento della proprietà.
Bulgaro osservava dunque che l'aequitas c'era anche nelle leggi scritte, se si ricostruiva il processo della loro formazione. Il legislatore (civile o pretorio che fosse, perché Giustiniano li aveva unificati) aveva visto un'iniquità nel sistema e vi aveva posto rimedio con una norma giuridica. Allora, diceva Bulgaro, l'aequitas non è un criterio esterno di giudizio per le leggi, ma la forza interna che le ha fatte nascere, e che può ancora trovarsi in esse, a saperle leggere bene. Infatti le norme del Corpus iuris erano nate tutte per dare disciplina ad un'esigenza di equità, perché il legislatore aveva visto l'aequitas delle cose e l'aveva costituita in ius: dall'aequitas rudis aveva fatto un'aequitas constituta.
In questo senso, l'aequitas è la madre della ratio legis di Giovanni Bassiano, che vi perviene attraverso il meccanismo logico della causa finale: è il fine stesso della norma, che le dà quella forza di razionalità che, unita alla coazione esterna e formale, caratterizza la proposizione normativa.
Con ciò arriveremmo a Giovanni Bassiano, che qualche suo ammiratore vorrebbe vedere rievocato da me. Ma non ho tempo di farlo ora.

Quanto all'esame, ci sono già 212 prenotati, e non sono ancora tutti. Questo vuol dire che avete aspettato l'ultimo momento e vi siete distribuiti molto male nel corso degli appelli.
Dunque sarà più difficile far svolgere ordinatamente i lavori. In ogni caso sarà necessario fare un appello alle 9,00, perché moltissimi studenti si prenotano ma poi non vengono.
In secondo luogo, sarà necessario rinviare alcuni esami al 24. Ma potrò stabilire quali solo dopo l'appello.
In terzo luogo, sarà impossibile accogliere richieste di spostamento di orario, perché siete troppi.
In quarto luogo, non sarà possibile discutere sul voto che riceverete: o si prende o si rifiuta, senza discussioni o spiegazioni.

Ho visto molti interventi sul programma, che dimostrano una grande approssimazione. Il programma è noto da mesi, è sul blog ed è stato illustrato a lezione. Per favore non vi presentate con lacune di preparazione o solo per provarci: fate perdere tempo a tutti e danneggiate i vostri colleghi che si sono preparati seriamente.