sabato 28 maggio 2011

Programma d'esame

Il programma di storia del diritto medievale e moderno (A-L) prevede due testi:

per il Medioevo: CORTESE E., Le grandi linee della storia giuridica medievale, Roma, Il Cigno, ultima edizione.

per l’Età moderna: PADOA SCHIOPPA, A., Storia del diritto moderno in Europa, Bologna, Il Mulino, 2007, pp. 223-589.
ATTENZIONE: anche se le slides che ho presentato a lezione non si riferiscono a tutti i capitoli da studiare sul manuale di Padoa Schioppa, voi dovete studiare tutto il programma. Se avete frequentato fino alla fine avrete le idee più chiare, se non lo avete fatto studiate per conto vostro tutte le pagine assegnate

Chi deve preparare l'esame da 7 crediti perché è iscritto al vecchio corso di laurea 3+2 può tralasciare due capitoli del libro di Ennio Cortese:
Il diritto bizantino e il Mezzogiorno, cap. VIII della prima parte
Ordinamenti monarchici italiani, cap. X della seconda parte

venerdì 27 maggio 2011

Risultati

Cari studenti: abbiamo fatto 350 esoneri e ci vuole del tempo per correggerli tutti. Quando avremo finito affiggeremo i risultati in Facoltà, perché alcuni studenti in passato hanno richiesto di non pubblicare i risultati on line per rispettare la riservatezza. Quindi non insistete: venite all'Università a vedere i risultati o chiedete a un amico/a di controllarli per voi.

giovedì 26 maggio 2011

Ricevimento 30 maggio

Lunedì 30 maggio il prof. Conte e la Dott.ssa Di Paolo non potranno svolgere orario di ricevimento. Ci sarà la dott.ssa Menzinger.

mercoledì 25 maggio 2011

Diritto moderno

Fra il materiale didattico della mia cattedra trovate le diapositive che ho presentato a lezione sul diritto moderno.

martedì 24 maggio 2011

Risposta a Zeta da parte della dott.ssa Menzinger


Caro/a Zeta,

ha ragione a segnalare un’incomprensione su un passaggio obbiettivamente complicato al quale ho forse dedicato troppo poco spazio a lezione.

Andiamo con ordine: il legame tra i sovrani meridionali e il papato si stabilisce già con la prima generazione di Altavilla, la famiglia normanna che emerge tra le altre nell’Italia del Sud, e che, per ratificare in qualche modo tale supremazia di fatto, chiede al papa Niccolò II una sorta di investitura feudale: il papa la concederà nominando nel 1059 il più eminente esponente della famiglia Altavilla, Roberto il Guiscardo, “duca di Puglia e di Calabria”. Questo atto apparentemente poco significativo fu invece all’origine dell’ambiguità che caratterizzò i rapporti tra i pontefici e i sovrani meridionali e legittimò in certa misura le ingerenze del papa che avrà buon gioco a sfruttare quell’ambiguità.

Il nipote di Roberto il Guiscardo, Ruggero II, è colui che raccoglie i frutti della serrata politica di conquista portata avanti da suo padre (Ruggero I) e suo zio (Roberto appunto), e che si fa incoronare re a Palermo dall’arcivescovo, con la benedizione pontificia. Quest’atto di incoronazione del 1130, che sembrerebbe ricalcare quello di Carlo Magno nell’800, è in realtà imbevuto di ideologia bizantina, come simbolicamente attestano i mosaici di Monreale e di altre chiese palermitane che raffigurano Cristo che incorona Ruggero II secondo uno sile artistico e simbolico marcatamente bizantino. Questi mosaici sono molto eloquenti per il fatto che ci comunicano il tipo di sovranità cui si dovettero ispirare i sovrani normanni, l’idea di maiestas bizantina con cui entrarono in contatto proprio in Italia meridionale, dove la cultura bizantina era sempre stata, e continuava ad essere, molto influente. Tale idea di sovranità veicolava anche una particolare funzione della Chiesa, molto diversa da quella che contemporaneamente (XI secolo) si andava affermando con la Riforma di Gregorio VII: mentre la Chiesa gregoriana è una Chiesa che rivendica il proprio ruolo di indipendenza e di superiorità rispetto al potere secolare imperiale, quella bizantina, trasmessa ai sovrani normanni dal diritto e dalla cultura bizantina dell’Italia meridionale, è una Chiesa statuale, sul modello di quella proposta da Giustiniano nel VI secolo.

Ad aumentare il terreno dell’ambiguità, sta poi la decisione dei pontefici di affidare la Legazia apostolica ai sovrani normanni, di fare cioè dei sovrani secolari, e non di esponenti della gerarchia ecclesiastica, come di consueto, i rappresentanti dei pontefici: tale decisione sembra, nella mente dei pontefici, rispecchiare l’idea secondo cui i re meridionali sarebbero una sorta di fidati vassalli, ma da parte normanna e successivamente sveva, poteva essere interpretata come il rafforzamento dell’idea di una Chiesa di Stato, di un sovrano cioè rappresentante contemporaneamente del potere secolare e spirituale.

Spero di essere stata più chiara, sono a disposizione per ulteriori informazioni

Sara Menzinger