giovedì 13 dicembre 2007

Nessuno vuol provare a rispondere?

Abbiamo due domande: una sui generi letterai e un'altra sulla teoria del sinallagma in Connano. Invece di rispondere preferirei vedere i vostri tentativi di chiarimento. Volete provare?

lunedì 10 dicembre 2007

Provate a rispondere e a farvi domande

Uno studente ha chiesto chiarimenti sui generi letterari usati dai giuristi medievali. Se qualcuno prova a rispondere correggerò le risposte. Nello stesso tempo potete continuare a farvi domande e a provare a rispondere. Così si chiarirà qualche punto difficile del libro.
Buon lavoro

domenica 9 dicembre 2007

Bentornati sul blog

E' naturale che si torni a collegarsi al blog quando si avvicinano gli esami e ci si prepara. Dunque ravviviamo un po' la discussione, che si era interrotta dopo settembre.
Benvenuta l'ultima domanda sul concetto di Studium generale, che è stato discusso dagli storici del diritto, perché alcuni ritenevano che questo titolo si desse soltanto alle Università che erano state fondate o legittimate dal papa o dall'imperatore. Invece le ricerche più recenti (Cortese cita Vercelli) dimostrano che "generale" significava che le scuole avevano un curriculum definito, delle regole stabilite e più d'una facoltà. Questo cominciò a verificarsi nel Duecento, dopo che per circa un secolo la struttura degli studi superiori era stata libera, e il rapporto diretto fra un professore e i suoi studenti prevaleva su regole e verifiche istituzionali.
Provate a pensarci: da allora l'insegnamento diventa una funzione istituzionale, e con naturalezza si lega al potere pubblico. Comuni istituiscono università, Federico II progetta il suo Stato con l'Università di Napoli, la prima fondata da un sovrano, il papa riserva all'autorità spirituale (a Bologna l'arcidiacono) il conferimento della laurea.
Oggi è ancora così: i titoli accademici sono "garantiti" da autorità pubbliche, esistono regolamenti molto rigidi per frequentare l'Università, gli Stati controllano l'istruzione superiore. Vi stupisce che questa istituzione medievale sia ancora oggi viva?

martedì 4 dicembre 2007

Date degli esami

Gli esami si terranno alle ore 9 nei seguenti giorni:

Sessione invernale

Storia del Diritto Medievale e Moderno
Diritto comune

8 - 1- 2008
4 - 2- 2008
18 - 2- 2008

Sessione estiva

Storia del Diritto Medievale e Moderno

9 - 6 - 2008
30 - 6 - 2008
17 -7 - 2008

Diritto Comune

10 - 6 - 2008
1 - 7 - 2008
17 - 7 - 2008

Sessione autunnale

Storia del Diritto Medievale e Moderno
Diritto comune

4 - 9 - 2008
22 - 9 - 2008


lunedì 22 ottobre 2007

Recupero tre crediti

La prova per il recupero di tre crediti si svolgerà il giorno 12 novembre alle ore 12,00. Per la preparazione si deve studiare la dispensa Dinamiche del Diritto Medievale, che si trova in libreria presso l'Università. La prova consiste in un test che mira ad accertare la comprensione del testo che si è studiato.

Per il test non è necessario prenotarsi!

venerdì 7 settembre 2007

Cortese, Birocchi e la storia del diritto

L'osservazione di Marta è molto matura e pertinente, e merita una risposta anche teorica e non soltanto pratica.
Il primo profilo sollevato da Marta è quello delle impostazioni storiografiche e del modo di scrivere la storia. Come ho cercato di sottolineare a lezione, la storia non è una materia "positiva", che raccoglie solo dati di fatto e avvenimenti del passato. E' anche questo, naturalmente, e ve ne accorgete imparando le molte nozioni indispensabili alla comprensione del discorso. Ma nella grande quantità di cose avvenute, di libri scritti, di documenti conservati, è essenziale scegliere una linea di lettura, collegare diversi ambiti, costruire una interpretazione del passato. E questa parte della storia non è "oggettiva", ma soggettiva: è la ricostruzione di uno studioso, che offre un disegno di un'epoca o di un'evoluzione econdo la propria sensibilità e il proprio senso storico.
Ne abbiamo parlato molte volte confrontando diverse proposte storiografiche, e leggendo fra le righe del libro di Cortese il superamento di certe interpretazioni tradizionali (pensate alla personalità del diritto, o a Bologna come unica sede della scienza giuridica medievale).
Perciò, quando studiate un manuale di storia del diritto, voi leggete una certa ricostruzione soggettiva del passato: le fonti e i dati di fatto sono ordinati e proposti in un ordine proposto da un autore.
Ecco perché il passaggio da un autore all'altro crea disorientamento: non può che essere così.
Da parte mia, io ritengo che la lettura di libri diversi possa essere positiva, specialmente se si è fatta la fitica di seguire le lezioni. In effetti io intendo il manuale come uno strumento essenziale per la didattica, ma lo considero veramente utile solo se discusso alla luce delle lezioni, o al limite servendosi di questo blog. Proprio perché si tratta di letture soggettive, esse producono più frutto quando sono discusse e confrontate con altre.

C'è poi un problema contingente: il testo di Birocchi è molto ampio, e non lo avrei adottato se ne avessi trovato uno più sintetico. Per ora non ce n'è, e lo stesso Birocchi non ha ancora pubblicato il suo manuale "breve", che sto attendendo. Anche quando sarà uscito, però, resterà una differenza con il manuale di Cortese. Anche perché Cortese è forse il più grande studioso vivente del diritto medievale, e la sua sintesi è un capolavoro che difficilmente può essere uguagliato.

C'è un altro profilo che Marta ha suggerito: che differenza c'è tra la storia del diritto e la storia del pensiero giuridico. E questo è un tema ancora più ampio e importante. Benedetto Croce, ad esempio, diceva che del pensiero non si può fare la storia, perché è un concetto astratto che non ha una vita vera e propria, e perciò non può avere una storia.
Io sono d'accordo con Marta e con Croce: la storia del diritto deve comprendere tutti gli aspetti del fenomeno giuridico, non fermarsi né alla cosiddetta evoluzione degli istituti giuridici né tradursi in una carrellata di figure di intellettuali ben allineate una dopo l'altra. Il diritto è fatto di esigenze delle società, di interventi di legislatori, di cultura, di prassi giudiziarie. Anche di teorie e di libri, ovviamente: ma noi capiamo libri e teorie solo quando le intepretiamo alla luce di quello che accade nella storia.

Dunque: per imparare qualcosa di storia del diritto moderno servitevi del manuale di Birocchi per conoscere i dati di fatto. Cercate al suo interno le interpretazioni e non rinunciate mai al vostro senso critico.

martedì 4 settembre 2007

Il buon uso del blog

Bentornati a tutti. Spero abbiate passato buone vacanze, e che chi vuol fare l'esame a settembre non abbia sudato troppo sui libri.
Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato al blog, soprattutto quelli che lo hanno usato per scambiarsi informazioni, per porre domande sul programma, per provare a dare risposte. Il vostro impegno ha dimostrato che l'idea del blog è utile per aiutare tutti a studiare e a prepararsi, e può essere utile anche a me per giudicare l'impegno di qualcuno. In effetti non è detto che l'unico modo di giudicarvi sia quello di farvi delle domande all'esame: entro certi limiti è possibile conoscervi anche in altri modi.

Ora non ci sono corsi in vista, ma molti di voi devono ancora sostenere l'esame. Durante questo periodo, il blog può fornirvi un minimo di supporto didattico. Per usarlo correttamente vi invito a
1) porre domande tra voi su parti di programma che vi sembrano oscure, come è stato fatto di recente suscitando risposte chiare da Michela. Io tengo d'occhio le discussioni ed eventualmente vi posso aiutare.
2) provare ad esporre per iscritto parti che avete capito: tutti potranno interloquire e correggere le esposizioni.
3) anche le questioni amministrative possono trovare risposta sul blog.
4) in generale: quando dovete pormi delle domande che interessano tutti (ad esempio: a che ora è l'esame) ponetele sul blog. Quando invece dovete fare delle richieste personali o non volete che tutti leggano le risposte, allora scrivetemi a e.conte@uniroma3.it

Buon lavoro

martedì 17 luglio 2007

Esame ed aequitas

Eccomi qua per l'aequitas, che è un problema molto grosso, affascinante ma complicato. Uno di voi ha provato a scrivere quello che ha capito per essere corretto: ottima tecnica, anche se speravo che qualcuno provasse a intervenire. Invece lasciate tutto il lavoro a me; con questo caldo, per di più...

Ecco cosa ha scritto:
"il conflitto aequitas rigor legis risale a Bulgaro e Martino in particolare alla predilezione del primo per il rigor legis e del secondo per l'aequitas che fa coincidere con il rispetto del diritto canonico. Questo contrasto si risolverà alla fine del XIIsec con l'autonomia della disciplina giuridica dal diritto canonico grazie alla scoperta che il diritto naturale e quindi l'aequitas poteva risiedere nelle compilazioni giustinianee visto che a dimostrarlo erano frammenti di ius honorarium in cui si legge che il pretore concedeva per le fattispecie non previste dallo ius civile un exceptio, mosso dall'equità naturale. Ne deriva che il diritto naturale non viene più identificato con il diritto canonico".

La prima impressione è di una forte semplificazione, quasi una banalizzazione di un problema complesso. Voi vi trovate di fronte a concetti ardui e complessi, e non dovete cercare di farme concetti semplici da ripetere e basta. Se volete ponete anche problemi all'esame, ma dimostrate di aver colto le complessità senza trasformarle in banalità. E' ingenuo, e anche sbagliato, il riferimento alla "scoperta" del diritto naturale e pretorio, che sta scritto nel Digesto ed era quindi chiaro anche a Martino.
La questione ha moltissimi aspetti diversi, ma possimo limitarci a qualche osservazione.
Per cominciare, ci si può riferire al passaggio tra la cultura gregoriana dell'XI secolo e quella scolastico-civilistica del XII. La prima, che sopravvive quasi fino al 1200, si era servita delle fonti giustinianee per sostenere una nuova struttura istituzionale della Chiesa, e aveva scelto qualche legge qua e là secondo le esigenze del partito riformatore. Aveva cioè sottoposto ogni norma ad un giudizio di equità, cioè di conformità allo "spirito" del diritto canonico e della teologia. Ecco che il criterio dell'aequitas è esterno al diritto scritto, e può arrivare a imporre la disapplicazione di alcune norme perché giudicate inique. Questo atteggiamento è attribuito a Martino dalle dissensiones dominorum, che lo contrappongono sempre a Bulgaro. Dire che Martino faceva riferimento al diritto canonico e basta, significa semplificare molto, ma in fondo non è sbagliato.
Bulgaro, invece, propone un'immagine diversa dell'aequitas: la riconosce nella giustizia "naturale" dei rapporti umani, e perciò ne trova traccia nelle fonti del Digesto che rievocano gli interventi del pretore rivolti a riequilibrare un'ingiustizia prodotta dalla legge scritta. Prendete i casi dell'actio publiciana o dell'azione aquiliana utile che ho citato nel post precedente: qui il diritto scritto (cioè il diritto stretto, perché i glossatori dicevano: ius scriptum ius strictum) produceva un'iniquità nei confronti di chi subiva un danno non fisico o di chi si era dimenticato di compiere una formalità di trasferimento della proprietà.
Bulgaro osservava dunque che l'aequitas c'era anche nelle leggi scritte, se si ricostruiva il processo della loro formazione. Il legislatore (civile o pretorio che fosse, perché Giustiniano li aveva unificati) aveva visto un'iniquità nel sistema e vi aveva posto rimedio con una norma giuridica. Allora, diceva Bulgaro, l'aequitas non è un criterio esterno di giudizio per le leggi, ma la forza interna che le ha fatte nascere, e che può ancora trovarsi in esse, a saperle leggere bene. Infatti le norme del Corpus iuris erano nate tutte per dare disciplina ad un'esigenza di equità, perché il legislatore aveva visto l'aequitas delle cose e l'aveva costituita in ius: dall'aequitas rudis aveva fatto un'aequitas constituta.
In questo senso, l'aequitas è la madre della ratio legis di Giovanni Bassiano, che vi perviene attraverso il meccanismo logico della causa finale: è il fine stesso della norma, che le dà quella forza di razionalità che, unita alla coazione esterna e formale, caratterizza la proposizione normativa.
Con ciò arriveremmo a Giovanni Bassiano, che qualche suo ammiratore vorrebbe vedere rievocato da me. Ma non ho tempo di farlo ora.

Quanto all'esame, ci sono già 212 prenotati, e non sono ancora tutti. Questo vuol dire che avete aspettato l'ultimo momento e vi siete distribuiti molto male nel corso degli appelli.
Dunque sarà più difficile far svolgere ordinatamente i lavori. In ogni caso sarà necessario fare un appello alle 9,00, perché moltissimi studenti si prenotano ma poi non vengono.
In secondo luogo, sarà necessario rinviare alcuni esami al 24. Ma potrò stabilire quali solo dopo l'appello.
In terzo luogo, sarà impossibile accogliere richieste di spostamento di orario, perché siete troppi.
In quarto luogo, non sarà possibile discutere sul voto che riceverete: o si prende o si rifiuta, senza discussioni o spiegazioni.

Ho visto molti interventi sul programma, che dimostrano una grande approssimazione. Il programma è noto da mesi, è sul blog ed è stato illustrato a lezione. Per favore non vi presentate con lacune di preparazione o solo per provarci: fate perdere tempo a tutti e danneggiate i vostri colleghi che si sono preparati seriamente.

venerdì 13 luglio 2007

Dominio diviso

Bene, vedo che nessuno ha voluto rispondere al mio appello di collaborazione. Allora risponderò io alla domanda sul dominio diviso.
Cortese ne parla con una concisione e una precisione ammirevoli: ma un discorso breve e preciso può essere duro da capire, perché dietro ogni parola c'è un contenuto molto ampio e complesso.
Dividiamo i problemi.
In primo luogo c'è quello dell'ambiente culturale e socio-economico nel quale nasce una distinzione teorica. La società cittadina italiana del XII secolo è in forte ascesa economica, ma i beni sono vincolati ad un regime che privilegia la stabilità dei diritti sulle cose piuttosto che la loro commerciabilità. Sia il regime dei benefici feudali sia quello della proprietà ecclesiastica tendono a limitare il più possibile i trasferimenti, e si servono di concessioni a lungo termine per consentire lo sfruttamento delle terre. Queste concessioni configurano un potere limitato del concessionario, che non può definirsi "proprietario" della terra che ha ricevuto in feudo, in precaria, in livello o con altri contratti analoghi ad efficacia reale.
Il ceto dei concessionari premeva da molti decenni per ampliare i propri diritti, ed era riuscito ad ottenere da Corrado II, nel 1037, il diritto di trasferire i beni di cui godeva agli eredi. Un secolo più tardi, a Milano, il giudice Oberto dell'Orto aveva messo per iscritto le consuetudini feudali della zona, per consolidare le regole di gestione di questi beni così importanti.
La cultura cittadina, intanto, si era evoluta grazie allo studio rinnovato del Corpus Iuris Civilis, e le scuole di diritto s'erano diffuse ovunque. Cortese le chiama "scuole minori" perché pensa a Bologna, che è maggiore; ma si deve tenere presente che moltissime città italiane ne ebbero al proprio interno, e che nel giro di pochi anni la maggior parte dei notai, dei consiglieri delle città, degli avvocati, degli amministratori e anche degli ecclesiastici furono formati in scuole che analizzavano il testo di Giustiniano.
Nella Modena che aveva voluto Pillio come professore, i due elementi della consuetudine feudale e della cultura scolastica entrarono in contatto diretto, perché Pillio compose un apparato di glosse e una summa dei Libri Feudorum di Oberto dell'Orto, quasi certamente perché si mise a fare delle lezioni su questo testo.
Nel testo di Oberto c'era un passaggio dovuto alla scarsa precisione terminologica del vecchio giudice milanese: si affermava che il vassallo che aveva avuto una cosa in beneficium poteva tutelare i propri diritti con la rei vindicatio, che era l'azione che il diritto romano attribuisce soltanto al proprietario "ex iure quiritium". Si trattava di una imprecisione, e Cortese osserva, per completezza, che in alcuni manoscritti gli scribi aggiungevano la parola "quasi", perché si sapeva che un concessionario a qualsiasi titolo non poteva affatto esperire una vera rei vindicatio.
Qui la glossa di Pillio mette in contatto la cultura formata sul testo di Giustiniano con l'imprecisa formulazione di Oberto, e interpreta il passaggio spiegando che ci sono altri casi in cui certe azioni sono estese a casi che all'inizio non erano previsti. L'esempio è quello della actio legis Aquiliae, che era riservata a chi aveva subito un danno fisico, materiale, ai propri beni. Siccome poteva avvenire un danneggiamento provocato senza violenza materiale, il pretore creò un'actio legis Aquiliae utilis, perché non gli sembrava giusto lasciare senza tutela processuale questi casi (Cortese, pag. 311).
Cosa fa Pillio? Prende questo esempio e dice: ci sono certe concessioni che sono così ampie, che sembra giusto offrire loro un'azione utile, ricorrendo a una finzione. Si finge che il vassallo sia un proprietario, in modo che quando che si veda portare via la cosa oggetto del beneficium possa agire con una azione efficace come la rei vindicatio.
Siccome il pensiero scolastico ragiona sempre per analogie e opposizioni, ecco trovare subito un caso analogo nelle norme romane: l'actio Publiciana, infatti, e concessa a quell'acquirente che non ha compiuto un trasferimento formale della proprietà, ma ha pagato il prezzo ed è in attesa che maturi il tempo dell'usucapione. Anche in questo caso si finge che sia già diventato proprietario per consentirgli di tutelare il suo diritto in tribunale.
Ma allora per i beni feudali ci sarebbero due proprietari della stessa cosa? Sì, ma il concedente, che ha una proprietà astratta e un'azione diretta, si chiama dominus directus, mentre il concessionario, che ha una proprietà economicamente più concreta e un'azione utile, si chiamerà dominus utilis.
Da questa origine processuale deriva un assetto sostanziale, che è molto importante perché segna la struttura dei diritti reali in Europa per molti secoli, fino alla Rivoluzione Francese e all'Ottocento.

domenica 8 luglio 2007

Scuola elegante e usus modernus

Il 28 giugno un anonimo ha chiesto chiarimenti sulla scuola elegante e sull'usus modernus, che segnano il passaggio dal giusnaturalismo all'illuminismo prima in Olanda e poi in Germania. Potreste dirmi se è una curiosità nata dal manuale oppure dalle lezioni? Il manuale non mi sembra fare uso netto di queste definizioni di scuole, che sono tradizionali nella storia del diritto, ma in effetti servono più a schematizzare che a capire.
Per dare un primo abbozzo di risposta, direi che i due movimenti sono segnati dalla tendenza - apparentemente contraddittoria - a ricostruire il diritto romano con grande competenza filologica, e a porre le basi di diritti nazionali che si regolano con istituti distinti da quelli romani. Tra Sei e Settecento giuristi olandesi e poi soprattutto tedeschi dedicano lavori molto vasti alla Storia del diritto germanico, e si può dire che essi gettino le lontane basi della scuola storica tedesca dell'Ottocento. In particolare per il diritto pubblico e per quello canonico protestante, la storia è premessa fondamentale per costruire un diritto nazionale. Si tratta - ovviamente - di storia medievale, perché è nel Medioevo che i popoli germanici fecero la loro comparsa in Europa e nella storia occidentale. Tacito e la sua Germania ne costituiscono lo sfondo lontano, testimone di consuetudini così antiche da essere connaturate all'essenza stessa di quei popoli.
Il risultato di tutto questo non è sempre del tutto convincente per noi, perché questo diritto "germanico" finisce per essere descritto sulla base della testimonianza di un romano del I secolo dopo Cristo che fu grandissimo storico dell'Impero. E perché le consuetudini "germaniche" furono razionalizzate seguendo il modello romano: diritti reali, obbligazioni, successioni, eccetera eccetera.

Domande sulle scuole minori e sul dominio diviso.

In un post del 30 giugno Silvia ha chiesto aiuto per capire il dominio diviso; ora Lucia si trova un po' smarrita per la parte in cui si parla delle scuole minori, che noi conosciamo solo attraverso le opere che sono arrivate fino a noi.
Prima di rispondere, vorrei che qualcuno di voi che ha preso dei buoni appunti trascriva sul blog le parti relative, e che altri provino a correggere e a integrare con gli appunti e con il manuale. Sarà un esercizio utile sia per chi scrive sia per chi legge.
Buon lavoro

giovedì 5 luglio 2007

Nessun appello a ottobre

Non e' possibile tenere appelli a ottobre perche' la nostra Facolta' esclude che si possano fare esami mentre sono in corso le lezioni. Una eccezione e' prevista solamente per quei laureandi che devono concludere il corso in vista della tesi, e percio' non riguarda mai gli studenti del primo anno.
Per le date di settembre, ripeto quello che ho gia' scritto: non posso spostarle perche' devo intervenire in alcuni convegni a fine mese.

Piu' che alle date degli esami pensate a studiare con attenzione e curiosita'. Il primo appello della sessione non mi ha fatto una buona impressione e spero proprio che lunedi trovero' studenti piu' preparati.

Per favore: prima di porre domande cercate le risposte nel blog con la funzione "cerca nel blog".

lunedì 2 luglio 2007

Penotazioni

Chi non riesce a prenotarsi puo' tentare di farlo passando in Facolta' e rivolgendosi al personale della segreteria didattica o del laboratorio informatico.
Se gli iscritti saranno molti, come credo, ci sara' una divisione la mattina stessa dell'esame, e alcuni di voi saranno rinviati di qualche ora.

Quanto alla richiesta di rinviare l'appello di ottobre, non e' possibile perche' dovro' lasciare Roma diverse volte per conferenze.
Buon lavoro

mercoledì 27 giugno 2007

Mos italicus e mos gallicus

Come per molte questioni che state studiando sul manuale, anche la tradizionale distinzione fra stile italiano e stile francese di insegnamento del diritto e di creazione della dottrina e' il frutto di molti studi che si sono accumulati negli ultimi duecento anni. Il punto principale da tenere presente e' l'importanza della storia e della filologia nello studio delle fonti romane e canoniche: gli umanisti rifiutano di fare l'analisi dei testi soltanto dal punto di vista formale, ritendendo indispensabile capirne il significato attravesro una conoscenza profondissima delle lingue antiche (latino, greco, ebraico) e il confronto dei testi giuridici con quelli letterari e epigrafici (cioe' le iscrizioni sui marmi).
Questa tendenza porto' a intendere diversamente molti testi giuridici: ad esempio, la tradizionale proibizione del prestito a usura assume significati diversi quando si analizza il valore delle monete antiche e il significato della proibizione nell'antico Testamento.
Nato in Italia con l'Umanesimo, questo metodo ebbe maggiore successo in Francia, dove insegno' l'italiano Andrea Alciato e dove il controllo della Chiesa cattolica era meno forte. Percio' fu chiamato "Mos Gallicus".
Gli italiani, invece, restarono legati alla metodologia tradizionale, quella dei commentatori e di Bartolo, e percio' il loro metodo fu chiamato "mos Italicus".

Ora vi faccio una domanda: sapete con chiarezza in quale periodo si svolge questa dinamica? sapreste dire cosa e' l'umanesimo italiano? sapreste menzionarne due o tre esponenti nel campo dell'architettura, dell'arte, della letteratura, della politica? E' molto importante che non impariate a memoria le cose senza porvi mai problemi: se non vi ricordate quello che avete studiato a scuola andate a vedere qualche voce di enciclopedia, al limite anche Wikipaedia. Ma non venite all'esame dicendo che la Rivoluzione Francese e' stata "verso il Tre o Quattrocento", perche' in tal caso non potro' aiutarvi!

sabato 16 giugno 2007

Quali parti devo studiare?

Molti mi chiedono di indicare quali parti dei libri vanno studiate e quali tralasciate. Sarebbe una domanda legittima, perché è evidente che non ci si può ricordare tutto quello che è scritto nei manuali; sarebbe legittima se io non avessi cercato per tutto il semestre di spiegare che le lezioni servono esattamente a questo: a trovare una linea di lettura dei manuali e a selezionare le cose più importanti da ricordare.
Il blog serve da supporto alla didattica, ma non può sostituire le lezioni. Chi ha scelto di studiare a casa sua i manuali, deve prendersi la responsabilità di selezionare da solo.

Così, nel rispondere alla domanda su Bartolo e Baldo, mi richiamo a quanto detto a lezione: li prendiamo come figure rappresentative della dottrina del diritto civile (cioè romano) nel Trecento. Bartolo per la sua diffusione e l'autorità di cui godeva, per il ricorso al genere del tractatus, per l'impegno nel diritto pubblico; Baldo per l'immensa produzione di consilia, per l'impegno sul diritto canonico e sul diritto feudale, per le aperture alla teoria e alla filosofia.

domenica 10 giugno 2007

Esami ed esonero

Prima di presentarvi all'esame valutate la vostra preparazione: venite quando vi sentite preparati, perché anche a me fa molto più piacere promuovervi che bocciarvi. Tuttavia, poiché credo di avervi spiegato abbastanza il programma, voglio vedere se avete studiato e soprattutto se avete capito. Chi non supera l'esame potrà ripresentarsi anche nella stessa sessione, a meno che non sembri così impreparato da non avere speranze di buona riuscita con meno di due mesi di studio.
Il voto di esonero è valido per tutto l'anno accademico, dunque fino agli esami di febbraio compresi.
Chi non supera l'esame non perde il risultato dell'esonero. Però questo non significa che siate incoraggiati a fare diversi tentativi per superare l'esame: cercate di prepararvi bene per superarlo al primo colpo.

venerdì 8 giugno 2007

Recupero Crediti

Alcuni studenti mi hanno chiesto di poter sostenere il test per il recupero dei 3 crediti per chi ha cambiato ordinamento. Si potrà fare il giorno 11 giugno alle ore 10,30 nell'aula dove saranno fissati gli esami di diritto comune.

giovedì 31 maggio 2007

Qualche risposta

Tres libri e decima collatio. I primi sono gli ultimi tre libri del Codice di Giustiniano (10, 11, 12) che non furono subito ricostruiti da Irnerio e dalla sua scuola, e così rimasero separati. Nelle raccolte in uso nelle università medievali si trovarono nell'ultimo libro miscellaneo, che era chiamato "volumen parvum" e conteneva le istituzioni, i Tres Libri e le novelle nella versione dell'Authenticum, che fu divisa in nove collationes, cioè raccolte. Quando tra Pillio e Accursio si cominciò a insegnare anche sui libri feudorum, si volle includerli nei libri scolastici, e Accursio pensò che si dovessero aggiungere alle Novelle perché contenevano costituzioni imperiali promulgate successivamente al Codex. Ecco perché assunsero il nome di Decima Collatio.

Scuola storica. Sì, potete trovare anche altri testi, ma non vi fidate di pagine web non qualificate.

Quanto ai 3 crediti, mettete le vostre richieste su questo blog e io fisserò una data.

mercoledì 23 maggio 2007

E' stata dura ma abbiamo finito

Naturalmente continuerò a rispondere sul blog, perché le risposte date a uno possono servire a tutti. Magari non potrò seguire proprio tutti i giorni perché sarò un po' in giro tra giugno e luglio.
Per gli esami, seguo un criterio variabile: se vedo che uno arriva impreparato (per "provarci") allora gli chiedo di tornare dopo due appelli. Se invece va male per un infortunio, ma ha studiato un po', allora gli consento di tornare.

Beh, grazie per i complimenti. Mi fa piacere pensare che voi pensiate che mi fanno piacere. E chi capisce questa frase prende un punto Irnerius!!!

mercoledì 16 maggio 2007

Saltiamo la lezione di lunedì 21

Siamo tutti stanchi, e per di più io ho un convegno lunedì mattina. Perciò
lunedì 21 maggio non ci sarà lezione. Prevedo comunque di finire per mercoledì 23.

martedì 15 maggio 2007

Ottocento

In chiusura del corso dovrò parlare un po' anche della scuola storica. Credo di arrivarci il 22 o il 23, ultima lezione. Chi non potrà esserci può leggere il libro che ho suggerito ai non frequentanti nel post del 1 aprile: Antonio Manuel Hespanha, Introduzione alla storia del diritto europeo, nuova edizione italiana, Bologna 2002, pp. 213-258.

Giusnaturalismo

Spero di essere riuscito a caricare le diapositive sul sito di Facoltà. Se non funziona fatemelo sapere.
Buon lavoro

lunedì 14 maggio 2007

Cancellazione dell'ultimo seminario

Mi spiace molto per il disguido, ma negli ultimi tempi sono stato un po' preso e non ho seguito personalmente la comunicazione.
L'ultimo dei quattro seminari è cancellato, perché credo di riuscire a terminare il programma durante le lezioni. Domani ripeterò la comunicazione in aula.

sabato 5 maggio 2007

I voti

Ricevo qualche mail un po' delusa dai voti. E' normale, perché si sono presentati oltre 300 studenti, cioè molti di più di quelli che seguono le lezioni. Chi ha avuto un voto che considera troppo basso può rifiutarlo e portare tutto il programma all'esame orale. Se invece decide di sfruttare il suo esonero, allora il voto finale ne dovrà tener conto. Non si farà una media matematica precisa, ma chi ha avuto un 23 o un 24 difficilmente riuscità a superare il 27-28 finale.

martedì 1 maggio 2007

Qualche risposta

Sul passaggio dalla glossa al commento, sulla causa legis e sul dominio utile risponderò domani a lezione. Per ora però conviene anticipare qualche risposta su problemi già trattati.
Metodo brocardico e quaestiones: non sono la stessa cosa, ma sono espressioni dello steso metodo dialettico. Pillio e Giovanni Bassiano condividono il favore per l'uso intenso della dialettica nell'insegnamento e nello studio del diritto romano. Il metodo brocardico tende ad allineare passi del Corpus iuris che presentano apparenti contraddizioni, mentre le quaestiones pongono un casus dubbio e prospettano catene di argumenta in favore di soluzioni opposte. La quaestio, quando trae spunto dalla realtà processuale (come accade spesso) favorisce il trattamento "scientifico" della realtà pratica e la progressiva professionalizzazione dell'attività giudiziale. E' uno strumento efficace di inclusione di diritti medievali (statuti, diritto feudale, diritti canonici) nel cerchio intellettuale del diritto romano-comune.

Esoneri: sono praticamente tutti corretti. Stiamo risolvendo qualche dubbio. Se ci mettete troppa fretta rischiamo di dare qualche voto troppo basso...

Qualcuno chiede ragione dell'esclusione di Alberico Gentili. Beh, il nome si trova due volte nel manuale. In sostanza, nella miriade di giuristi che hanno scritto opere che hanno avuto un'importanza storica bisogna sceglierne alcuni che abbiano il valore di esempi, perché parlar di tutti sarebbe impossibile e inutile. Alberico, poverino, è caduto sotto la mannaia della scelta, che ha favorito altri. Ma si trova in ottima compagnia: tanti altri sono stati lasciati all'interessamento di specialisti.

venerdì 27 aprile 2007

Risponderò a lezione il 2 maggio

Grazie per le domande. Molte riguardano parti del programma che non ho ancora trattato. Me ne occuperò nella prossima lezione.

Abbiate pazienza per gli esoneri: stiamo correggendo.

domenica 22 aprile 2007

Ponete problemi sul blog

Ricordate che questo strumento è nato per favorire il dialogo in concomitanza con la lezione. Quindi se nelle ultime lezioni ci sono elementi che vi sono poco chiari, e che non si chiariscono leggendo il libro, ponetemi il problema sul blog e io ci tornerò su a lezione. Se mi mancherà il tempo troverò spazi in più.
Buon lavoro

giovedì 19 aprile 2007

Dopo la prova intermedia

Per correggere i compiti dell'esonero ci vorranno almeno due settimane, perché sono circa trecento. Pubblicherò i risultati appena possibile.
Nel frattempo continuate a studiare e se lo ritenete opportuno a seguire. Alcune parti di programma sono state illustrate in lezioni aggiuntive, e saranno trattate rapidamente da me. Altre le dovrò approfondire nelle prossime lezioni.
Lunedì riprenderemo a parlare del periodo dei glossatori e di alcune loro dottrine.

mercoledì 11 aprile 2007

Ancora sull'esonero

Ricevo ancora richieste di chiarimento sulle modalità di svolgimento dell'esonero.
Come ho detto, ci saranno quattro domande alle quali si dovrà rispondere in modo conciso, e perciò preciso. Ognuno avrà un foglio con le domande, che saranno diverse da quelle del vicino. Su questo foglio dovrete annotare nome, cognome e numero di matricola.
Le domande sono relativamente precise. Ad esempio: "In cosa consiste l'elemento reale del feudo?"; oppure: "Quali episodi fanno pensare al ruolo di diritto comune svolto dal diritto romano nell'Alto Medioevo?". Quindi si può rispondere in qualche riga.
Mi raccomando, nell'aula non si può parlare, né scambiare messaggi, né tanto meno portare libri o appunti. I trasgressori di queste regole elementari saranno immediatamente allontanati dall'aula.
Il tempo a disposizione è limitato: perciò occorre concentrarsi per trovare il modo migliore di esprimere le risposte efficacemente.

I prenotati sono più di 400: cioè più o meno tutti gli iscritti di primo anno che devono sostenere l'esame. Questo numero molto alto non consente di fare eccezioni alle regole: perciò non chiedete trattamenti particolari, anche giustificati.

venerdì 6 aprile 2007

Informazioni e buona Pasqua

Serpeggia l'incertezza mentre si avvicina il terribilis examen...
Martedì non ci sarà lezione. Invece mercoledì sì: mi spiace di interrompere le vacanze, ma il programma è lungo e mi sento obbligato a svolgerlo.
Non mi fate domande sulla prenotazione, perché non dipende da me. Per fortuna vedo che trovate risposte fra voi.

Attenzione: un ultimo ciclo di lezioni di approfondimento si terrà il 14, 15 e 16 maggio in aula 1 ex economia dalle 13,45 alle 15,45. Comunicherò il tema ad horas

Buona Pasqua a tutti

Domande difficili

Marcella ha posto alcune domande, che scaturiscono da quello che ho detto a lezione e non si riescono a risolvere con il solo libro.
Cominciamo dalle conferme dei possessi nei documenti: ne ho parlato perché esprimono nel migliore dei modi il concetto di firmitas, che è la chiave per capire la documentazione dell'alto Medioevo. Se addirittura i diritti reali stabili richiedono la redazione di documenti scritti da notai e rafforzati dall'autorità pubblica, questo significa che era grande la preoccupazione per la stabilità dei diritti, in tempi in cui era difficile accedere alla giustizia e trovare difesa nelle istituzioni. Perciò ancora più grande era l'attenzione con cui si redigevano documenti che non confermavano una situazione già esistente, ma testimoniavano un cambio degli assetti economici, perché attestavano un'alienazione o una concessione di beni.
Ecco perché si confida molto nella carta, scritta e consolidata dall'autorità del notaio pubblico, al punto che qualche volta sembra che sia la carta stessa a contenere in sé l'assetto di diritti che testimonia. Qualcuno ha scritto che in questo periodo si inventa il titolo al portatore; ma non è così, perché il titolo al portatore funziona in una società molto più strutturata, dove è possibile affidare un valore alla carta perché si confida nell'efficienza dei poteri pubblici cui rivolgersi nel caso in cui l'obbligazione "cartolarizzata" non sia eseguita. Nel Medioevo, invece, si documentano i negozi per il motivo opposto: perché si cerca una "stabilitas" nel negozio.

Quanto all'utraque lex, non è corretto dire che "la si inserisce" in qualche opera. L'utraque lex è un concetto, e non si può inserire. Esprime l'esigenza di attingere sia a leggi laiche sia a norme ecclesiastiche per governare la società cristiana: si adatta bene alla fase gregoriana, in cui il papa ha teso fortemente a controllare entrambi i poteri e a porre l'ordinamento laico sotto il controllo della Chiesa. A differenza dell'utrumque ius, che si costituirà più tardi attraverso il connubio fra due ordinamenti diversi ma coordinati fra loro, l'atteggiamento gregoriano è propenso a vagliare le norme, laiche o ecclesiastiche, per scegliere quelle utili alla politica pontificia.
La nuova figura di giurista che nasce con il XII secolo non sarebbe potuta esistere con un ordinamento mutevole secondo le politiche pontificie: nasce invece quando il Corpus Iuris viene ricostruito nella sua completezza, rinunciando alla possibilità di trascurare alcune leggi ritenute ingiuste. Quelle leggi, invece, vanno interpretate come le altre, e perciò è necessaria la professionalità del giurista.

lunedì 2 aprile 2007

punto Irnerius

Ormai non posso più rimandare: il punto Irnerius va assegnato, anche se ho molti dubbi perché ho ricevuto diverse risposte di buon livello. In particolare, sono stato incerto fra Francesca, Francesca c., Cristina e Maria Laura. Anche Francesco ha colto punti importanti, ma non credo abbia studiato sul libro, limitandosi alle lezioni.
Considerato che le quattro risposte sono praticamente equivalenti, assegno il punto a Francesca C. per lo stile particolarmente curato.
Curate lo stile, ragazzi: è l'arma più affilata di un giurista!

domenica 1 aprile 2007

Programma 2009-2010

Il programma di storia del diritto medievale e moderno (A-L) prevede due testi diversi:

per il Medioevo: CORTESE E., Le grandi linee della storia giuridica medievale, Roma, Il Cigno, ultima edizione.

per l’Età moderna: PADOA SCHIOPPA, A., Storia del diritto moderno in Europa, Bologna, Il Mulino, 2007, pp. 223-589.

Chi volesse sostituire il testo di Padoa Schioppa con quello precedentemente adottato di Italo Birocchi, Alla ricerca dell'ordine, deve studiare le seguenti parti: pp.51-65; 105-209; 221-239; 253-269; 297-327; 335-383; 393-411; 417-465;491-498; 539-575.

Chi deve preparare l'esame da 7 crediti perché è iscritto al vecchio corso di laurea 3+2 può tralasciare due capitoli del libro di Ennio Cortese:

Il diritto bizantino e il Mezzogiorno, cap. VIII della prima parte
Ordinamenti monarchici italiani, cap. X della seconda parte

sabato 31 marzo 2007

Date degli esami

Eccole:
18.6 - 9.7 - 23.7 - 6.9 - 17.9

venerdì 30 marzo 2007

Il Digesto e il volgarismo

C'è stato uno scambio di idee utile per avvicinarsi a un problema molto complesso come quello della ricomparsa del Digesto e le teorie filologiche che si sono succedute sul punto. Anche le risposte qualitativamente migliori contengono qualche inesattezza: ad esempio, che la Florentina sia il manoscritto madre dal quale parte tutta la tradizione è la teoria del Torelli, che è stata smentita. Perciò la presenza dell'errore "conguntivo" (cioè che dimostra una derivazione o una parentela fra tradizioni) dell'inversione di fogli è spiegato non con la copia del misterioso "codex secundus" direttamente dalla Florentina, ma con l'esistenza di un modello comune che conteneva già l'inversione. Altrimenti non si spiegherebbe come mai in certi passaggi la Vulgata ha un testo corretto e la Florentina ha degli errori.
Anche la Bononiensis (e non bolognensis, che è un volgarismo) è stata un po' fraintesa. E' il nome che Pescani ha dato al testo che troviamo copiato nei manoscritti della scuola di Bologna, che danno origine alla Vulgata. Bononiensis sarebbe quel manoscritto del Digesto che Irnerio o chi per lui hanno trovano e usato come modello. Non è lo stesso che usò il compilatore della Collectio Britannica. Questo non lo ho spiegato a lezione per non farvi morire, ma la cosa complica ancora di più il problema.
Capite perché alcuni studiosi che si sono dedicati al problema da giovani sono poi morti senza averlo risolto?
A me basta che entriate in contatto con questo problema, perché sappiate che i testi antichi e medievali sono molto spesso incerti, e che la loro storia coincide a volte con quella della cultura.


C'era anche una domanda sul volgarismo e il diritto volgare. Il termine volgarismo è stato usato dagli studiosi di diritto romano per indicare singole deviazioni di singoli istituti da alcuni principi di diritto classico. L'immagine storica degli ultimi secoli dell'Impero sembra quella di un edificio classico che il tempo deteriora e che viene restaurato con aggiunte di gusto dubbio. Invece l'immagine del diritto volgare è molto più ampia e forte: indica il sistema giuridico che si impone in quel lungo periodo storico che copre la fine dell'antichità e l'inizio del Medioevo. Consente di interpretare il passaggio da un'epoca all'altra e coglie linee di fondo unitarie negli istituti che si consolidano per consuetudine o per legislazione.
Dal punto di vista della storiografia, la chiave dei volgarismi è stata usata dagli studiosi del diritto romano classico, mentre quella del diritto volgare è preferita dagli studiosi del diritto medievale.

giovedì 29 marzo 2007

A che serve il blog

Cari studenti, io non ho mai tenuto un blog, e vi confesso che anche per me questa è un'esperienza inattesa. Nelle ultime ore c'è stato un teatrino che non ha nulla a che fare con gli scopi della mia iniziativa, per cui sono intervenuto eliminando i commenti non pertinenti. Intendiamoci: non mi sono scandalizzato e so bene che dietro a ogni studente c'è una persona, con il suo carattere e le sue questioni di vita. Solo che siccome non faccio l'assistente sociale, preferisco parlare della vostra cultura e dei contenuti della mia materia piuttosto che dei vostri problemi personali, che peraltro hanno tutti la loro dignità.
E con ciò la questione è chiusa e spero che non si ripeta.

Leggo alcuni interventi di ottima qualità, anche scritti bene, e li apprezzo. Leggo anche tentativi di approfondimento più traballanti, che dimostrano qualche problema di espressione. C'è qualcuno che ritiene improprio usare una forma complessa negli interventi sul blog, ma si sbaglia: per trattare di temi di alto livello, come certamente sono quelli di cui ci occupiamo, è necessario fare ricorso a tutte le proprie facoltà di espressione, anche a quegli espedienti "retorici" che qualcuno trova superflui. Facciamo un paragone: se facessimo un esercitazione di alto livello nel canto, ognuno utilizzerebbe tutte le proprie facoltà canore: volume, timbri, estensione vocale, virtuosismi. Così è per la trattazione di temi complessi come quelli di storia del diritto medievale, dove entrano elementi di storia, di interpretazione tecnica degli istituti, di sensibilità interpretativa, di cultura umanistica.
Dunque ben vengano le trattazioni complesse e ben presentate. Lascio ancora aperta la domanda in attesa di altre risposte.

mercoledì 28 marzo 2007

Punto Irnerius

Tornano i punti Irnerius!
Questa volta dovete rispondere a questa domanda:
Quali sono le principali testimonianze della ricomparsa del Digesto nel secolo XI?

martedì 27 marzo 2007

Lezioni integrative

Come ho preannunciato a lezione, si svolgeranno alcuni seminari integrativi su parti di programma che io tralascerò durante le lezioni. Le prime si terranno già la prossima settimana. Invito gli studenti a frequentarle, anche perché il numero prevedibilmente più basso di frequentanti potrebbe consentire un certo dialogo con i docenti.
Ecco il calendario:

Sara Menzinger: Comuni e regni nel tardo Medioevo (Capitoli IX e X del manuale di Cortese, IIa parte): il 2-3 aprile dalle 13.45 alle 15.45 e 4 aprile dalle 15.00 alle 16.45 in aula 1 ex Economia.

Silvia Di Paolo: Il diritto canonico nel basso Medioevo (capitoli V e VI della seconda parte): il 18, 19 e 20 aprile, il 18 dalle 13.45 alle 15.45 nell'aula 2 di legge, il 19 e il 20 dalle 15.00 alle 16.45 nell'aula 1 di ex Economia.

Stefania Gialdroni: Il giusnaturalismo nell'età moderna (parte moderna): il 7 e 8 maggio dalle 13.45 alle 15.45 nell'aula 1 di ex Economia,e il 9 maggio dalle 13.45 alle 15.45 nell'aula 2 di legge.

Si aggiungerà un quarto seminario, di cui comunicherò le date più avanti.

sabato 24 marzo 2007

Il Feudo, le professiones e il diritto longobardo

Ho letto la discussione fra voi, e le risposte che sono state date ai dubbi sono corrette: quanto alla "chimica" criticata da Cortese, è l'origine etnica degli elementi ad essere criticata, e non l'identificazione degli elementi stessi, che sono stati da sempre identificati nel feudo.
Quanto all'homagium o hominitium, non è corretto dire che si evolva dal colonato: è piuttosto una forma di legame da uomo a uomo che si afferma per cause economiche, assume una forma ritualizzata e provoca i suoi effetti di semilibertà in modo permanente. Il legame con il colonato lo fecero i glossatori quando riscoprirono il Corpus Iuris.
Per il diritto longobardo, è vero che il diritto delle persone è importante. Concentratevi soprattutto sul mundio.
Le professiones iuris compaiono nei documenti all'epoca di Carlo Magno. Non è difficile capire il perché: l'Impero era composto di tanti regni e ognuno aveva le proprie leggi. Il discorso è importante anche per liberarsi dall'idea ottocentesca che il diritto fosse connaturato ai popoli e che dunque il principio della personalità del diritto sia esistito molto prima. Invece il diritto si configura nel rapporto con la società, la politica e l'economia, e perciò cambia con il mutare delle condizioni.
Scusate lo schematismo, ma sono ancora fuori.

giovedì 22 marzo 2007

esonero, esonero, esonero

Rispondo ad altre domande sull'organizzazione dell'esonero del 17 aprile ore 15.
La prenotazione è aperta e occorre iscriversi entro il giorno 11.4.
Il voto è in trentesimi e fa media per il voto definitivo.
Tuttavia si può rifiutare e sostenere l'esame per intero.
Chi accetta il voto elimina la parte di programma oggetto della prova.
La prova è scritta e sarà suddivisa in alcune domande. Il tempo a disposizione sarà di un'ora circa.

martedì 20 marzo 2007

Intervenire sul blog

Oggi a lezione un paio di studenti mi hanno detto che non è facile intervenire sul blog. Chi lo fa regolarmente può dare le istruzioni fondamentali per i meno esperti? Io non sono in grado perché l'unico blog che frequento è questo, che ovviamente a me non dà problemi.

Fra i commenti trovate le istruzioni chiarissime di Francesca. Grazie.

Esonero, esonero

Beh, pare che il solo pensiero dell'esonero vi metta tutti in agitazione!
Si è creata un'incertezza medievale, che richiede l'intervento dell'auctoritas professoris per essere acquietata.
Ecco qualche interpretazione autentica:
Bisogna prenotarsi. Bisogna studiare fino al capitolo I della seconda parte del manuale di Cortese.
Attenzione: la data definitiva è il 17 aprile alle 15.
Le dispense non c'entrano con il corso: le uso per le prove di recupero di 3 crediti per chi ha cambiato ordinamento e per il corso di diritto comune. Dunque non vi servono.
Le risposte di Francesca sono corrette tutte e tre.

Esonero

Avete ragione, l'annuncio non è esatto: la prova di esonero è rivolta a tutti quelli che preparano l'esame che conclude il corso attuale, cioè il corso di primo anno che vale 10 crediti.
Possono sostenerlo anche studenti di anni successivi, purché siano iscritti al nuovo ordinamento (LMG01 = 1+4).

Sarà una prova scritta, basata su un certo numero di domande.

domenica 18 marzo 2007

Il mundio

Nella spiegazione di mercoledì ho trascurato il mundio per pura dimenticanza. In realtà è uno degli istituti longobardi importanti, se non altro perché ha avuto una storia lunghissima in Italia. Dunque studiatelo bene, mettendo soprattutto in rilievo i suoi contenuti patrimoniali, che lo collegano a quanto abbiamo detto dei diritti reali.

Liutprando e i testimoni

Chiara ha rilevato una contraddizione nel libro:
"A pag 102 si afferma che Liutprando per meglio agganciare wadia e causa sottostante ricorra all'istituto romano della testimonianza; in seguito però a pag 106 si afferma che il re fa propria la procedura della prassi secondo la quale l'efficacia della testimonianza viene dimezzata per dar spazio ai giuramenti collettivi.Da ciò qualche storico ha addirittura dedotto che Liutprando non abbia affatto introdotto tale istituto che avrebbe visto la luce solo molti anni più tardi tra i longobardi"

Veramente non vedo contraddizione fra i due passaggi. In entrambi Cortese rileva in Liutprando una tendenza a seguire l'insegnamento della Chiesa, sia in materia di giuramenti collettivi sia in materia di accertamento della causa del negozio. L'uso del giuramento non per attestare la realtà dei fatti, ma per professare la propria fiducia in un soggetto accusato oppure provocato in giudizio, provocava il rischio dello spergiuro, e il pericolo dell'anima sia per il giudice sia per il legislatore che accettava questa pratica. Perciò, sia per i contratti wadiati sia per l'accertamento processuale, Liutprando proclama il proprio desiderio di intendere la testimonianza in senso "romano" (cioè ecclesiastico) di mezzo di accertamento della verità dei fatti. Ma la pratica longobarda era resistente di fronte a questi mutamenti. Liutprando stesso lo ammette, e i documenti lo confermano quando mostrano i giudici che ricorrono ancora alle vecchie procedure di giuramenti rituali o de credulitate.

sabato 17 marzo 2007

Patrocinium per l'esonero

Proviamo a seguire il vostro suggerimento: pongo qualche domanda perché voi possiate chiedervi se siete in condizione di rispondere. Però non posso correggervi tutti, anche perché altrimenti sarebbe inutile fare l'esonero. Se invierete le risposte sul blog posso dare indicazioni generali valide per tutti.
Quanto a chi non segue il blog, mi pare che possa mettersi a seguirlo. Un computer collegato si trova e non credo che esista un solo studente incapace di usare internet (e se esiste dovrebbe preoccuparsi molto per il suo futuro!)

Cominciamo subito, e nello stesso tempo diamo una risposta a Manuel che aveva chiesto chiarimenti sul Patrocinium. Ecco le domande:

In quali fonti legislative è disciplinato il Patrocinium? a quale periodo risalgono queste fonti? Il patrocinium vi è regolato oppure è proibito?

In cosa consiste l'istituto del Patrocinium?

Perché il Patrocinium può essere considerato una pratica prefeudale?

venerdì 16 marzo 2007

L'esonero e l'esame

Dunque, come ho detto l'esonero si farà.
Molti hanno chiesto se lo possono sostenere anche se non hanno superato l'esame di storia del diritto privato romano. Sì: l'esonero non è verbalizzato e non solleva problemi di propedeuticità.

L'esame invece occorre sostenerlo dopo aver superato quello di diritto romano.

giovedì 15 marzo 2007

L'alienazione dei beni presso i Longobardi

Marcella e Gigi hanno posto un problema che sorge spontaneo quando si parla dellla struttura dei diritti reali nell'Italia longobarda del VII secolo. Infatti anche uno dei primi professori di Storia del Diritto in Italia, Francesco Schupfer, considera importante trattare di questo problema nel suo manuale pubblicato nei primi anni del Novecento con un titolo emblematico: Il diritto privato dei popoli germanici.
Dopo aver descritto la proprietà collettiva dei villaggi e delle famiglie, osserva: "In questo stato di cose, si comprende che il padre non poteva avere una grande libertà di disporre delle sostanze domestiche. Noi non dobbiamo dimenticare che i beni appartenevano alla famiglia e che da essa non dovevano uscire: come avrebbe potuto conciliarsi la libertà di disporne del suo capo col diritto che, a rigore, non apparteneva a lui ma alla casa?"
Dunque la domanda di Marcella e Gigi è la stessa che si è fatto Schupfer circa un secolo fa (la seconda edizione, da cui cito, è del 1915).
Qualche studioso tedesco, in quel periodo, era arrivato a dire che la terra, per diritto germanico, era una cosa extra commercium: esagerava un po', ma in sostanza rilevava una tendenza che si riscontra nelle fonti. Rotari (capitolo 173), parlando della Thinx, prescrive una formula nella quale il venditore richiama la necessità che lo spinge ad alienare, come se di regola fosse escluso il commercio di una terra di famiglia. Si coglie un certo parallelismo con l'assetto dei beni ecclesiastici, anch'essi di regola inalienabili, a meno di situazioni di necessità assoluta.
Alcuni documenti longobardi rivelano però che c'era un modo di alienare beni di famiglia: chiedere il consenso dei figli. Però sono documenti tardi e potrebbero rivelare una situazione economica un po' meno drammatica di quella del VII secolo.

martedì 13 marzo 2007

Pochi ma buoni

Forse il blog non è utilizzato da moltissimi studenti, però la qualità della discussione che leggo negli ultimi interventi è piuttosto alta. Se gli interventi fossero rappresentativi della media degli studenti, direi che quest'anno sono arrivati ragazzi molto preparati e curiosi.
L'ambitissimo punto Irnerius va a Francesca, che è intervenuta due volte con una precisione e un'ampiezzza ottime. Però anche gli altri interventi sono corretti, anche se meno ampi.

Aspetto altre domande per aprire il dialogo e assegnare il prossimo punto Irnerius!

lunedì 12 marzo 2007

Punti Irnerius

Solo una risposta alle domande per le quali è in palio un bellissimo punto Irnerius. Se non ci saranno altri concorrenti, dovrò assegnarlo a Francesca, la cui risposta in effetti è ottima.

domenica 11 marzo 2007

Il dualismo medievale

Francesca ha chiesto di capire meglio l'accenno di Cortese a pagina 48 sulla prefigurazione visigotica del diritto comune. Roberto ha chiesto di chiarire meglio il dualismo medievale nella lezione di lunedì.
Lo farò, anche perché non abbiamo finito di occuparci della volgarizzazione del diritto, che in gran parte si capisce proprio tenendo presente questo sdoppiamento fra una realtà concreta, a volte molto dura e difficile, e un mondo ideale, dove si conservano i principi di universalità che erano stati dell'Impero romano.

Intanto però mi rendo conto che rispondere da solo a tutti sarebbe difficile.

Perciò propongo a voi di dare le risposte a Francesca e Roberto, e anche all'altra domanda di Roberto sulla conversione di Costantino alll'arianesimo.
Siccome non si fa niente per niente (tranne questo blog...), metto in palio un premio per le migliori risposte: riceveranno un punto Irnerius. Chi totalizzerà più punti Irnerius avrà, alla fine del corso, una sorpresa.

mercoledì 7 marzo 2007

Parto fino a domenica

Sono contento di vedere che il blog funziona.
Per qualche giorno sarò in Germania, e credo che da dove lavorerò sarà difficile aggiornare il blog. Ci vediamo comunque lunedì.

La doppia legislazione dei visigoti

Daniele ha chiesto un chiarimento sulla doppia legislazione dei visigoti.
E' un tema molto difficile, che non ho spiegato molto bene perché mi sono trovato allla fine della lezione. Anche per me procedere senza pausa è più faticoso.
Per schematizzare bisogna ricordare che in un primo tempo il fenomeno delle due leggi quasi contemporanee fu spiegato con il principio della personalità del diritto, che prevede che ogni popolo abbia sue proprie leggi e consuetudini, e in particolare che i popoli gemanici ebbero un loro diritto diverso da quello romano. Questa convinzione però è superata, perché era legata al nazionalismo delll'Ottocento e del primo Novecento.
Dal punto di vista storico, la spiegazione dell personalità del diritto non regge perché non sembra proprio che la Lex Wisigothorum fosse rivolta ai visigoti e la Lex Romana Wisigothorum fosse rivolta ai romani. Entrambe si rivolgono a tutti i sudditi del regno.
Le due leggi, dunque, hanno valenza territoriale e non personale.
A pagina 47-48 Cortese propone la sua soluzione del problema: la mentalità dei barbari non si opponeva all'Impero. Al contrario, ne riconosceva la funzione civilizzatrice. Perciò Alarico pensò di far realizzare una raccolta che rispecchiasse i princìpi del diritto romano, attingendo alle leggi di Teodosio e alle opere volgarizzate della giurisprudenza.
Le testimonianze citate sono suggestive: la legge romane è "di tutto il mondo" (totius mundi); è "la madre di tutte le leggi umane". Sono frasi puù tarde, ma probabilmente rispecchiano una sensibilità precedente.

Costantino e l'arianesimo

Perché Costantino, che favorì il concilio di Nicea e la condanna della dottrina di Ario, poi finì per abbracciare quella fede?
La riposta dovrebbe essere molto complessa, ma possiamo limitarci a poche osservazioni.
La prima è che la condanna di Nicea non riuscì affatto a cancelllare la dottrina di Ario. Anzi, problemi di arianesimo resistettero per secoli in Occidente, perché i barbari (Goti, Longobardi, anche i Franchi, che però si convertirono al cattolicesimo molto presto), furono evangelizzati da missionari ariani, e perciò non rispettavano l'autorità del Papa. Ci vollero secoli perché l'unità della dottrina fosse effettivamente stabilita.
La seconda è che Costantino non aveva capito subito che la dottrina ariana era più accondiscendente nei confronti del potere imperiale. Cortese lo spiega a pagina 30 con qualche esempio, che giustifica anche il fatto che a Costantinopoli l'arinesimo restò di moda per parecchio tempo.

sabato 3 marzo 2007

Cominciamo le lezioni

Lunedì alle 8,30 si comincia.
Gli studenti, come sempre, cercano di capire se seguire sia conveniente o no, perché in certi casi le ore della lezione potrebbero essere più proficuamente impegnate.
Anche per la storia del diritto ogni studente decida liberamente se seguire o no. Da parte mia, non stabilisco "vantaggi" per chi frequenta rispetto a chi non frequenta, perché il mio obiettivo è di insegnare le linee principali della materia a tutti. Dunque se qualcuno apprende meglio leggendo in silenzio da solo, meglio per lui non frequentare.
C'è però un elemento che potrebbe convincere ad alzarsi presto e venire ad ascoltare le lezioni: che i libri che dovrete studiare sono piuttosto complessi, e non è facile per uno studente di primo anno coglierne il senso. A studiarli da soli si corre il rischio di perdersi in una quantità di nomi e di date, senza capire il senso del discorso e il motivo per cui è opportuno ricordare alcune cose.
Dico "alcune", perché non occorre ricordare tutte le cose che ci sono nei manuali.
I manuali, infatti, sono libri di alto livello, che offrono più contenuti di quanti sia necessario ricordare per superare brillantemente l'esame. Perciò occorre selezionare le nozioni da fissare e identificare quelle che si possono anche tralasciare.
Le lezioni servono proprio a questo: a guidare lo studente nello studio, a dare un senso alle nozioni da apprendere, ad offrire una linea secondo la quale leggere i manuali.
Perciò è importante che voi leggiate il manuale mentre seguite, per cogliere il filo delle lezioni e arricchire quello che ascolterete con le idee e i dati che leggerete.

Quest'anno, poi, ci sarà anche questo blog, che spero possa arricchire l'esperienza creando un dialogo tra me e voi. Se volete, potete utilizzarlo liberamente, anche per comunicare insoddisfazioni o critiche.

Buon lavoro

mercoledì 7 febbraio 2007

Problemi con il manuale sul diritto moderno.

Il collega Italo Birocchi mi fa sapere che il suo manuale, che l'editore pubblicizzava come imminente, non uscirà in tempo per consentirvi di studiare per l'esame. Dunque devo mettermi alla ricerca di un'alternativa. Datemi qualche giorno e vi prooporrò una soluzione.

martedì 6 febbraio 2007

Buongiorno a tutti.
Ho sempre pensato che l'insegnamento universitario di oggi sia terribilmente impersonale. Quando tengo le mie lezioni nella grande aula 1 scorgo a malapena le facce di chi siede nelle ultime file, e ho sempre il dubbio di parlare a una platea annoiata, o curiosa di cose che non sono quelle che sto raccontando.
Come storico del diritto, invece, so che l'Università è nata, nel Medioevo, come comunità di persone che condividevano un'esperienza culturale, interrogandosi insieme intorno ai problemi più ardui che la società si poneva. Le domande degli studenti erano allora importanti almeno quanto le risposte dei professori; e le risposte erano non di rado rivolte a sollevare altre domande più che a soddisfare per sempre una curiosità.
La nostra università, invece, si organizza per "eesami" e non per corsi. L'esperienza didattica non ha alcuna importanza, poiché l'unica cosa che conta è superare il fatidico esame. E per farlo, non bisogna conoscere una materia, capirne le problematiche, sapersi fare le domande giuste. No. Bisogna solo imparare bene il manuale. Il manuale monumentale delle materie di Giurisprudenza è il vero protagonista di cinque anni di lavoro di uno studente.
Questa sostituzione del manuale alla lezione è ormai evidente e inevitabile, dato il unmero di iscritti a una grande Facoltà.
Quest'anno voglio fare un esperimento.
Voglio vedere se un uso più intenso delle tecnologie consente di recuperare, sotto forme nuove, un po' di quel dialogo che abbiamo perso.
Perciò provo per la prima volta a tenere un blog, attraverso il quale sia possibile pormi domande sia durante la lezione sia in ogni altro momento.
Vedremo come andrà.