giovedì 15 marzo 2007

L'alienazione dei beni presso i Longobardi

Marcella e Gigi hanno posto un problema che sorge spontaneo quando si parla dellla struttura dei diritti reali nell'Italia longobarda del VII secolo. Infatti anche uno dei primi professori di Storia del Diritto in Italia, Francesco Schupfer, considera importante trattare di questo problema nel suo manuale pubblicato nei primi anni del Novecento con un titolo emblematico: Il diritto privato dei popoli germanici.
Dopo aver descritto la proprietà collettiva dei villaggi e delle famiglie, osserva: "In questo stato di cose, si comprende che il padre non poteva avere una grande libertà di disporre delle sostanze domestiche. Noi non dobbiamo dimenticare che i beni appartenevano alla famiglia e che da essa non dovevano uscire: come avrebbe potuto conciliarsi la libertà di disporne del suo capo col diritto che, a rigore, non apparteneva a lui ma alla casa?"
Dunque la domanda di Marcella e Gigi è la stessa che si è fatto Schupfer circa un secolo fa (la seconda edizione, da cui cito, è del 1915).
Qualche studioso tedesco, in quel periodo, era arrivato a dire che la terra, per diritto germanico, era una cosa extra commercium: esagerava un po', ma in sostanza rilevava una tendenza che si riscontra nelle fonti. Rotari (capitolo 173), parlando della Thinx, prescrive una formula nella quale il venditore richiama la necessità che lo spinge ad alienare, come se di regola fosse escluso il commercio di una terra di famiglia. Si coglie un certo parallelismo con l'assetto dei beni ecclesiastici, anch'essi di regola inalienabili, a meno di situazioni di necessità assoluta.
Alcuni documenti longobardi rivelano però che c'era un modo di alienare beni di famiglia: chiedere il consenso dei figli. Però sono documenti tardi e potrebbero rivelare una situazione economica un po' meno drammatica di quella del VII secolo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La volevo ringraziare per l'ulteriore spiegazione e anche per la splendida idea del blog. Per quanto riguarda i punti io sarei d accordo in quanto si premia la costanza degli studenti che troppe volte all'università non viene presa in considerazione. Se ci saranno nuove domande proverò a dare la mia spiegazione.

Inoltre volevo dirle che ho molto apprezzato che abbia tenuto in considerazione e accettato la proposta dell'esonero. E' venuto incontro a noi studenti.

Cordiali Saluti.

Antonella