giovedì 26 aprile 2012

Ricerche in Biblioteca

Cari Studenti,

sono contenta che nel pomeriggio abbiamo avuto occasione di incontrare la direttrice della vostra biblioteca. Persona squisita e molto disponibile, come avrete notato. Organizziamoci per accogliere la sua proposta di offerta formativa, sarà utile per tutti.
Mi fa piacere accompagnarvi in questa esperienza, perciò vi chiedo di accordarci sul giorno. La dott.ssa propone una delle seguenti date: 7, 14, 21 maggio alle 10. Se siete occupati con altre lezioni, possiamo proporle un diverso orario e giorno. Che ne dite? Naturalmente siete anche liberi di rifiutare la proposta.

Quali sono stati gli esiti delle ricerche iniziate insieme in biblioteca? Aspetto vostre notizie!


38 commenti:

Sonia ha detto...

Come Le abbiamo appena scritto nella mail, Marzia ed io pensavamo alla presentazione del capitolo di Mannori-Sordi

Laura I. ha detto...

Credo anch’io che l’attività offerta dalla Dott.ssa Battisti sia una grande opportunità per noi studenti ed un’occasione imperdibile che ci permetterà così di sfruttare a pieno tutte le risorse del nostro sistema bibliotecario. Tra le date proposte per me andrebbe bene il 14 maggio. Mi chiedo però, sempre se siamo solo noi del corso a partecipare e sempre se la Dott.ssa Di Paolo è disponibile, se fosse possibile far conciliare l’attività con uno dei giorni di lezione (mercoledì o giovedì..magari prima dei nostri incontri).

Per quanto riguarda la mia prossima discussione che verterà sulla polizia toscana del XVI-XVIII secolo di seguito riporto i risultati della mia ricerca bibliografica:

- E. Fasano Guarini, Gli “ordini di polizia” nell’Italia del 500: il caso toscano, in M. Stolleis (a cura di), Policey im Europa der fruhen Neuzeit, Frankfurt am Main 1996.
- E. Fasano Guarini (a cura di), Istituzioni e società nella storia d’Italia. Potere e società negli stati regionali italiani del 500’ e 600’, Bologna 1978.
- P. Napoli, Polizia d’Antico Regime: frammenti di un concetto nella Toscana e nel Piemonte del XVII e XVIII secolo, in M. Stolleis (a cura di), Policey im Europa der fruhen Neuzeit, Frankfurt am Main 1996.
- C. Mangio, La polizia toscana. Organizzazione e criteri d’intervento, Milano 1988.

Tra le risorse elettroniche ho poi trovato attinenti al mio argomento i seguenti articoli:

- La città regolata: polizia e amministrazione nella Firenze leopoldina di Alessandra Contini.
- Le riforme di polizia nell’Italia del Settecento: Granducato di Toscana e Regno di Napoli di Giorgia Alessi.

Lorenzo ha detto...

Buongiorno. Ho preso in prestito il libro " la protesta popolare in Francia ( 1789-1820)" di Richard Cobb. Tuttavia tratta della polizia più che altro come fonte per la storia popolare francese( "l'informatore e la sua attività, il gendarme come testimone, il commissario di poizia e la sua clientela"). La parte più interessante può essere quella riguardante " Le idee della polizia sulla violenza e sul disordine" in cui vengono descritti anche i poteri e controlli che svolgeva la polizia.
Potrebbe andar bene?
In caso contrario avrei trovato un dottorato di ricerca di Chiara Lucrezio Monticelli "Alle origini della polizia moderna. Apparati di controllo ecclesiastici e nuovi sistemi di polizia nella Roma del primo Ottocento" in cui in parte tratta anche della polizia nell' antico regime e l'avvio delle riforme nel '700.
Per l'attività della Dott.ssa Battisti per me va bene il 14 maggio.
Grazie dell'attenzione

Marzia ha detto...

Come accennato precedentemente da sonia anche io parlerei della polizia partendo dal mannori-Sordi in particolare dalla lezione tenuta dell’economista Adamo Smith nel 1762: “ l’obiettivo di ogni governo è il mantenimento della giustizia e quello di garantire a ognuno il possesso sicuro e pacifico dei suoi beni. Quando la pace interna è raggiunta il governo deve preoccuparsi di promuovere la prosperità dello Stato. Ciò da origine a quella che chiamiamo Police.(Police in Francia, Policey in Germania, Buon Governo in Italia)Con questo termine si individua quel fascio di compiti pubblici indispensabili per garantire la sicurezza e il benessere della comunità. La Polizia doppierà lo Stato fiscale fino alla sua crisi irrevocabile con la fine dell’antico regime.
Allora la pluralità dei fini propria dell’antica polizia lascerà il posto ad un concetto di polizia tutto moderno e teso a prevenire i reati salvaguardare l’ordine pubblico.

Walter ha detto...

Se per Lei va bene, per l'esposizione della prossima settimana avrei scelto l'articolo di B. Sordi estratto dal 26° Quaderno dei "Quaderni Fiorentini". Al suo interno, prendendo come riferimento la nozione di Polizia tedesca, se ne possono analizzare le difformità rispetto a quella italiana (Toscana), Francese e Spagnola.
Per quanto riguarda l'offerta formativa della dott.ssa Battisti, per i mie noti impegni di lavoro, sarei orientato per il 21 ma le ore 10 mi mettono in seria difficoltà. Anche se impopolare, resto sempre fedele alla scelta delle ore 16, se possibile.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Cari Studenti,

credo che l'offerta formativa della Direttrice sarà veramente utile, pertanto non possiamo aspettare fino al 14 maggio. Le proporrò l'orario delle nostre lezioni.
Dico questo perchè dovete ancora lavorare sulle ricerche bibliografiche. Del resto questo è uno degli obiettivi del corso: rendervi competenti nella ricerca di testi specialistici, presupposto indispensabile per una presentazione e discussione degli argomenti,

Procediamo con ordine per lavorare in questa direzione.

Sonia e Marzia: Mannori e Sordi nel loro manuale offrono un quadro teorico soltanto generale sulla polizia, che avete già ricevuto a lezione giovedì. Invece la vostra presentazione deve vertere su aspetti più specifici, con particolare riferimento alla Francia, o Germania o Italia.
Se vi interessa riprendere la lettura di Adam Smith iniziata a lezione, dovete però supportarla con altre letture. Perchè non leggete Foucault? E' interessantissimo e potrebbe essere per voi molto stimolante. Consultate i suoi testi o le sue lezioni nelle biblioteche dell'Ateneo o al Senato, troverete quasi tutto.

Laura: i risultati della sua ricerca sono ottimi. Più punti di vista sul medesimo argomento, dunque una visione ampia e diversificata. Dimostrano inoltre competenza nell'utilizzo delle risorse elettroniche, nonchè impegno a lavorare in doverse biblioteche romane e non solo.

Lorenzo:
ricerche molto buone, che hanno ad oggetto anche prodotti scientifici dell'Ateneo, come le tesi di dottorato. Elaborati aggiornati e sicuramente (o almeno dovrebbero esserlo) appronditi.
Lavori per bene su questa tesi, cercando appunto di prediligere il Settecento. Questo elaborato sarà una ricca fonte di riferimenti bibliografici, che volendo potrà rintracciare.
Ricordi che quasi tutte le università del mondo hanno degli archivi aperti (come ArcAdiA) dove sono raccolte le tesi di dottorato.

Walter:
Lavorare soltanto sul testo di Sordi è un po' poco, perchè non le permette di avere la visione ampia e diversificata di cui sopra.
Parta da questo testo per avere altre indicazioni bibliografiche. On line c'è veramente molto, ma bisogna cercarlo con un po' di pazienza. Dunque non si preoccupi troppo se non ha tempo di andare in biblioteca.

Fabrizio:
mi dispiace davvero della sua situazione fisica, che però possiamo trasformare in uno stimolo a usare meglio e di più le risorse elettroniche.
Non ho capito dalla sua email se non è riuscito ad aprire il trattato di Delamare. Nel caso è strano, perchè funziona correttamente. Riprovi e mi faccia sapere. Se decidesse di fare un'analisi di alcuni punti del trattato di Delamare, potrei cercare di aiutarla con la storiografia a riguardo. Pensi se può interessarle l'argomento.

Lunedì mattina svolgo regolarmente orario di ricevimento a Giurisprudenza dalle 10 in poi. Mi può chiamare in stanza 0657334067.

Naturalmente anche tutti gli altri possono chiamarmi o raggiungermi lunedì mattina. Potrebbe essere comodo anche usare skype (il mio indirizzo è silviadipaolo78) ma se ci sono molti colleghi in stanza potremmo disturbare. E' da vedere sul momento.

Aspetto vostri aggiornamenti.
Un buon fine settimana

fabrizio ha detto...

sarei interessato al libro storia della gestapo.L'autore Jacques Delarue è stato agente della Polizia regionale di Stato di Limoges, impegnato nella Resistenza francese, arrestato e imprigionato fino alla liberazione. Reintegrato nella polizia, è stato chiamato nel dicembre 1945 presso la Direzione centrale della Polizia giudiziaria, dove ha partecipato a numerose indagini sui crimini nazisti in Francia.
Comandante della X regione militare ad Algeri nel 1957, è attualmente vicepresidente dell’Associazione per gli studi sulla Resistenza (Aeri). Vorrei analizzare i poteri e gli strumenti con cui la Gestapo ha portato a termine i suoi obiettivi di controspionaggio, sicurezza, ordine sociale e molto altro incutendo terrore e rimanendo nella storia mondiale.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Caro Fabrizio,

il salto temporale che vorrebbe compiere è un po' troppo ampio...se vuole approfondire questa sua curiosità deve però legarla alle origine della polizia in antico regime. E perciò studiare anche la polizia in Francia in antico regime. Le propongo di partire da quanto le interessa per guardare alla police francese di antico regime.

ALBERTO ha detto...

Io sicuramente mi orienterò sul libro di Piasenza, concentrandomi sulla prima sezione "Ordine pubblico a parigi nel sec. XVII e XVIII.

Walter ha detto...

Se lo ritiene adatto e a complemento del testo di Sordi all'interno dei Quaderni Fiorentini, potrei rappresentare quanto contenuto nel testo di Giuseppe Campesi "Genealogia Della Pubblica Sicurezza:
Teoria e Storia Del Moderno Dispositivo Poliziesco", facendo particolare riferimento a quanto accaduto in Francia.
Attendo il suo via.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Alberto, lavori sul libro di Piasenza, Polizia e città, cercando di non limitare troppo il discorso visto che si tratta di un testo soltanto.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Walter, senz'altro includa l'analisi del testo di Campesi.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Anche se non ho ricevuto notizie da Luisa, è ora di organizzare l'agenda delle vostre presentazioni.

Mercoledì discuteremo della polizia in Italia e dell'analisi doi Foucault del fenomeno della sicurezza e dell'ordine sociale con
1) Laura
2) Lorenzo
3) Marzia
4) Sonia

Giovedì, discuteremo della police con
1) Alberto
2) Walter
3) Fabrizio.

Luisa, se vuole fare la sua presentazione ormai deve prevedere di farla giovedì e di legarsi alle tematiche dei suoi colleghi.
La prego comunque di farmi sapere anticipatamente.

Anonimo ha detto...

Ok, per me giovedi va bene

Laura I. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Laura I. ha detto...

Ok! A mercoledì allora!

Buon 1° maggio a tutti!!!:-)

Sonia ha detto...

Perfetto!!!

Marzia ha detto...

Bene..buon 1° maggio a tutti!a mercoledì

Luisa ha detto...

Dott.ssa mi scusi per il ritardo, ho perso di vista il blog per qualche giorno. Giovedì ho preso di Pierangelo Schiera il testo:
Il cameralismo e l'assolutismo tedesco. Approfondirei il capitolo che si occupa del cameralismo come scienza accademica. Mi faccia sapere se può andar bene

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Luisa, va bene il testo di Schiera, ma anche a Lei, come a Walter, consiglio di non restringere troppo l'argomento.
Legga l'introduzione al testo per farsi un'idea della lettura complessiva e non tralasci la voce enciclopedica sul "cameralismo" di Schiera pubblicata sulla Treccani. Ecco il link:
http://www.treccani.it/enciclopedia/cameralismo_(Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali)/
Se può consulti il testo di Stolleis relativamente a questa parte.

Sonia ha detto...

LEZIONE DEL 5 APRILE 1978, MICHAEL FOUCAULT AL COLLÈGE DE FRANCE

Da: SICUREZZA, TERRITORIO, POPOLAZIONE, traduzione di Paolo Napoli

Di cosa si tratterà:

la grande professionalità del Professore Foucault

di cosa parla un libro di polizia? Riferimento al testo di Delamare

il binomio polizia – città

il Mercantilismo

il potere di polizia, da non confondere con il potere giudiziario.
Cosa ci dice Caterina II a riguardo
la Fisiocrazia

le tesi degli economisti eretici nei confronti della ragion di stato, eretici verso lo stato di polizia

come cambia la nozione originaria di polizia

Marzia ha detto...

SICUREZZA,TERRITORIO,POPOLAZIONE.Traduzione di Paolo Napoli.

Michel Foucault, la vita e gli insegnamenti.
“Quando Foucault entra nell’arena, rapido, scavalca i corpi per raggiungere la sedia, allontana i registratori per depositare le sue carte accende una lampada e inizia a cento all’ora. Voce forte,efficace, nessun effetto oratorio tutto è terribilmente limpido.”

Il significato della parola “polizia”

Il rapporto tra equilibrio e polizia: rapporto morfologico,di condizionamento e di strumentazione.

Le diverse forme del progetto di polizia nei vari Stati e l’impiego di diversi strumenti, il caso Italiano, Francese e Tedesco.

Gli uffici di polizia: ufficio di polizia propriamente detta, ufficio di polizia non propriamente detta, ufficio che si occupa dei commercianti, ufficio del demanio.

Polizia e felicità.

fabrizio ha detto...

La mia relazione che esporrò giovedi verte sulla nascita della polizia francese dell'antico regime, sulle sue funzioni,sulle sue competenze e sullo sviluppo del suo satuto. Mi concentrerò principalmente dalla fine del XVIII alla metà del XIX.
Inoltre analizzerò le peculiarità, l'organigramma e i poteri coercitivi della Gestapo(1933-1945). Esempio di cosa divenga un organo dello stato quando dal servizio della nazione passa al servizio di una fazione spietata e priva di scrupoli. Le informazioni che vi citerò a lezione sono state prese dal libro di Mannori e Sordi, "Storia del diritto amministrativo", dal libro "Storia della Gestapo" di Jacques Delarue sabotatore arrestato dai nazisti nella Francia occupata, poi agente della polizia regionale di stato di Limoges impegnato nella resistenza francese. Altre informazioni le ho prese su diversi siti online, e sul libro "I diritti fondamentali", per citare i diritti intangibili che la polizia violava nell'esercizio delle sue funzioni.

Lorenzo ha detto...

Tra le fonti che ho individuato sono partito dalla tesi di dottorato di Chiara Lucrezio Monticelli intitolata “ Alle origini della polizia moderna. Apparati di controllo ecclesiastici e nuovi sistemi di polizia nella Roma del primo Ottocento”.
Nello specifico mi sono occupato della sezione “ La polizia prima della polizia” contenuta nel secondo capitolo intitolato “ Un nuovo sistema di polizia”.

La Monticelli parte dalla creazione nel 1816 di una direzione generale di polizia nello Stato pontificio, per poi risalire e descrivere la situazione della polizia nell’antico regime, contraddistinta da una pluralità di livelli e di centri di potere tipici dell’assetto istituzionale dell’epoca. Mancava quindi un organo unico e centralizzato di polizia ; nel mantenimento dell’ordine pubblico un ruolo di primo piano veniva svolto dalle singole autorità investite di facoltà giurisdizionali. Ciascuna di esse aveva la necessità di disporre di una forza armata che consentisse di rendere esecutivi i provvedimenti emanati. Tale compito era affidato a diversi corpi di esecutori di giustizia alle strette dipendenze dei tribunali ( appellati con il termine di birri).

La Monticelli poi descrive le riforme che caratterizzarono il sistema di polizia nella seconda metà del Settecento nello Stato pontificio. Tali riforme si verificarono sotto la spinta sia del mutamento del quadro politico determinato dagli eventi rivoluzionari in Francia, ma anche attraverso un’elaborazione in larga parte autonoma.


Nel 1792, in corrispondenza con la proclamazione della Repubblica francese, venne istituita la Congregazione di Stato che rappresentò il primo concreto tentativo di realizzare una direzione politica accentrata; l’organo collegiale di fatto si candidava a essere il centro dirigente del governo.
La stessa composizione della Congregazione la connotava come il vero e proprio vertice politico dello Stato, facendo parte di essa il Segretario di Stato e le maggiori cariche poste a capo delle magistrature della Reverenda camera apostolica ( come il Camerlengo, il Governatore di Roma , il Tesoriere generale e il Commissario generale delle armi) oltre che altri cardinali e prelati scelti per le loro specifiche competenze.

Lorenzo ha detto...

L’altro testo di cui mi sono occupato è tratto dal testo “ La polizia in Italia e in Europa: punto sugli studi e prospettive di ricerca” a cura di Livio Antonelli.. Nello specifico ho trattato il capitolo a cura di Michele de Sivo dal titolo” Rinnoviamo l’ordine già dato: il controllo sui birri a Roma in antico regime”.
De Sivo opera una descrizione puntuale sul ruolo dei birri e dei bargelli e sui loro guadagni, concentrandosi in seguito sulla fama di certo non buona di cui tali soggetti godevano. Dapprima De Sivo si sofferma sul ruolo del bargelli: essi erano i mediatori con i birri e i referenti per la Camera, che solo a loro erogava il denaro per mantenere le squadre: la distribuzione degli stipendi, nonché l’effettiva organizzazione delle squadre stesse, era demandata al bargello e non originava documentazione
Vengono poi presentate anche delle relazioni dell’epoca in cui è riscontrabile come il comportamento dei birri spesse volte sforava nell’illegalità. La più famosa di queste è la memoria scritta da Giuseppe Retti all’epoca del pontificato di Innocenzo XI ( quindi fine ‘600), inviata al cardinale Pietro Ottoboni, il futuro Alessandro VIII ( 1689-1691), e intitolata “ Riflessioni sopra gli abusi e sconcerti cagionati dalla sbirraglia con insinuazione di metodo proporzionato per estirparle”.

Laura I. ha detto...

Ecco una sintesi della mia relazione sulla polizia toscana d'antico regime.

La Toscana del XVI-XVIII secolo ha rappresentato un terreno privilegiato per una riforma di polizia al pari degli Stati d’oltralpe. Questo perché, come spiega magistralmente Elena Fasano Guarini ne “Gli “ordini di polizia” nell’Italia del 500: il caso toscano”, la Toscana ha conosciuto, più di tutte le altre regioni italiane, diverse forme statuali e conseguenzialmente anche diversi problemi di ordine pubblico. In Italia, poi, il termine “polizia” compare per la prima volta nella seconda metà del Settecento proprio nel vocabolario legislativo del Granducato di Toscana di Pietro Leopoldo. E’ quindi una parola che, secondo Paolo Napoli in “Polizia d’Antico Regime: frammenti di un concetto nella Toscana e nel Piemonte del XVII e XVIII secolo”, nasce già moderna ed in sostanziale coerenza con sensibilità ed obiettivi di sicurezza che potremmo definire ormai ottocenteschi. Per molte vie Pietro Leopoldo è stato condotto ad una riflessione sulla polizia. Giorgia Alessi, infatti, ne “Le riforme di polizia nell’Italia del Settecento: Granducato di Toscana e Regno di Napoli” ricorda la formazione giovanile del sovrano asburgico sotto la cura di Carlo Antonio Martini, professore di diritto naturale a Vienna e caldo ammiratore del Muratori che fa conoscere a Leopoldo II con la lettura “Della pubblica felicità” le cui pagine sembrano quasi un inno sullo scopo della polizia. Decisivo poi per accrescere l’interesse del sovrano sulla polizia, è stato, come rileva Alessandra Contini in “La città regolata: polizia e amministrazione nella Firenze leopoldina”, il suo viaggio a Vienna nel 1776 dove Pietro Leopoldo non ha potuto ignorare le scienze camerali e gli insegnamenti di Sonnenfels sul Wahlfahrt (bene dell’insieme) che si raggiunge proprio attraverso la sicurezza pubblica. Sempre nel suo soggiorno viennese, Leopoldo II ebbe modo di leggere le relazioni sulla polizia parigina che la madre Maria Teresa si era fatta inviare dal Ministro Choiseul e che il giovane sovrano asburgico prese ad esempio per il suo progetto di riforma nel Granducato. Da non sottovalutare è ancora la riflessione del reale lorenese sul costituzionalismo americano ed europeo e la sua piena disponibilità al tema della dolcezza della pena. Frutto di questa sua sensibilità fu la Leopoldina del 1786, la prima legge in Europa ad aver accolto le idee innovatrici di Cesare Beccaria prevedendo l’eliminazione della pena di morte e l’abolizione della tortura giudiziaria. Importante fu poi l’Editto del 26 maggio del 1777 con cui Pietro Leopoldo creò un vero e proprio sistema di polizia che come descrive Carlo Mangio in “La polizia toscana. Organizzazione e criteri d’intervento” era controllato al vertice dall’Auditore Fiscale e organizzato alla base tramite l’impianto di una rete di commissari, dotati di un ampio apparato di esecutori. L’Auditore Fiscale in collaborazione con il Supremo Tribunale di Giustizia esercitava funzioni di prevenzione dei delitti , di vigilanza sui sospetti , di tutela sui costumi.

Laura I. ha detto...

(...segue da sopra)

Ai commissari, invece, vennero affidate, prova certa di un’incompleta separazione fra apparato esecutivo di polizia e giudiziario, oltre a competenze sulla fase istruttoria dei processi criminali, anche una significativa competenza giurisdizionale in materia sia di piccola criminalità che di giustizia civile minore. I loro strumenti d’intervento consistevano, dopo un esame delle inchieste effettuate da ispettori che vennero istituti sempre con l’Editto del 1777, in punizioni che assumevano la forma di pubblici avvertimenti e nei casi di recidiva o di più grave minaccia della pubblica morale in precetti(di non uscire la sera, di non frequentare luoghi pubblici). A partire dal 1782 la gran parte di questi punizioni venne convertita in periodi di reclusione obbligatoria nella Casa di Correzione istituita proprio da Pietro Leopoldo e che possiamo considerare il primo riformatorio dell’età moderna con intenti più pedagogici e disciplinatori che repressivi e coercitivi. Gli esecutori avevano, infine,il compito di arrestare i rei e di far le perquisizioni. Con il motuproprio del 22 aprile del 1784 venne abolita la carica di Auditore Fiscale e creata la carica di Presidente di Buon Governo con cui si realizza la separazione delle funzioni di giustizia e di polizia. Le prime vennero attribuite al Presidente del Supremo Tribunale di Giustizia e le seconde proprio al Presidente del Buon Governo e riguardavano la sovrintendenza a quei compiti attivi e ed esecutivi che realizzano una sorveglianza immediata o mediata da altre istituzioni. Cosicchè dirigere il buon governo e la polizia nel Granducato di Toscana voleva dire rilasciare salvacondotti ai condannati, guidare i commissari, gli esecutori, sovrintendere alle carceri e alle case di correzione, esaminare coloro che intendono iscriversi nelle liste di giudici e notai, imporre pene economiche fino ad un mese di carcere e internamenti nelle case di correzione. Funzioni prettamente di polizia dunque che si connotano però anche, e questo non è elemento da sottovalutare, per il forte taglio “amministrativo”. Ed ecco allora che la polizia toscana può considerarsi uno strumento generale di buon governo amministrativo, di "ortopedia sociale", cui sta stretta una definizione ottocentesca di apparato investigativo e preventivo per la salvaguardia dell’ordine pubblico.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Bravi, molto bene. Sono molto curiosa di ascoltare le vostre presentazioni, mi sembrano molto bene impostate.

Walter ha detto...

Scusate il ritardo, questa è una breve sintesi riguardante l’argomento di cui parlerò nella lezione di domani.

Dalla polizia di antico regime all’amministrazione moderna, la Francia

 Nozione e funzioni di polizia nell’antico regime;
 Iurisdictio e polizia;
 La police in Francia
 Concetto di utilitas publica e idea di ius publica;
 La visione di polizia di Jean Bodin;
 istituzione del luogotenente di polizia parigino;
 “Traitè de La Police”, Nicolas Delamare;
 Influenza del messaggio fisiocratico;
 Fine della police dell’antico regime;
 Riforma amministrativa e nascita delle amministrazioni comunali

Fonti:
- Giuseppe Campesi, “Genealogia Della Pubblica Sicurezza: Teoria e Storia Del Moderno Dispositivo Poliziesco” – Ombre corte, 2009;
- Bernardo Sordi, Police/Policey “Quaderni Fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, n. 26, 1997;
- Jean Bodin, “I sei libri dello Stato”, 1576;
- Nicolas Delamare, “Traitè de La Police”, 1709.

Walter ha detto...

Dalla polizia di antico regime all’amministrazione moderna, la Francia

La nozione di polizia ebbe per tutto l'antico regime una valenza ampia, tesa a individuare generiche attribuzioni di "buon governo" e di regolamentazione delle persone e delle cose affidate ad una molteplicità di corpi e di magistrature differenti. Verso la fine dell’antico regime, il pensiero politico cominciava a cogliere l’importanza di una politica economica e sociale e la machiavellica “ragion di Stato” si trasformava in una vera e propria arte di governo. Lo sviluppo storico della polizia moderna trovò il suo principale terreno di coltura nelle politiche mercantilistiche centrate sull’obiettivo di procurare l’abbondanza e aumentare le ricchezze.
In Francia furono soprattutto i centri urbani basso-medievali a doversi confrontare per primi con i problemi di governo che una società in dinamico mutamento poneva alle autorità, sviluppando un’idea di Police economica e sociale molto vicina ai caratteri che questa verrà ad assumere in età moderna.
In questo modo, tutte le magistrature ordinarie si videro progressivamente attribuita, accanto alle classiche funzioni legate alla justice, una generale competenza in materia di police, relativa alla gestione di tutto ciò che concerneva la vita materiale e morale dell’ambito territoriale di loro competenza.
A partire dal XVII e fino a tutto il XVIII secolo si sviluppa uno spazio teorico specifico della police, che l’avrebbe liberata dall’antico legame che la univa strettamente alla justice, associandola definitivamente a un’idea moderna del potere quale manifestazione di una suprema potestà legislativa e amministrativa.
La necessità di sciogliere questo legame ha portato a dei tentativi di definizione dei rispettivi ambiti relativi alla justice ed alla police. Tali tentativi cominciarono in occasione del primo affacciarsi della figura dell’intendente, ma raggiunsero risultati più soddisfacenti nel 1667 con l’istituzione del luogotenente di polizia parigino.
Tuttavia, l’istituzionalizzazione progressiva delle magistrature e delle funzioni di polizia poneva l’esigenza di sviluppare anche le tecniche per l’amministrazione della cosa pubblica ed il governo della vita economica e sociale del regno.
L’esempio di tale approccio è rappresentato dal “Traitè de La Police”, di Nicolas Delamare nel 1709. La natura essenziale della polizia era, per Delamare, condurre l’uomo alla più perfetta felicità al più perfetto benessere che a loro volta dipendevano da tre tipi differenti di bene:
- dell’anima;
- del corpo;
- delle fortune.
L’obiettivo politico del benessere giustificava dunque un esteso intervento dell’autorità sulla vita della nazione. Gli ambiti di intervento sono i più disparati e coprono lo spazio dell’intera vita economica e sociale di una nazione.
Ci troviamo di fronte ad un universo giuridico fatto di compiti realizzati in via indiretta, attraverso prescrizioni dettagliate, attraverso attività di tipo regolamentare che, nel momento in cui si traducono in atti autoritativi, richiedono la necessaria mediazione della funzione giurisdizionale. La fine della police d’antico regime si fa comunemente cadere con le dimissione dell’ultimo luogotenente generale di polizia di Parigi il 16 luglio 1789. La rivoluzione avrebbe voluto segnare la fine di un modello poliziesco considerato dispotico ed arbitrario, sottoponendo finalmente l’autorità di polizia alla sovranità del diritto e dei diritti dell’individuo. La dissoluzione del vecchi dispositivo poliziesco fu certificata con la riforma amministrativa del dicembre 1789 e con la nascita delle amministrazioni comunali, cui vennero conferiti tutti i poteri di polizia locale “proprietà, salute sicurezza e tranquillità dei luoghi e degli edifici pubblici”.

ALBERTO ha detto...

Fonte: Polizia e città. Strategie d'ordine, conflitti e rivolte a Parigi tra sei e sttecento. di Piasenza Paolo.

Il tema trattato è la descrizione dell'organizzazione della polizia francese nella Parigi del'600 e la sua evoluzione a partire dall'inizio del '700 fino alla Rivoluzione, concludendo con una descrizione delle figure principali che si occupavano di dirigere ed eseguire compiti di polizia.

Il termine POLIZIA, dal punto di vista concettuale, è molto ampio ed è molto interessante per capire come nel suo profilo amministrativo si riescano ad inserire tutte le nuove attività pubbliche. Oltre agli scopi più propriamente amministrativi, però, nell’Antico Regime si comincia ad aggiungere il problema della sicurezza sociale, cioè la regola della convivenza e, riprendendo il concetto della POLITEIA, si incomincia a prestare attenzione all’ordine civile, ed è allora che la Polizia si lega subito alla politica, cioè governare e amministrare per perseguire l’ordine sociale, permettendo così alla società di prosperare.
In Francia, sotto questo concetto di Politeia, rientra praticamente tutto ciò che riguarda l’aspetto del vivere sociale e civile, concetto che va ben oltre quello di sicurezza e di ordine sociale e che interesserà anche aspetti inerenti l’ordine del mercato, la disciplina del lavoro, la tutela del consumatore, la prevenzione dei delitti; in poche parole la tutela dell’interesse generale dei cittadini.

Nella prima metà del ‘600, in Francia, la polizia di Parigi corrisponde ad una realtà estremamente frammentata e discontinua, capace di agire provvisoriamente su frazioni minuscole del territorio e della società cittadine e sprovvista di un corpo stabile di funzionari in condizione di occuparsene in concreto: è una situazione che appare molto grave in quanto le competenze di polizia si estendono all’intera amministrazione della capitale e non si limitano esclusivamente a questioni di prevenzione e sicurezza. Inoltre, l’esistenza di forti clientele, capaci di organizzare alleanze “illegali”, impediscono a chiunque di pensare alla sicurezza e all’amministrazione della capitale in termini di stretta polizia.
Ciò si può ben comprendere se si prende in considerazione il fatto che nella tradizione politica e giuridica di quel tempo, l’espressione “POLICE” non rimanda ad un’attività amministrativa precisa, ma sembra richiamare un generico concetto di Stato civilizzato, inteso cioè come “governato”. La città è lo Stato possono essere giudicati “POLICES” in quanto provvisti di una costituzione, di un assetto di regole giuridiche che attribuiscano una gerarchia sostanziale alle diverse autorità e che siano capaci di costituire un riferimento fisso tra distribuzione del potere: ciò, a maggior ragione, da un lato sottolinea l’impossibilità di immaginare un concetto di polizia più ristretto e quindi un’organizzazione burocratica dell’ordine pubblico; dall’altro lato, però, dichiara un contrasto teorico netto nei confronti della guerra di fazioni in cui nessun accordo è stabilito intorno la preminenza di un’autorità capace di agire o nella quale un simile accordo viene messo costantemente in discussione.
Tra il 1626 e il 1635, il Parlamento di Parigi, in data 27 aprile del 1626, convocando un’apposita assemblea, indica bene il carattere collettivo giurisdizionale che si vuole dare alla gestione di polizia e riconosce alla magistratura una funzione organizzativa di rilievo e vengono sperimentate riforme originali che contribuiscono a disegnare alcuni tratti caratteristici di una polizia dal contenuto più specifico e professionistico di quella esistente.

ALBERTO ha detto...

Nel 1635 il luogotenente civile allora in carica (cioè un burocrate titolare esclusivamente del diritto di polizia) emana un complesso regolamento per la sicurezza della città, e lo fa sulla base del lavoro di un gruppo di due commissari e due notabili borghesi: da qui il delinearsi sempre di più di un’identità del ruolo della polizia, dove per il Parlamento la polizia stessa si identifica come un’ attività che assicuri congiuntamente repressione, tutela di alcuni diritti personali o collettivi ed amministrazione pubblica: ciò porterà anche alla discussione di temi eterogenei come pavimentazione pulizia delle strade, approvvigionamento dei mercati, politica dei prezzi per grandi farine, sicurezza notturna sorveglianza dei vagabondi, provvedimenti in tempo di epidemie.

Tra il 1630-35, inizia a diffondersi regolarmente i manifesti di polizia, che riguardano interventi in materia di garanzie formali di libertà personale e di tutela degli interventi coercitivi illegali: vengono distribuite e affisse a Parigi tre tipi di atti di polizia: gli “arretes” (i voleri) del Parlamento; le sentenze e le ordinanze del luogotenente civile. Per ogni decisione, la prima parte rappresentata da una breve esposizione dei fatti a cura dell’autorità che se n’è fatta promotrice: luoghi, nomi, circostanze vengono descritte dettagliatamente e minuziosamente; a seconda parte è redatta dal giudice che richiama alcuni aspetti del racconto, enuncia principi generali o pronuncia una condanna. Questi documenti incollati per le strade non possono passare inosservati, anche perché sono caratterizzati da caratteri grandi e ben visibili.
Inoltre, compito del manifesto di polizia, è quello di indurre i cittadini vittime di furti durante la notte di recarsi al mattino da un commissario per denunciare l’accaduto avvertendoli che questo servizio è loro dovuto gratuitamente.

Nel 1697 Paulmy d’Argenson viene nominato luogotenente di polizia e il personale dirigente che si occupa di Parigi è completamente rinnovato e composto da uno ristretto ma questo gruppo di uomini che accedono quasi tutti per la prima volta a vere responsabilità personali di potere: questa circostanza costituisce un elemento di svolta che si manifesta in quegli anni nella conduzione degli affari di polizia della capitale: da ora in poi saranno gli interessi per la qualità e la natura dei rapporti sociali cittadini a dominare le preoccupazioni di ordine pubblico e non più o non soltanto il proposito di controllare individui e gruppi di concorrenza con la corte e il sovrano.
In questo periodo, inoltre, maturano proprio i primi progetti di riorganizzazione del personale militare: istituzione di pattuglie di quartiere formate da guardie svizzere; squadre specializzate inviate di notte per impedire vagabondi di installarsi nei battelli sulla Senna e addestrate per proseguire un servizio di pattuglia fino al mattino; organizzazione di speciali squadre durante giorni di festa contro i furti con destrezza.
Altra novità ha portato dal luogotenente per quanto riguarda le mansioni della polizia consiste in quella di piazzare ispettori stabili ai teatri per controllarne gli spettatori e di affiancare ai poliziotti in uniforme altri dipendenti in borghese.
Questa nuova organizzazione dei compiti di polizia affida gran parte del potere di controllo sulla città ad un personale esteso e di origine molto eterogenea, proveniente da corpi militari diversi.

Luisa ha detto...

La nascente “scienza di polizia” e il contributo di Seckendorff alla teoria dello “Stato Amministrativo”. Capitolo tratto dal testo Dall’Arte di Governo alle Scienze dello Stato di Pierangelo Schiera.
La particolare situazione dello Stato che si è formato in Germania poteva permettere la fondazione la politica sull’amministrazione. In questo periodo, la crescita dell’importanza della “Polizei” suscitò un grande interesse sul piano applicativo istituzionale ma anche sul piano teorico. La “Polizeiwissenchaft” (ovvero la scienza di polizia), acquistò ben presto una sua autonomia ed originalità, riferendosi sempre alla trattazione di tutto ciò che aveva a che vedere con l’intervento del Principe negli affari dei sudditi per il perseguimento della “gute ordnung und Wohlfart”. L’interesse del Principe stava per trasformarsi ormai in interesse dello Stato, ma ancora orientato all’accentramento cioè quindi all’Assolutismo

Luisa ha detto...

Tratto tipico di questa dottrina, secondo Schiera, fu la sua permanenza nell’ambito delle “Scienze Camerali”, e quando l’interesse si spostò dalle questioni fiscali ed economiche (cruciali nelle dottrine di Stato Moderno), a quello dell’amministrazione della struttura si ebbe il ruolo preminente della Polizeiwissenchaft al suo interno. L’antica scienza cameralistica nella fase dell’Assolutismo più maturo perse la sua funzione di sostegno e giustificazione del Principe (potere già consolidato) per dedicarsi così a discipline autonome (Economia Politica, Scienza delle finanze e Scienze dell’amministrazione). La scienza di polizia che si diffuse nelle Università già nel corso del Settecento, si basò su un ampia produzione letteraria che considerò l’argomento sotto diversi punti di vista. Schiera cita il lavoro del suo collega Maier che aveva ripercorso l’evoluzione del concetto esaminando in modo cronologico dai contributi di Oldendorp nel 1530 a quelli di Seckendorff nel 1656. Secondo questo lavoro citato dal professore, con Seckendorff si ebbe la vera frattura tra l’antica e la nuova concezione sociale, fondata la prima sulla società dei ceti nello stato post- feudale e la seconda sul concetto moderno dello Stato Assoluto. Questa trasformazione si ebbe per una serie di motivi, primo tra tutti è che l’attenzione di Seckendorff si volse ad individuare il fine dello Stato intorno al quale si dispone la materia di Polizia come amministrazione. Qui emerge il concetto del benessere ovvero il mantenimento e l’aumento della popolazione e del suo patrimonio. Altro motivo di modernità in questo lavoro è il concetto della religiosità che qualificava ulteriormente la figura del Principe in quanto sottolineava l’importanza dei suoi compiti nel senso dell’ufficio, del dovere e della missione religiosa. Secondo Schiera questa sfumatura etico religiosa evidenziata da S. sarà poi un profilo sempre presente nella più tarda dottrina dell’amministrazione tedesca e nel tipo di burocrazia del Principe.
Dal professore Schiera viene esaltata la grandezza del filosofo politico tedesco che seppe cogliere i mutamenti in atto nella realtà politica del suo tempo cercando di teorizzare quello che stava vivendo. Il filosofo e cancelliere, vedeva nella figura del Principe la forza che avrebbe portato la Germania all’unità, alla funzionalità e all’efficienza dell’intera macchina politica. Il Principe doveva essere in grado di rispondere alle innumerevoli esigenze del tempo. Come è avvenuto in Germania il passaggio al potere cristallizzato dello Stato moderno?
Per S. la cosa più importante è l’amministrazione intesa come cura del Principe nei confronti dei problemi della comunità e in secondo luogo l’organizzazione per risolverli. Secondo molti autori e critici, il fatto che egli non si sia dedicato al problema della “costituzione”, fa si che non lo si possa considerare il fondatore della Scienza moderna dell’Amministrazione o della “Polizeiwissenschaft”.

Laura I. ha detto...

Nelle ultime due lezioni sono rimasta molto sorpresa dalla forte similitudine tra le funzioni di polizia dei diversi Stati Europei dell’Età Moderna. Che si chiami Police per la Francia, Policey per la Germania, Buon Governo per l’Italia poco importa. Tutte le “polizie europee” sono sempre tese ad un unico fine: la felicità degli individui. Lo abbiamo visto per la Police francese dalla straordinarietà delle lezioni di Foucault, per la Policey tedesca dalle scienze camerali di Seckendorff e per l’Italia dall’influenza che ha avuto il pensiero di Muratori e soprattutto la lettura de “Della pubblica felicità”in Pietro Leopoldo, granduca di Toscana e primo riformatore italiano in materia di sicurezza e ordine pubblico. Siccome solo dalla discussione di Luisa abbiamo conosciuto la Germania e in particolare la nascita della scienza di polizia, ho pensato di approfondire un po’ l’importanza e la struttura della Policey nello Stato tedesco. Elementi di riflessione a riguardo li ho trovati in “Polizia (Policey) e prudentia civilis nella società barocca della città e dello Stato” di Gerhard Oestreich, saggio raccolto e curato da Pierangelo Schiera in “Filosofia e costituzione dello Stato moderno”. Qui Oestreich ci dice che per la buona polizia della Germania erano necessari quattro elementi: ein regent und oberher (un reggente e un sovrano); guter weisar rat (consiglio di buoni savi); unparteische gute gerichtbarkeit (buona giustizia imparziale); ein from gehorsam volk (un popolo devotamente ubbidiente). Appare quindi chiaro che la polizia tedesca d’Antico Regime s’indentificava con il governo, con lo scopo e con il contenuto della cosa pubblica. Polizia è dunque sia l’ordinanza (legge dell’ordinamento) che l’ordinamento (procedimento dell’ordinare). Ma da quando e in quale contesto si può trovare il concetto di polizia nell’area di lingua tedesca?!? Oestreich spiega che “Policey” appare prima nella storia delle città e poi in quella dei territori: nel 1476 a Wurzburg, nel 1482 e nel 1485 nelle ordinanze del Consiglio di Norimberga, nel 1488 nell’elettorato di Mainz. Dagli inizi del XVI secolo s’impone il nesso “Polizia e buon ordine” Policey und gute Ordnung); l’aggettivo è interscambiabile. Polizia è quindi un governo (regiment) che deve produrre una comunità cittadina o territoriale bene ordinata. Da questa concezione venne ben presto dedotta la pretesa ad una competenza generale nella lotta contro tutti i misfatti che non fossero stati già regolamentati dalla tradizione e dalla consuetudine oppure dalla legge e dal diritto. Lo scopo era l’ordinamento dell’ “utile comune” ( Gemeiner Nutzen) o la costruzione della “repubblica ben provvista” (Wohlbestellte Republik), come si dice alla fine dell’ordinanza di polizia di Strasburgo del 1628 (allora città tedesca). Le cause degli abusi da regolamentare erano molteplici: la forza di attrazione delle città nel XV e XVI secolo, il loro crescente bisogno di forza-lavoro portava nelle loro mura dalle campagne sempre più gente. I nuovi problemi originatisi dal contatto più stretto tra gli individui, le maggiori possibilità di attrito e non da ultimo le disastrose ondate di peste fecero nascere nelle città prima che nei territori un’attività di polizia avvolgente. Si trattava quindi di ridefinire attraverso nuovi ordini e prescrizioni le forme della socializzazione, l’igiene e il comportamento etico-sociale ma anche quello economico. Si faceva appello all’autorità ed essa reagiva; il consiglio dei buoni savi, spesso su sollecitazione della cittadinanza, si attivava dapprima attraverso ordini singoli e poi con ordinanze di polizia.

(...segue)

Laura I. ha detto...

(...segue da sopra)

Per avere un’idea della quantità e della molteplicità dei problemi oggetto di regolamentazione, enumeriamo brevemente le materie della grossa ordinanza di polizia della città imperiale di Strasburgo del 1628. Essa si rifaceva a più antichi precetti e decreti; li riuniva modificandoli secondo i bisogni del tempo. Come scopo dell’ordinanza di polizia viene indicato il superamento del “disordine e disprezzo di buone leggi…ogni sorta di cattiva abitudine , peccato e vizio”. Una caratteristica di molte ordinanze di polizia del XVII e XVIII secolo era quella di dare una motivazione cristiana alla punizione della disobbedienza e alla violazione delle leggi della condotta di vita attraverso pene divine. In cima al catalogo delle materie da regolamentazione stavano questioni etico-morali come la santificazione della domenica, l’obbligo della messa, la magia, le bestemmie, la maledizione e lo spergiuro. L’ordinanza di polizia prendeva poi posizione sull’educazione dei bambini, regolamentava il lavoro degli apprendisti, poneva limiti alle spese per matrimoni e battesimi e regolava il rapporto tra locandieri e ospiti. Seguiva un ampio regolamento sul vestiario; si trattavano le questioni del mendicare e delle elemosine, la posizione degli ebrei, la prevenzione dell’usura e dei monopoli, o la regolamentazione del commercio su commissione. In campo economico si prendeva in considerazione anche la contraffazione delle merci e la bancarotta. Più generali erano inoltre la fissazione di regole del gioco, i regolamenti contro turbamenti della quiete, le disposizioni del diritto penale contro le scritte ingiuriose e le calunnie. Alla fine si trattava la limitazione dei festeggiamenti in occasione delle sepolture.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Laura, grazie molte per aver condiviso con tutti questo suo ottimo approfondimento della polizia in Germania. Mi fa piacere che l'ascolto delle relazioni altrui abbia suscitato in Lei ulteriori curiosità rispetto a quelle che aveva già soddisfatte con il proprio intervento. Anche a questo mira il metodo di lavoro che vi sto proponendo.

Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Mi farebbe piacere sentire le considerazioni degli altri su quanto ascoltato la scorsa settimana. Abbiamo toccato da vicino diversi profili del fenomeno europeo della polizia, non da ultimo il collegamento di lungo periodo proposto da Fabrizio con la gestapo.