venerdì 3 ottobre 2014
Barbari
Per capire la trasformazione istituzionale che investe l'Europa alla fine dell'Impero Romano ho insistito su due punti: il rapporto dei popoli barbarici con l'Impero e le caratteristiche della legislazione promulgata dai Visigoti.
I barbari non entrano nell'Impero Romano per invaderlo: erano già stanziati su territori imperiali ai confini dell'Impero e combattendo per Roma avevano assorbito elementi di cultura romana. Quando si spostano verso sud-ovest lo fanno perché il patto con l'Imperatore non era più osservato e i soldati non ricevevano più i compensi stabiliti. Ma non si tratta di popolazioni del tutto estranee al mondo romano: sono cristiani, anche se ariani; scrivono in latino, rispettano la grandezza della romanità.
I Visigoti, dopo aver saccheggiato Roma nel 410, si stanziano prima nella Francia meridionale e poi in Spagna. Verso la fine del V secolo promulgano due complessi di norme: la Lex Visigothorum e la Lex Romana Visigothorum. Questa doppia legislazione è stata considerata la dimostrazione dell'esistenza di un complesso di consuetudini germaniche diverse e indipendenti dal diritto Romano, che il nuovo Regno avrebbe deciso di mettere per iscritto, dando due leggi distinte ai Visigoti e ai Romani. L'analisi dei testi, però, dimostra che le due legislazioni si rivolgevano agli stessi destinatari: sia Goti che Romani di Spagna. Erano due leggi territoriali: la Les Visigothorum era una raccolta di norme volgarizzate, adatte a regolare i rapporti fra goti e romani e i problemi che si ponevano nella nuova società mista del Regno; la Lex Romana invece voleva compendiare le fonti del diritto imperiale romano, una lex mundialis, dove l'interprete poteva trovare i principi generali da tenere presenti.
Vi faccio alcune domande di esercitazione: i barbari si consideravano "nemici" dell'Impero? risulta che fossero orgogliosi delle loro consuetudini diverse dalle norme romane? Come vedevano il loro rapporto con l'Impero Romano?
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4 commenti:
I barbari non si consideravano esattamente nemici dell'impero, essendo formati da un ingente numero di tribù-esercito aventi natura nomade. Tra il IV e V secolo, iniziarono a "collaborare" con l'impero come milizie federate (ossia mercenari): l'imperatore forniva loro dei sostentamenti periodici a patto che questi difendessero i confini e mantenessero una tregua con i romani, che mai del tutto,nei precedenti tentativi di conquista ed espansione dell'impero, erano riusciti a sottometterli. I rapporti che avevano con l'impero erano quasi sempre legati ad interessi economici.
Pur essendo restii ad abbandonare le loro usanze, i barbari erano molto affascinati e rispettosi della cultura romana, lo dimostra la storiografia relativa al sacco di Roma del 410 che parla di una Roma saccheggiata ma mai distrutta o incendiata. Anche sul piano legislativo le leggi romano-barbariche dimostrano la volontà dei barbari di confrontare e amalgamare i propri istituti con quelli del diritto romano.
Fino alla fine del III secolo i confini dell'Impero furono protetti da truppe stanziali di romani, rafforzate da autoctoni, molto spesso barbari. Successivamente Costantino, nella prima metà del IV sec., attuò una riforma dell'esercito, creando truppe di intervento estremamente mobili e arruolando circa 40000 Goti, al soldo dell'Impero. Ciò a comprova del fatto che la convivenza tra romani e barbari sussisteva ben prima del V sec., data nota per la caduta di Roma.
Questa sorta di pacifico equilibrio, da una parte obbligato dal fatto che i Romani mai riuscirono ad assoggetare queste tribù nomadi provenienti dall'est, dall'altra sfruttato dalle genti nordiche che si facevano assegnare dagli Imperatori denari e terre su cui stanziarsi, terminò col tradimento di Teodosio ad Alarico, Re dei Visigoti, agli inizi del V secolo. Fu allora che Alarico, col proprio esercito, invase e saccheggiò la penisola italiana, arrivando, tra lo sgomento, anche a Roma, capitale storica che ancora, nonostante la crisi, rappresentava la culla della civiltà e del progresso, e che veniva vista da Alarico e i "suoi" Visigoti con ammirazione e meraviglia.
Ad avvalorare questa "storica" convivenza, vi furono anche delle compilazioni di testi legislativi, a partire dalla fine del V secolo- inizi del VI, che potessero essere utilizzati per dirimere controversie tra Romani e Barbari. Queste leggi, dette romano-barbariche, e scritte completamente in latino, raccoglievano e si ispiravano a precedenti costituzioni imperiali o precedenti compilazioni romane: la Lex Romana Burgundiorum, ad esempio, conteneva norme ispirate al codice Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, e si rifaceva interamente alle "Pauli Sententiae". I barbari quindi, accanto alle loro consuetudini, a cui mai rinunciarono, collocarono queste compilazioni scritte in latino, quasi per cercare un riconoscimento di "romanità" che li potesse elevare culturalmente e socialmente, ed avvicinare in qualche modo al mondo romano.
A partire dal V sec. tribù di origini nomade, saccheggiando villaggi e conquistando terre si stabilirono ai confini dell’Impero Romano. La crisi economico-militare dell’Impero, con lo scopo di sopperire alla scarsità di legioni, portò al raggiungimento di un accordo. Sfruttando la loro indole guerriera vennero così arruolati come militari “per contratto” con lo scopo di proteggere i confini dell’impero, sfuggendo al tempo stesso alle loro razzie.
Tuttavia l’Impero al centro di una forte crisi e incapace di mantenere gli accordi presi non fu in grado di fermare la loro avanzata e l’impadronirsi gradualmente del potere. I Barbari governarono con sostanziale indipendenza il proprio territorio senza mai rinnegare l’Impero e la sua Romanità. Non estranei all'impero Romano, spinti da uno spirito di vendetta nei confronti dell’imperatore , non agirono mai da veri e propri nemici dell’Impero, attratti dal mito della sua grandezza e subendone il fascino. Essendo stati difensori dei confini dell’Impero Romano e avendo una conoscenza esclusivamente militare del diritto, ne conservarono i grandi principi attuando una volgarizzazione del contenuto degli istituti giuridici, adeguandoli alle esigenze e alla nuova realtà storica.
I barbari non si consideravano nemici dell’impero. Essi inizialmente furono visti come antagonisti ma ben presto con il venir meno della forza militare dei romani, causata sia dalla crisi economica di reclutare eserciti e dalla difficoltà a difendere i confini, l’impero decise di stringere dei patti con queste popolazioni-esercito di nomadi includendoli nelle file dell’esercito romano (milites foederati). Il loro compito è quello di proteggere il confine in cambio di denaro e vettovaglie. I contratti stretti con queste popolazioni erano molto onerosi per l’impero soprattutto da quando aveva smesso di conquistare nuove terre. Questi popoli non sono estranei all’impero e nonostante siano portatori di una cultura autoctona, essi sono entrati in contatto con la cultura romana e quindi anche con il diritto e in particolare con il diritto militare caratterizzato da una forte semplificazione rispetto al diritto generale. I barbari guardano alla romanità come ad un mondo di cui si sentono di far parte, i sovrani che assumevano il titolo di rex erano stati sempre attratti dal mito di Roma, dalla grandezza di questa civiltà che era visibile in tutta l’Europa con gli innumerevoli acquedotti , strade, statue, anfiteatri, ecc. Le popolazioni dei regni barbarici sono barbari ma anche romani, si sentono e vogliono sentirsi romani. In tutti i modi cercavano di ottenere il titolo di “patrizius” quale riconoscimento della romanità. Il loro diritto volgare (semplificato) ha la funzione di rendere fattivamente applicabile il diritto romano nel loro contesto.
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