La religione è
una
tematica fondamentale nella storia del diritto ed anche in piena età
moderna
assume un ruolo di primissimo piano, per esempio, Jean Domat, giurista alla
corte di Luigi XIV, propone una visione del diritto che è
fortemente
razionale e va al di la delle tradizioni. Domat scrive un celebre trattato dal
nome Les lois civiles dans leur ordre naturel ed un altro che riguarda
il diritto pubblico (che attiene cioè alla
res publica) e quando parla di premesse naturali fa riferimento spesso a
premesse di carattere religioso mentre Voltaire mostrerà
di
avere una visione profondamente laica.
Un momento fondamentale di questo
periodo è
il
terremoto che distrusse Lisbona nel 1755 che avvenne durante una giornata di
festa religiosa durante le celebrazioni in chiesa. Molte chiese crollarono sui
fedeli in preghiera e le candele accese appiccarono numerosi incendi. Questo
fatto causò
una
certa polemica in tutta Europa in merito alla religione e produsse un forte
allontanamento dalla religione tanto che nel 1759 Voltaire scrive una poesia
sul terremoto qualificando la religione come superstizione e nel trattato sulla
Tolleranza dichiara che la fede ha carattere privato e non pubblico. Leibniz
nel 1710 scrive “Teodicea”
nel
senso di giudizio su Dio, e guarda al male come strumento attraverso cui l’umanità
viene
messa alla prova affinché progredisca ed il filosofo tedesco
ricorre, anche per lo studio del diritto, ad un metodo di matrice
matematico-scientifico.
Questa è
un’impostazione
che in parte ha anche Cesare Beccaria che si forma all’interno
del cenacolo dei fratelli Verri e che ha raggiunto la notorietà
con
l’opera
“Dei
delitti e delle pene”, nella quale afferma alcuni principi
fondamentali del diritto penale attinenti alla qualificazione del delitto, alla
funzione della pena (deterrente e rieducativa). Nel suo lavoro Beccaria afferma
che la tortura non può essere
considerata mezzo di raccolta delle prove dal momento che costituisce
una forma di anticipazione della pena. Occorre sottolineare come la corrente
illuminista porti ad una drastica laicizzazione del diritto e vi siano alcune
importanti legislazioni in questo periodo che rispecchiano i principi
illuministi:
Granducato di toscana
= la prima è
del
1745, tendeva a riformulare il diritto privato come progettato da Pompeo Neri.
Era una codificazione razionale e tipicamente illuminista, ma non arrivò a essere promulgata. La seconda è
del
1786 ed è
la
cd. Leopoldina di Pietro Leopoldo ed è un
codice penale che si avvicina molto alle teorie di Beccaria tanto che è
la
prima codificazione penale in Europa ad abolire la pena di morte.
Impero austriaco
= sotto Maria Teresa è un impero illuminato. Si nota un forte
tentativo di razionalizzazione del diritto già
esistente
(non è
però
una
consolidazione!). Questo è un limite perché
non
vengono introdotte norme del tutto nuove.
Regno
Prussiano = è l’esempio di assolutismo illuminato per
eccellenza visto che dal 1740 al 1786 il re di Prussia fu Federico II il Grande
che scriveva e parlava francese e aveva come maestro di musica J.S. Bach e J.
Cocceius era suo consigliere. Il progetto non era però
applicabile
perché
non
era possibile cambiare la struttura cetuale che caratterizza la società
di
questi anni. Per fare un diritto privato razionale era invece necessario
introdurre l’uguaglianza
per tutti i soggetti, che non poteva essere introdotta se non con la
rivoluzione. Nel 1794 verrà promulgato l’Allgeneines
Landrecht (ALR), che offriva un disegno complessivo di tutto il
diritto vigente in Prussia, ma conservava le differenze di ceto e dunque una
pluralità di categorie di soggetti
L’operazione
di semplificazione dei soggetti e degli oggetti si attua solo in Francia grazie
alla rivoluzione del 1789. L’Uguaglianza propugnata
dalla rivoluzione significava uguaglianza del soggetto di diritto inteso in
modo astratto. Si tratta chiaramente di un’uguaglianza solo formale che
rappresenta pur sempre un grande passo in avanti. I principali obiettivi della
polemica rivoluzionaria sono la feudalità ed
i privilegi del clero per questo motivo la notte del 4 agosto vengono aboliti
tutti i diritti di natura feudale che sul piano giuridico significa espropriare
senza indennizzo tutti i casi di dominium directum. In questa direzione
nel droit intermédiaire
mutano molte norme attinenti al diritto di famiglia alcune delle quali sono
state mantenute nel codice napoleone. Il matrimonio per esempio viene concepito
come un contratto e come tale può essere
sciolto: si tratta di una grnde innovazione, visto che era molto tempo che il
matrimonio non era più regolato dal diritto civile ma era
concepito esclusivamente come sacramento e regolato dal diritto canonico.
Fin dal 1790 si assiste a molti
progetti di codificazione in Francia proponendo questo taglio con la
tradizione. L’elemento
fondamentale è
l’eliminazione
dei cc.dd. corpi intermedi che sono tutte le organizzazioni che si frappongono
tra il cittadino e lo stato (legge Le Chapelier del 1791). Questa idea di
libertà
propugnata
dalla rivoluzione francese comporta la creazione di uno spazio libero che si
crea tra il singolo e la forza dello stato. Quindi le corporazioni di arti e
mestieri, gli enti territoriali e le associazioni e le fondazioni così
anche
i sindacati per circa un secolo vengono proibite).
A cura di Marta Cerrito
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