Tornano i punti Irnerius! Questa volta dovete rispondere a questa domanda: Quali sono le principali testimonianze della ricomparsa del Digesto nel secolo XI?
46 commenti:
Anonimo
ha detto...
salve professore potrebbe gentilmente spiegarmi i capitularia legibus addenda? non mi è del tutto chiaro a cosa servivano e perchè erano stati istituiti. Grazie. Nicoletta
del Digesto di cui non si avevano più notizie da quasi mezzo milennio, si ritorna a parlare quando riaffiorarono nell' Ivo di Chartres e nel Policarpo,tra le fonti laiche, taluni passi di esso. In realtà già tempo addietro Gregorio VII e i suoi seguaci durante le loro indagini nelle biblioteche avevano ritrovato ben 93 frammenti dell'opera contenuti all'interno di una collezione canonica che oggi chiamiamo Britannica perchè il manoscritto che la contiene si trova ora al British Musium di Londra ma che quasi sicuramente fu composta a Roma durante il pontificato di Urbano II.
salve prof!ma a chi ha deciso di assegnare il punto irnerius per le risposte alla domanda da lei posta sul patrocinium?la saluto e la ringrazio..perchè lei si che è un buon professore
continuo..dunque il secolo undicesimo riaffermerà l'utilizzo del Digesto dopo anni di totale assenza. Infatti nei due secoli della dominazione longobrda l'importanza delle fonti giustinianee originarie era stata fortemente ridimensionata a causa dell'eccessiva difficoltà dei testi e conseguentemente a causa della poca utilità che se ne traeva. Allora, l'ultima notizia dell'effettiva conoscenza dell'opera risaliva al 603. Nicoletta
Buonasera professore, volevo chiedere se é già possibile sapere le date degli appelli degli esami.Da un punto di vista organizzativo sarebbe molto utile. Grazie della cortese attenzione. Cordiali saluti.
Il Digesto riappare negli scritti di Ivo di Chartres e ne il " Policarpo". Sarà importante la sua ricomparsa perchè si ridava luce a quel diritto, tanto lodato nel passato, ormai dimenticato.
Il primo punto Irnerius è andato a Francesca (vedi post). Per ora le risposte sono un po' debolucce. Provate a metterci più impegno e a ricordare quello che ho detto a lezione.
La ricomparsa del Digesto ( o Pandette , secondo la versione greca )è da attribuire alle fonti laiche di Ivo di Chartres e di Policarpo. Sparito nel nulla da quasi mezzo millennio , esso è il simbolo della ricomparsa del grande scrigno della scineza giuridica , arkè di una nuova scienza . Bisogna ,però ,menzionare che il suddeto testo fu ritrovato già al tempo di Gregorio VII , grazie ad un minuzioso lavoro dei suoi seguaci e canonisti , nelle biblioteche lateranensi . In particolare , i "ricercatori" si accorsero dell'esistenza di un esemplare , che constava di 93 frammenti ,introdotti in una collezione canonica , che fu di certo composta a Roma ai tempi di Urbano II, ma che oggi chiamiamo Britannica , per via dell'attuale sede del testo : il British Museum of London. Urbano II è da annoverare ,secondo la dottrina,tra gli esponenti attivi della riforma ,uomo non ignaro del diritto e attento conoscitore del "Digesto vecchio" .Si hanno ,malgrado ciò, dei dubbi su alcune citazioni , da parte del Papa Urbano ,in una sua lettera del 1088 . La Britannica riporta in un discreto ordine i passi de Digesto tratti dai primi 24 libri,indicando di ciascuno esattamente il libro e il titolo in cui è contenuto . Il chè colpisce , perchè tutte le citazioni anteriori e coeve sono superficiali e insufficienti (sicut << in libri Digestorum legitur>> e nient'altro) , lasciando pensare che il del redattore del Britannica avesse "apud oculos et auriolas " o un testo completo o parzialmente integrale del Digesto. Ancora più impressionante è il fatto che offra redazioni divergenti dalle Pandette pisano -fiorentina, sia della tradizione vulgata ,che si affermò fin dall'età moderna. Ciò è in contarsto con l'idea che tutte le tradizioni testuali del DIgesto e che circolavano in Europa ,derivassero dalla nota littera Pisana / Florentina , che i più pensavano fosse stata inviata dall'imperatore in Italia ,quando fu estesa la vigenza della propia compilazione alla penisola ,dopo la vittoriosa guerra gotica . Questo , cioè il fatto che quel testo fosse all'origine della storia europea del Digesto, è testimoniato da un doppio errore sia nella Pisana , che nella vulgata ,la quale , non poteva che averlo ereditato dal manoscritto più antico.Situazione singolare ,rilevata già dalla metà del Cinquecento da Lelio Torelli; cosa che ha fatto considerare la Pisana-Florentina ,l'unico anello tra GIustiniano e la sua storia . La riforma gregoriane è ,sicuramente, una delle forze storiche , che hanno contribuito al ritorno dei testi giustinianei , anzittto il Digesto.Ma non è la prima . Essa è riscontrabile in un controverso processo ,che riporta in auge il giurista Ulpiano. Il dibattito giudiziario si tiene a Marturi .Il monastero di S.Michele rivendica alcuni beni che gli erano stati donati ottanta anni prima dsl marchese Ugo di TOscana , ma che si trovavno nelle mani dei fideles dei canossani , dal tempo del marchese Bonifacio, che era solito spogliare chiese e conventi a vantaggio proprio e dei propi vassalli.Il monastero non ottine dal marchese la restituzione delle terre; intanto la prescrizione era scattata ( res habilis titulus fides POSSESSIO tempus), il chè configurava un riparo da ogni rivendica .Alla morte di Bonifacio , con la moglie Beatrice rimasta sola , il monastero ,nel 1076,ritenta la sorte.Il dispositivo della sentenza aggira l'ostacolo della prescrizione ,invocando il DIgesto; in particolarte Ulpiano (TItuli ex corpore Ulpiani) ,che riportava l'editto pretorio con cui si concedeva la restitutio in integrum,prevista di regola per i minorenni ,anche ai maggiorenni in due casi: l'assenza prolungata nell'esercizio di un ufficio pubblico e la mancanza di giudici a cui ricorrere.
Nel corso dell'XI secolo vennero compilate diverse collezioni, tra cui le tre di Ivo di Chartres, nelle quali trovano spazio, tra le fonti laiche dei passi del Digesto, segno di un parziale ritorno alla più grande scienza giuridica della storia. Tuttavia, già in precedenza i seguaci di Gregorio VII, nello svolgere alcune indagini nelle biblioteche, si erano imbattuti nella Collectio Britannica, chiamata così in quanto conservata presso il British Museum a Londra ma molto probabilmente composta a Roma durante il papato di Urbano II. Qui, alle leggi canoniche sono affiancati numerosi passi del Digesto(ben 93 frammenti), a conferma del principio "utraque lex" sulle quali il mondo avrebbe dovuto poggiare. Di grande rilevanza è sicuramente il processo di Marturi(nel senese)attestato da un documento, durante il quale si ha la prima citazione in giudizio di un passo del Digesto. Il Monastero di San Michele, proprietario di alcuni terreni, ne venne privato dal marchese Bonifacio di Canossa, il quale li concesse a suoi vassalli. Inutile sottolineare come fossero stati vani i tentativi di rivendica del monastero, che nel 1076, una volta deceduto il marchese, tentò un nuovo processo, sebbene fosse ormai decorso il tempo dell'usucapione. La corte riuscì tuttavia a raggirare il problema e a fare giustizia ricorrendo a un passo di Ulpiano in cui si affermava che qualora non fosse stato possibile rivolgersi ad un magistrato per ottenere l'interruzione del tempo necessario a maturare l'usucapio si sarebbe proceduto alla restitutio in integrum. Questo dimostra come il ritorno ai testi giustinianei non fosse solamente legato alla seppur importante riforma gregoriana, ma come la ricerca del Digesto e di testi antichi avesse anche rilevanza sul piano processuale.
Professore le chiedo gentilmente di aspettare domani per assegnare il punto irnerius poichè vorrei provare a dare la risposta ma ora sono molto stanca e vorrei rispondere domani mattina.
Se non accoglierà la mia richiesta non fa nulla, la ringrazio ugualmente.
Ora vado a letto. Grazie, comunque, dell'opportunità.
La ricomparsa del Digesto dimostra che la riforma gregoriana non limitava il proprio interesse alla normazione canonica ma “guardava” anche quella imperiale. La Chiesa, infatti, sentiva il bisogno delle cosidette norme laiche e per questo ha contribuito alla ricomparsa dei testi giustinianei e in particolar modo di quello che era il più alto deposito della scienza giuridica della storia, il Digesto.
Ma facciamo chiarezza sulla storia del Digesto e sulla progressiva riemersione del diritto romano alle soglie del rinascimento giuridico. Storicamente abbandonato, dopo l’offerta nel commonitorium di Gregorio Magno, ricomparve nel 1076 nel “Placito di Marturi” . La controversia viene risolta a favore del monastero grazie all’applicazione di una norma del Digesto per la quale il magistrato concedeva la restitutio in integrum a coloro che non avevano potuto adire il giudice o in caso di denegata giustizia ( “ per quam copiam magistratus non habentibus restitutionem in integrum pretor pollicetur”) . In questo caso i beni, che secondo i monaci sarebbero stati donati dal marchese Ugo di Toscana all’abbazia, sarebbero stati poi usurpati e posseduti da un vassallo del marchese Bonifacio per oltre quarant’anni (dunque caduti in usucapione). Citando il passo Ulpianeo il monastero riuscì ad aggirare l’ostacolo dell’avvenuta prescrizione vincendo, cosi, la causa.
Ma l’antico libro “dimenticato” era già stato conosciuto sia dall’ expositior ad Librum Papiensem che dai primi anonimi glossatori delle Isituzioni nel tardo secolo XI. Cito queste opere perché da esse si comincerà a parlare dell’ipotesi di una circolazione di più raccolte antologiche di estratti del Digesto.
Arriviamo cosi, seguendo il corso della storia, alla Collectio Britannica; comparsa a Roma intorno al 1090 probabilmente durante il pontificato di Urbano II. Essa presenta tre caratteristiche che ne fanno un pezzo unico :
-l’introduzione di ogni frammento indica con precisione il numero del libro e del titolo in cui è contenuto; - l’equilibrata scelta del materiale tra i primi 24 libri offre una visione complessivamente armonica dell’opera; -il numero di frammenti, ben 93, è di gran lunga superiore ad ogni altra collezione canonica. Le caratteristiche sopra elencate conferiscono non solo una straordinarietà all’opera ma non rendono così folle l’idea che il redattore della Britannica avesse tra le mani una copia del testo dell’intero Digesto o di una sua parte (almeno di quella corrispondente al Vetus). Dunque una copia sarebbe comparsa a Roma verso la fine del secolo, la tradizione vuole, tuttavia, che tutte le versioni testuali del Digesto circolanti in Occidente derivassero dalla littera Pisana/Florentina, manoscritto di età giustinianea, che qualcuno ipotizzò essere la copia inviata all'imperatore in Italia il quale, dopo aver vinto la guerra gotica, estese la vigenza della propria compilazione alla penisola.
Abbiamo, per concludere, due percorsi del Digesto : il primo “ che si può toccare “ nella littera Pisana/Florentina e il secondo basato su una congettura nella Littera Bononiensis , il cui testo non è conforme al precedente.
Se Lelio Torelli considerò e fece considerare per ben quattro secoli la littera Pisana/Florentina l’unico anello tra Giustiniano e la sua storia, Pescani sosterrà l’ipotesi che, poiché la Collectio Britannica presenta delle varianti nei confronti del manoscritto pisano-fiorentino, ci sarebbe un precedente archetipo. Prima dello spirare del secolo Ivo di Chartres utilizza nel suo decreto una cinquantina di pezzi attingendo o dalla Britannica o da un altro testo, forse fonte della stessa Britannica. Infine occorre ricordare che anche nel Policarpo abbiamo l’affiorare di alcuni passi del Digesto.
Ci troviamo, dunque di fronte a un’ondata di entusiasmo per il Digesto ( si pensi che questa coinvolse anche il papa Urbano II che in una lettera del 1088 avrebbe evocato il Vetus) indice della misura dell’importanza che si dava a tale opera.
Frammenti del Digesto ricompaiono circa nel 1090 nella Collectio Britannica così chiamata perchè conservata a Londra. In questa collectio di norme, che si inserisce nel quadro della riforma della chiesa operata da Gregorio VII, compaiono una novantina di frammenti del Digesto. Pur essendo conservata a Londra la Collectio è stata redatta a Roma, per sostenere le idee della riforma ecclesiastica, e dunque la posizione di Gregorio VII, il compilatore era alla ricerca di testi autentici all'interno dei registri Vaticani. In questo periodo infatti assistiamo ad una forte inversione di tendenza, i compilatori ecclesiastici che da sempre avevano optato per la razionalità, la giustizia delle norme inserite nelle loro compilazioni ora, optano invece per l'autorevolezza di queste. Il Digesto, testimonianza della dottrina giuridica classica e della Iurisprudentia, riemerge così in un momento storico e sociale in cui la figura del giurista sembra essere ormai persa. Viene allora spontaneo chiedersi: come è arrivato il digesto sino al basso medioevo? La ricostruzione filologica del testo è per il Digesto basata su un particolare manoscritto che, nel corso delle dominazioni, ha più volte cambiato nome: la littera florentina. Lo studio della filologia del testo, basandosi sugli errori contenuti nel testo, ha osservato che gli errori contenuti nella littera florentina sono visibilmente diversi da quelli del testo riportato nella Collectio Britannica. Esisteva dunque un secondo manoscritto, non pervenutoci, conservato negli archivi Vaticani e denominato Littera Bolognensis presumibilmente rinvenuto da colui che ha redatto la Collectio Britannica. Il testo della Littera Bolognensis è anche chiamato vulgata La collectio Britannica è inoltre manifesto della sensibilità della riforma per il recupero di opere laiche ed espressione del principio dell'utraque lex per il quale il mondo deve essere retto dal concorso di due leggi, una laica una ecclesistica, che si compenetrano a vicenda.
Non ho ancora studiato questa parte ma le ho risposto con quanto ho appreso alla sua lezione.
Il Digesto fa la sua ricomparsa, dopo un periodo di oblio in alcune fonti laiche : Ivo di Chartres e nel Policarpo. Ma non sono le due uniche opere dov raffiora il manoscritto. Infatti Gregorio VII e i suoi seguaci in una biblioteca trovarono 93 frammenti in una collezione canonica che poi prese il nome di Collectio Britannica(dal luogo dove si trova). Inoltre di notevole importanza è che venga usata nel Placito di Marturi perchè il suo utilizzo cambierà la sentenza che altrimenti sarebbe stata differente.
Sono colpita dalle risposte di alcuni colleghi...ci avrete messo ore :D vabbè io sono abbastanza sintentica. Forse anch troppo. Ma nell'sonero le domande, professore, saranno corte o lunghe??
infatti anche io volevo chiederle la stessa cosa. Io mi sono limitata a rispondere alla domanda basandomi su quello che dice il manuale e su quello da lei spiegato, ma ho cercato di sintetizzare il tutto centrando subito la risposta pensando di dover fare così anche all'esonero. Oppure no? Per favore ci consigli lei. Grazie ancora. Nicoletta
Il tentativo eracliano di ripercorrere il cammino del Digesto attraverso i secoli trova la sua ragion d'essere nella consapevolezza del valore della compilazione giustinianea, salvifica zattera dei grandi giureconsulti romani destinata a forgiare la futura scienza giuridica occidentale. L'originaria e fortunata ipotesi del Torelli secondo il quale le Pandette fiorentine, manoscritto d'età giustinianea a noi pervenuto per intero, sono da considerare il punto di sutura tra Giustiniano e la storia giuridica occidentale è ormai stata definitivamente superata. Si è infatti a lungo sostenuto che le copie circolanti nel Medioevo del Digesto fossero state coniate sulla base delle Pandette fiorentine. In realtà in quest'ottica è difficilmente spiegabile il perchè la Collectio Britannica, collezione canonica minore composta a Roma intorno al 1090, citi ben 93 frammenti del Digesto contenenti palesi incongruenze con il manoscritto delle Pandette fiorentine. Sembra quindi ragionevole supporre che il compilatore della Britannica avesse sotto mano un manoscritto diverso, contenente errori diversi rispetto al testo originario. E' suggestivo quindi pensare che il Digesto, grande protagonista assente,scomparso per secoli, fosse stato in realtà custodito sotto la polvere delle biblioteche papali. A questo punto l'interrogativo da porsi nell'ottica della storia del diritto è il seguente: da dove nasce la necessità nell'XI sec. di far riemergere il Digesto?Il modo per rispondere a questo interrogativo che sembra più opportuno è quello di contestualizzarlo in un panorama di ampio respiro. Se si considera lo spirito proprio della riforma gregoriana non stupisce la ricerca di fonti autentiche e autorevoli utili per regolare la Chiesa e quindi la società con cui in questo periodo c'è una sostanziale coincidenza. Un ulteriore sintomo della ricomparsa del Digesto in questo secolo si ha nel processo: è noto il caso di Marturi nel quale l'utilizzo di una citazione del Digesto palesa la sua funzionalità in termini processualistici stravolgendo l'esito della controversia.
Scusandomi per la prolissità che ho inutilmente cercato di arginare porgo distinti saluti. Francesca
buongiorno professore, stavo leggendo il bolg, e ho visto che qualcuno ha chiesto se è possibile sapere le date degli esami fin da ora, anche io penso che per noi studenti sia molto utile esserne già a conoscenza, perchè, da un punto di vista organizzativo, renderebbe la nostra vita universitaria un pò più semplice! grazie per l'attenzione, e complimenti per il blog , che trovo molto utile!!
46 commenti:
salve professore potrebbe gentilmente spiegarmi i capitularia legibus addenda? non mi è del tutto chiaro a cosa servivano e perchè erano stati istituiti. Grazie.
Nicoletta
del Digesto di cui non si avevano più notizie da quasi mezzo milennio, si ritorna a parlare quando riaffiorarono nell' Ivo di Chartres e nel Policarpo,tra le fonti laiche, taluni passi di esso. In realtà già tempo addietro Gregorio VII e i suoi seguaci durante le loro indagini nelle biblioteche avevano ritrovato ben 93 frammenti dell'opera contenuti all'interno di una collezione canonica che oggi chiamiamo Britannica perchè il manoscritto che la contiene si trova ora al British Musium di Londra ma che quasi sicuramente fu composta a Roma durante il pontificato di Urbano II.
salve prof!ma a chi ha deciso di assegnare il punto irnerius per le risposte alla domanda da lei posta sul patrocinium?la saluto e la ringrazio..perchè lei si che è un buon professore
continuo..dunque il secolo undicesimo riaffermerà l'utilizzo del Digesto dopo anni di totale assenza. Infatti nei due secoli della dominazione longobrda l'importanza delle fonti giustinianee originarie era stata fortemente ridimensionata a causa dell'eccessiva difficoltà dei testi e conseguentemente a causa della poca utilità che se ne traeva. Allora, l'ultima notizia dell'effettiva conoscenza dell'opera risaliva al 603.
Nicoletta
Buonasera professore,
volevo chiedere se é già possibile sapere le date degli appelli degli esami.Da un punto di vista organizzativo sarebbe molto utile.
Grazie della cortese attenzione.
Cordiali saluti.
Sono d'accordo, veramente un ottimo professore.
I seminari li seguirò peccato solo che quelli di aprile non siano attinenti all'esonero. La ringrazio comunque.
Complimenti per l'idea e le lezioni che sono chiarissime nonostante molti aspetti siano difficili.
Le volevo chiedere, appena prenderà una decisione, di comunicare il secondo libro da acquistare.
Grazie.
MariaChiara
Il Digesto riappare negli scritti di Ivo di Chartres e ne il " Policarpo".
Sarà importante la sua ricomparsa perchè si ridava luce a quel diritto, tanto lodato nel passato, ormai dimenticato.
Il primo punto Irnerius è andato a Francesca (vedi post).
Per ora le risposte sono un po' debolucce. Provate a metterci più impegno e a ricordare quello che ho detto a lezione.
La ricomparsa del Digesto ( o Pandette , secondo la versione greca )è da attribuire alle fonti laiche di Ivo di Chartres e di Policarpo. Sparito nel nulla da quasi mezzo millennio , esso è il simbolo della ricomparsa del grande scrigno della scineza giuridica , arkè di una nuova scienza . Bisogna ,però ,menzionare che il suddeto testo fu ritrovato già al tempo di Gregorio VII , grazie ad un minuzioso lavoro dei suoi seguaci e canonisti , nelle biblioteche lateranensi . In particolare , i "ricercatori" si accorsero dell'esistenza di un esemplare , che constava di 93 frammenti ,introdotti in una collezione canonica , che fu di certo composta a Roma ai tempi di Urbano II, ma che oggi chiamiamo Britannica , per via dell'attuale sede del testo : il British Museum
of London. Urbano II è da annoverare ,secondo la dottrina,tra gli esponenti attivi della riforma ,uomo non ignaro del
diritto e attento conoscitore del "Digesto vecchio" .Si hanno ,malgrado ciò, dei dubbi su alcune citazioni , da parte del Papa Urbano ,in una sua lettera del 1088 . La Britannica riporta in un discreto ordine i passi de Digesto tratti dai primi 24 libri,indicando di ciascuno esattamente il libro e il titolo in cui è contenuto . Il chè colpisce , perchè tutte le citazioni anteriori e coeve sono superficiali e insufficienti (sicut << in libri Digestorum legitur>> e nient'altro) , lasciando pensare che il del redattore del Britannica avesse "apud oculos et auriolas " o un testo completo o parzialmente integrale del Digesto. Ancora più impressionante è il fatto che offra redazioni divergenti dalle Pandette pisano -fiorentina, sia della tradizione vulgata ,che si affermò fin dall'età moderna. Ciò è in contarsto con l'idea che tutte le tradizioni testuali del DIgesto e che circolavano in Europa ,derivassero dalla nota littera Pisana / Florentina , che i più pensavano fosse stata inviata dall'imperatore in Italia ,quando fu estesa la vigenza della propia compilazione alla penisola ,dopo la vittoriosa guerra gotica . Questo , cioè il fatto che quel testo fosse all'origine della storia europea del Digesto, è testimoniato da un doppio errore sia nella Pisana , che nella vulgata ,la quale , non poteva che averlo ereditato dal manoscritto più antico.Situazione singolare ,rilevata già dalla metà del Cinquecento da Lelio Torelli; cosa che ha fatto considerare la Pisana-Florentina ,l'unico anello tra GIustiniano e la sua storia .
La riforma gregoriane è ,sicuramente, una delle forze storiche , che hanno contribuito al ritorno dei testi giustinianei , anzittto il Digesto.Ma non è la prima . Essa è riscontrabile in un controverso processo ,che riporta in auge il giurista Ulpiano. Il dibattito giudiziario si tiene a Marturi .Il monastero di S.Michele rivendica alcuni beni che gli erano stati donati ottanta anni prima dsl marchese Ugo di TOscana , ma che si trovavno nelle mani dei fideles dei canossani , dal tempo del marchese Bonifacio, che era solito spogliare chiese e conventi a vantaggio proprio e dei propi vassalli.Il monastero non ottine dal marchese la restituzione delle terre; intanto la prescrizione era scattata ( res habilis titulus fides POSSESSIO tempus), il chè configurava un riparo da ogni rivendica .Alla morte di Bonifacio , con la moglie Beatrice rimasta sola , il monastero ,nel 1076,ritenta la sorte.Il dispositivo della sentenza aggira l'ostacolo della prescrizione ,invocando il DIgesto; in particolarte Ulpiano (TItuli ex corpore Ulpiani) ,che riportava l'editto pretorio con cui si concedeva la restitutio in integrum,prevista di regola per i minorenni ,anche ai maggiorenni in due casi: l'assenza prolungata nell'esercizio di un ufficio pubblico e la mancanza di giudici a cui ricorrere.
Nel corso dell'XI secolo vennero compilate diverse collezioni, tra cui le tre di Ivo di Chartres, nelle quali trovano spazio, tra le fonti laiche dei passi del Digesto, segno di un parziale ritorno alla più grande scienza giuridica della storia.
Tuttavia, già in precedenza i seguaci di Gregorio VII, nello svolgere alcune indagini nelle biblioteche, si erano imbattuti nella Collectio Britannica, chiamata così in quanto conservata presso il British Museum a Londra ma molto probabilmente composta a Roma durante il papato di Urbano II. Qui, alle leggi canoniche sono affiancati numerosi passi del Digesto(ben 93 frammenti), a conferma del principio "utraque lex" sulle quali il mondo avrebbe dovuto poggiare.
Di grande rilevanza è sicuramente il processo di Marturi(nel senese)attestato da un documento, durante il quale si ha la prima citazione in giudizio di un passo del Digesto. Il Monastero di San Michele, proprietario di alcuni terreni, ne venne privato dal marchese Bonifacio di Canossa, il quale li concesse a suoi vassalli. Inutile sottolineare come fossero stati vani i tentativi di rivendica del monastero, che nel 1076, una volta deceduto il marchese, tentò un nuovo processo, sebbene fosse ormai decorso il tempo dell'usucapione. La corte riuscì tuttavia a raggirare il problema e a fare giustizia ricorrendo a un passo di Ulpiano in cui si affermava che qualora non fosse stato possibile rivolgersi ad un magistrato per ottenere l'interruzione del tempo necessario a maturare l'usucapio si sarebbe proceduto alla restitutio in integrum. Questo dimostra come il ritorno ai testi giustinianei non fosse solamente legato alla seppur importante riforma gregoriana, ma come la ricerca del Digesto e di testi antichi avesse anche rilevanza sul piano processuale.
Cristina.
Professore le chiedo gentilmente di aspettare domani per assegnare il punto irnerius poichè vorrei provare a dare la risposta ma ora sono molto stanca e vorrei rispondere domani mattina.
Se non accoglierà la mia richiesta non fa nulla, la ringrazio ugualmente.
Ora vado a letto.
Grazie, comunque, dell'opportunità.
La ricomparsa del Digesto dimostra che la riforma gregoriana non limitava il proprio interesse alla normazione canonica ma “guardava” anche quella imperiale.
La Chiesa, infatti, sentiva il bisogno delle cosidette norme laiche e per questo ha contribuito alla ricomparsa dei testi giustinianei e in particolar modo di quello che era il più alto deposito della scienza giuridica della storia, il Digesto.
Ma facciamo chiarezza sulla storia del Digesto e sulla progressiva riemersione del diritto romano alle soglie del rinascimento giuridico.
Storicamente abbandonato, dopo l’offerta nel commonitorium di Gregorio Magno, ricomparve nel 1076 nel “Placito di Marturi” .
La controversia viene risolta a favore del monastero grazie all’applicazione di una norma del Digesto per la quale il magistrato concedeva la restitutio in integrum a coloro che non avevano potuto adire il giudice o in caso di denegata giustizia ( “ per quam copiam magistratus non habentibus restitutionem in integrum pretor pollicetur”) . In questo caso i beni, che secondo i monaci sarebbero stati donati dal marchese Ugo di Toscana all’abbazia, sarebbero stati poi usurpati e posseduti da un vassallo del marchese Bonifacio per oltre quarant’anni (dunque caduti in usucapione). Citando il passo Ulpianeo il monastero riuscì ad aggirare l’ostacolo dell’avvenuta prescrizione vincendo, cosi, la causa.
Ma l’antico libro “dimenticato” era già stato conosciuto sia dall’ expositior ad Librum Papiensem che dai primi anonimi glossatori delle Isituzioni nel tardo secolo XI. Cito queste opere perché da esse si comincerà a parlare dell’ipotesi di una circolazione di più raccolte antologiche di estratti del Digesto.
Arriviamo cosi, seguendo il corso della storia, alla Collectio Britannica; comparsa a Roma intorno al 1090 probabilmente durante il pontificato di Urbano II.
Essa presenta tre caratteristiche che ne fanno un pezzo unico :
-l’introduzione di ogni frammento indica con precisione il numero del libro e del titolo in cui è contenuto;
- l’equilibrata scelta del materiale tra i primi 24 libri offre una visione complessivamente armonica dell’opera;
-il numero di frammenti, ben 93, è di gran lunga superiore ad ogni altra collezione canonica.
Le caratteristiche sopra elencate conferiscono non solo una straordinarietà all’opera ma non rendono così folle l’idea che il redattore della Britannica avesse tra le mani una copia del testo dell’intero Digesto o di una sua parte (almeno di quella corrispondente al Vetus). Dunque una copia sarebbe comparsa a Roma verso la fine del secolo, la tradizione vuole, tuttavia, che tutte le versioni testuali del Digesto circolanti in Occidente derivassero dalla littera Pisana/Florentina, manoscritto di età giustinianea, che qualcuno ipotizzò essere la copia inviata all'imperatore in Italia il quale, dopo aver vinto la guerra gotica, estese la vigenza della propria compilazione alla penisola.
Abbiamo, per concludere, due percorsi del Digesto : il primo “ che si può toccare “ nella littera Pisana/Florentina e il secondo basato su una congettura nella Littera Bononiensis , il cui testo non è conforme al precedente.
Se Lelio Torelli considerò e fece considerare per ben quattro secoli la littera Pisana/Florentina l’unico anello tra Giustiniano e la sua storia, Pescani sosterrà l’ipotesi che, poiché la Collectio Britannica presenta delle varianti nei confronti del manoscritto pisano-fiorentino, ci sarebbe un precedente archetipo.
Prima dello spirare del secolo Ivo di Chartres utilizza nel suo decreto una cinquantina di pezzi attingendo o dalla Britannica o da un altro testo, forse fonte della stessa Britannica. Infine occorre ricordare che anche nel Policarpo abbiamo l’affiorare di alcuni passi del Digesto.
Ci troviamo, dunque di fronte a un’ondata di entusiasmo per il Digesto ( si pensi che questa coinvolse anche il papa Urbano II che in una lettera del 1088 avrebbe evocato il Vetus) indice della misura dell’importanza che si dava a tale opera.
Francesca
Professore, ci può indicare il libro di testo sul quale studiare la parte di diritto moderno?
Grazie.
Frammenti del Digesto ricompaiono circa nel 1090 nella Collectio Britannica così chiamata perchè conservata a Londra. In questa collectio di norme, che si inserisce nel quadro della riforma della chiesa operata da Gregorio VII, compaiono una novantina di frammenti del Digesto. Pur essendo conservata a Londra la Collectio è stata redatta a Roma, per sostenere le idee della riforma ecclesiastica, e dunque la posizione di Gregorio VII, il compilatore era alla ricerca di testi autentici all'interno dei registri Vaticani. In questo periodo infatti assistiamo ad una forte inversione di tendenza, i compilatori ecclesiastici che da sempre avevano optato per la razionalità, la giustizia delle norme inserite nelle loro compilazioni ora, optano invece per l'autorevolezza di queste.
Il Digesto, testimonianza della dottrina giuridica classica e della Iurisprudentia, riemerge così in un momento storico e sociale in cui la figura del giurista sembra essere ormai persa. Viene allora spontaneo chiedersi: come è arrivato il digesto sino al basso medioevo? La ricostruzione filologica del testo è per il Digesto basata su un particolare manoscritto che, nel corso delle dominazioni, ha più volte cambiato nome: la littera florentina. Lo studio della filologia del testo, basandosi sugli errori contenuti nel testo, ha osservato che gli errori contenuti nella littera florentina sono visibilmente diversi da quelli del testo riportato nella Collectio Britannica.
Esisteva dunque un secondo manoscritto, non pervenutoci, conservato negli archivi Vaticani e denominato Littera Bolognensis presumibilmente rinvenuto da colui che ha redatto la Collectio Britannica. Il testo della Littera Bolognensis è anche chiamato vulgata
La collectio Britannica è inoltre manifesto della sensibilità della riforma per il recupero di opere laiche ed espressione del principio dell'utraque lex per il quale il mondo deve essere retto dal concorso di due leggi, una laica una ecclesistica, che si compenetrano a vicenda.
Non ho ancora studiato questa parte ma le ho risposto con quanto ho appreso alla sua lezione.
Il Digesto fa la sua ricomparsa, dopo un periodo di oblio in alcune fonti laiche : Ivo di Chartres e nel Policarpo. Ma non sono le due uniche opere dov raffiora il manoscritto. Infatti Gregorio VII e i suoi seguaci in una biblioteca trovarono 93 frammenti in una collezione canonica che poi prese il nome di Collectio Britannica(dal luogo dove si trova).
Inoltre di notevole importanza è che venga usata nel Placito di Marturi perchè il suo utilizzo cambierà la sentenza che altrimenti sarebbe stata differente.
Sono colpita dalle risposte di alcuni colleghi...ci avrete messo ore :D vabbè io sono abbastanza sintentica. Forse anch troppo. Ma nell'sonero le domande, professore, saranno corte o lunghe??
La ringrazio.
infatti anche io volevo chiederle la stessa cosa. Io mi sono limitata a rispondere alla domanda basandomi su quello che dice il manuale e su quello da lei spiegato, ma ho cercato di sintetizzare il tutto centrando subito la risposta pensando di dover fare così anche all'esonero. Oppure no? Per favore ci consigli lei. Grazie ancora.
Nicoletta
Il tentativo eracliano di ripercorrere il cammino del Digesto attraverso i secoli trova la sua ragion d'essere nella consapevolezza del valore della compilazione giustinianea, salvifica zattera dei grandi giureconsulti romani destinata a forgiare la futura scienza giuridica occidentale.
L'originaria e fortunata ipotesi del Torelli secondo il quale le Pandette fiorentine, manoscritto d'età giustinianea a noi pervenuto per intero, sono da considerare il punto di sutura tra Giustiniano e la storia giuridica occidentale è ormai stata definitivamente superata. Si è infatti a lungo sostenuto che le copie circolanti nel Medioevo del Digesto fossero state coniate sulla base delle Pandette fiorentine. In realtà in quest'ottica è difficilmente spiegabile il perchè la Collectio Britannica, collezione canonica minore composta a Roma intorno al 1090, citi ben 93 frammenti del Digesto contenenti palesi incongruenze con il manoscritto delle Pandette fiorentine. Sembra quindi ragionevole supporre che il compilatore della Britannica avesse sotto mano un manoscritto diverso, contenente errori diversi rispetto al testo originario. E' suggestivo quindi pensare che il Digesto, grande protagonista assente,scomparso per secoli, fosse stato in realtà custodito sotto la polvere delle biblioteche papali.
A questo punto l'interrogativo da porsi nell'ottica della storia del diritto è il seguente: da dove nasce la necessità nell'XI sec. di far riemergere il Digesto?Il modo per rispondere a questo interrogativo che sembra più opportuno è quello di contestualizzarlo in un panorama di ampio respiro. Se si considera lo spirito proprio della riforma gregoriana non stupisce la ricerca di fonti autentiche e autorevoli utili per regolare la Chiesa e quindi la società con cui in questo periodo c'è una sostanziale coincidenza.
Un ulteriore sintomo della ricomparsa del Digesto in questo secolo si ha nel processo: è noto il caso di Marturi nel quale l'utilizzo di una citazione del Digesto palesa la sua funzionalità in termini processualistici stravolgendo l'esito della controversia.
Scusandomi per la prolissità che ho inutilmente cercato di arginare porgo distinti saluti.
Francesca
salve prof!volevo sapere la differenza fra diritto volgare e volgarismo perchè non l'ho ben capita.grezie per questa fantastica possibilità....
buongiorno professore,
stavo leggendo il bolg, e ho visto che qualcuno ha chiesto se è possibile sapere le date degli esami fin da ora, anche io penso che per noi studenti sia molto utile esserne già a conoscenza, perchè, da un punto di vista organizzativo, renderebbe la nostra vita universitaria un pò più semplice!
grazie per l'attenzione,
e complimenti per il blog , che trovo molto utile!!
Mi scuso professore, ma erroneamente ho inserito la mia risposta in "Il digesto e il volgarismo", spero la legga lo stesso. La ringrazio
Maria Laura
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