lunedì 5 dicembre 2016

Lezione del 5 dicembre 2016

Le novità della dottrina del Cinquecento si manifestano dunque attraverso un uso consapevole dell’Antico per consentire di ripensare il presente e di perseguire una regolazione giuridica più avanzata rispetto a quella antica.
La filologia, la ricerca delle origini storiche delle istituzioni, e soprattutto la nuova sistematica esprimono questo bisogno di un nuovo ordine giuridico.
Parallelamente alle vicende che abbiamo seguito nella dottrina, dobbiamo prestare attenzione alle novità nel mondo delle istituzioni politiche.
L’Europa nel Cinquecento si trasforma radicalmente, come abbiamo già visto, e aupera definitivamente l’universalismo medievale per articolarsi nei diversi Stati moderni. Questi Stati si conslidano in questo secolo di assolutismo, per conforntarsi fra loro e sulla scenda mondiale per alcuni secoli, almeno fino alla crisi tragica delle guerre mondiali del Novecento.
Dunque la storia del diritto europeo diventa il complesso delle storie dei diritti nazionali, che appunto assumono caratteristiche diverse da una nazione all’altra. Nel quadro del nostro corso non abbiamo lo spazio per seguire le principali nazioni europee in modo dettagliato, né credo che sarebbe utile farlo, perché le nozioni da apprendere sarebbero moltissime e non sarebbe facile inquadrarle in un discorso unitario. Perciò ci limiteremo a fare qualche esempio di sviluppo nazionale per sottolineare alcune linee di tendenza generale.
Oggi guardiamo agli sviluppi francesi, per confrontarli con quelli inglesi, per cogliere due radici diverse del diritto europeo moderno.
In Francia, fin dalla fine del XVI secolo, vediamo apparire una tendenza alla codificazione del diritto che resterà poi caratteristica francese fino all’Ottocento. Il tradizionale pluralismo delle coutumes (consuetudini) francesi trova infatti nel Cinquecento un primo momento di formalizzazione nell’operazione della redazione per iscritto perseguita dalla corona centrale. Sicché le consuetudini locali acquisiscono un carattere di legislazione sovrana, perché la loro redazione è approvata dalla corona e pubblicata. D’altra parte, però, il re Enrico III dispone anche la redazione di un vero e proprio Codice, sul modello di quelli di Teodosio e di Giustiniano, e lo chiama con il suo nome (come aveva fatto Giustiniano): Code Henry (1579). Il Code non ebbe una grande diffusione, ma rappresenta una tappa importante dell’emersione del potere legislativo dello Stato assoluto.
L’opera di codificazione fu poi messa in pratica più ampiamente sotto il regno di Luigi XIV (1643-1715), durante il quale furono promulgate diverse Ordonnances, cioè complessi di legislazione intesi a riformare e sistemare interi settori della legislazione nazionale.
Nell’Ordonnance del 1667, il sovrano precisa la superiorità del potere legislativo sul giudiziario, fissando precisi limiti al potere di interpretazione delle corti e dei parlamenti.


Una evoluzione assai diversa si può invece rintracciare nella vicenda inglese, che tra Cinquecento e Seicento finisce per raggiungere un equilibrio completametne diverso fra corona, parlamento e sistema del diritto vigente nel Regno (common law). La premessa storica è il lungo regno di Elisabetta I, durante il quale la sovrana perseguì una concordia fra le componenti della nazione al fine di raggiungere sicurezza interna ed espansione internazionale. Il ruolo particolarmente rilevante del Parlamento è testimoniato da diverse fonti Cinquecentesche. L'ascesa al trono prima di Giacomo I e poi di Carlo I, della dinastia scozzese degli Stuart, non rispettò questo ruolo, dando vita a un modello di sovranità più simile a quello francese. I contrasti fra Parlamento e Re che si verificarono nella prima parte del XVII secolo culminarono nel processo rivoluzionario, che si estese ad un lungo periodo che va grosso modo dal 1640 al 1689. Già precedentemente, peraltro, Edward Coke si era confrontato duramente con il Re per affermare l'autonomia del common law  come componente essenziale della costituzione inglese. Altissimo magistrato, Coke difendeva la posizione dei giudici inglesi, ai quali avrebbe voluto garantire autonomia di giudizio e sicurezza contro le insidie che potevano provenire loro dai poteri del Re e del parlamento.
Il processo rivoluzionari passò attraverso molte vicende (che non riassumo qui), tra le quali si può ricordare la condanna a morte del Re Carlo I e la Glorious Revolution, così chiamata perché si svolse senza grande spargimento di sangue. Nel 1689 il Parlamento offrì la corona a Guglielmo III d'Orange, a condizione che accettasse il Bill of Rights, una dichiarazione di principi fondamentali che limitavano il potere del Re. Una tappa fondamentale della storia costituzionale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"L’opera di codificazione fu poi messa in pratica più ampiamente sotto il regno di Luigi XVI (1643-1715)..." dovrebbe essere Luigi XIV.