martedì 31 maggio 2011

I libri. Imparare e insegnare all'Università

La piccola discussione spontanea che si è aperta sul post “Programma d’esame” merita di essere approfondita e proseguita. Soprattutto per chi insegna è importante cogliere le impressioni degli studenti, confrontarsi ed eventualmente adattare il proprio metodo di insegnamento e il parametro con cui sceglie i libri da consigliare. Dunque, protetti dall’anonimato, continuate pure a dire la vostra sul corso e sui libri. Sempre conservando rispetto e spirito costruttivo, però!

Ecco alcune osservazioni per favorire la discussione.

  1. I libri difficili. Dal 1995, quando è stato pubblicato nella sua prima versione, che era in due volumi, ho sempre adottato il manuale di Ennio Cortese, consapevole della sua raffinatezza e della sua complessità. Lo ho fatto perché credo che l’Università debba innanzitutto formare studenti critici, capaci di affrontare testi complessi e di confrontarsi con il linguaggio scientifico. In particolare, un corso di studio deve offrire allo studente l’opportunità di migliorarsi, in modo che al termine del corso sia in grado di capire ad un livello abbastanza approfondito quei testi che senza il corso universitario non capirebbe. Ecco perché nel corso cerco di seguire molto da vicino il manuale, e perché ho affiancato il blog alle lezioni: vorrei che voi foste aiutati ad affrontare un testo complesso e che possiate porre domande a voce oppure sul blog per superare le difficoltà del testo. Dunque un testo che non presenti difficoltà di lettura, secondo me, sarebbe infruttuoso dal punto di vista dell’apprendimento: come un allenamento sportivo che non fissi obiettivi da raggiungere che siano al di là di quanto un atleta sa fare già.

  2. A che serve la didattica? A che servono le lezioni, i seminari, il blog? Molti studenti, evidentemente, credono che non servano a niente, dal momento che non seguono le lezioni né i seminari, non fanno domande a voce né sul blog. Si affidano al libro e cercano di impararlo anche se non lo capiscono bene, perché l’importante è solo e soltanto superare l’esame. Come ho detto nelle prime lezioni, questa prevalenza dell’esame sull’apprendimento è colpa del sistema, e in gran parte di noi professori, e non degli studenti; perché – per motivi che non possiamo discutere adesso – per uno studente l’unica cosa veramente importante è superare l’esame per poter poi pensare al prossimo. Ma se ci pensate bene, quello che serve davvero per il vostro futuro sarebbe soprattutto imparare a fare cose che non sapete ancora fare, e nella fattispecie a capire il senso di testi che a prima vista vi sembrano troppo complessi. Per questo c’è la didattica, e per questo l’Università è un posto dove ci sono professori e ricercatori che studiano testi molto più difficili dei manuali. Questi docenti dovrebbero insegnare agli studenti almeno come di leggono e si capiscono i manuali e gli altri testi che bisogna affrontare in un corso di laurea.

  3. Alcuni hanno scritto di aver “perso tempo” a confrontare il testo del manuale con altri testi, che ritenevano più chiari. Ma questo esercizio non è affatto una perdita di tempo: anzi, è fondamentale per uno studio avanzato e maturo. Cercando di risolvere un problema di comprensione ricorrendo a molti testi diversi, si fa “esperienza” dell’apprendimento: cioè si impara in modo attivo cercando dei contenuti, e non in modo passivo, semplicemente assorbendo i contenuti che si trovano sul manuale “chiaro” che alcuni sognano. In un testo medievale che poneva una quaestio (dovreste sapere cosa è), una volta ho letto una conclusione molto suggestiva. Diceva: questo problema è molto complesso, ma io (io professore) non vi darò la soluzione, perché è sufficiente “aprire la strada al dubbio” perché voi studenti troviate la soluzione per vostro conto.

  4. Ecco: libri complessi, che rispecchiano materie complesse, dovrebbero aprire la strada al dubbio, perché è il dubbio, e non la certezza, che fa imparare. La didattica, l’informatica, la biblioteca sono gli strumenti che uno studente dovrebbe saper utilizzare per trovare la propria strada fra i mille dubbi che i buoni libri fanno sorgere.

34 commenti:

Anonimo ha detto...

Come lamentarsi del Cortese? Forse il più bel libro sul quale ho studiato da quando ho iniziato l'università! Capacità di sintesi, acutissima ironia, ritmo mai noioso! Un altro modo di concepire la storia, altro che al liceo! Magari fossero tutti così i libri didattici!

Se continuiamo a preferire libri facili a libri del genere, facciamo la fine degli americani, con quei libracci fatti a posta per farti imparare COSE, e non per farti ragionare su ciò che leggi.

Anonimo ha detto...

concordo sul fatto che un buon libro debba far nascere dei dubbi,ma non ritengo giusto il fatto che lei l'altra volta non ha voluto dar spiegazioni(che tuttavia io non le avevo richiesto,ma dei miei colleghi si).Penso che un professore in breve,anche due giorni prima dell'esame debba aiutare gli studenti e non mettersi a fare sciocche "manfrine" anche considerando che veramente ci sono ragazzi che vanno a lavorare ed altri che possono permettersi di venire tranquillamente a lezione,lei è un prof interessantissimo a lezione MA NON TUTTI POSSONO SEGUIRLE E L'UNIVERSITà DEVE PROPORRE TESTI DI NORMALE COMPRENSIONE A STUDENTI DEL 2 ANNO: un po' di chiarezza in più in quel manuale che è il cortese non guasterebbe.L'essere complicato va bene,ma perdersi in discorsi inutili e sterili citando testi che se non si sono letti non si può arrivare a capire il concetto lo trovo alquanto stupido.LEI dice che si può cercare attraverso internet o su altri testi: ma certo!Si può anche cambiare il libro già che ci siamo? Le ripeto non tutte le persone che fanno l'università hanno la fortuna di seguire le sue lezioni.Io stessa il primo anno ne ho seguite tante,ma il Cortese resta un testo di un'inutile complessità a mio avviso che non aiuta ad apprezzare la bellezza della materia come invece le sue lezioni fanno.Trovo che questo testo la sminuisca pieno com'è di inutili artefici.

Anonimo ha detto...

artifici.

Anonimo ha detto...

innanzitutto invito la mia collega anonimo delle 04.38 a moderare i termini. Vorrei ricordarti che il precedente post del prof., che tu chiami "sciocca manfrina", non è del tutto campato per aria. Questo blog è uno strumento ulteriore alle lezioni, un "optional" direi, e non sta scritto da nessuna parte che debba esistere! Io sono certo che se tu, oppure chi pose la domanda, andassi dal prof. nell'orario di ricevimento, a chiedere spiegazioni sul libro, nessuno te le negherebbe, anche se fossero in extremis positae!
Ma veniamo al discorso dei libri.
Il paragone con l'atleta non fa una piega. Premetto che il mio discorso è generale, non si riferisce al libro del Cortese.
Vorrei fare un'osservazione. Perchè si confonde sempre la difficoltà della materia con la complicatezza del testo?
La chiarezza, che non è semplicità, si riferisce al modo in cui i concetti difficili (quelli che interessano a noi per imparare a ragionare) vengono esposti. Ovvero, anche il più astruso dei pensieri può essere proposto in modo chiaro, ciò non inficia però la sua complessità! Non è vero che "testo tanto difficile = tanto ragionamento". Pensiamo ad una formula matematica, dietro una riga di cifre e simboli si nasconde una dimostrazione complicatissima, ma allora visto che è breve è diventata facile?

Emanuele Conte ha detto...

Ma non è che sono sempre gli stessi due studenti che intervengono?
E poi vorrei sapere quali sono i testi più chiari e ugualmente autorevoli ai quali fate riferimento. Circolano delle sintesi che sono forse chiare, ma contengono letture fuorvianti.

Anonimo ha detto...

a mio parere è vero che i libri adottati sono troppo difficili: il cortese perchè eccessivamente elaborato, il padoa-schioppa perchè fornisce una selva di nomi e concetti impossibili da memorizzare. purtroppo però non possiamo sapere se ci siano testi migliori (che non siano compendi); se ci sono anche io invito il prof a cambiarli.
detto ciò bisogna elogiare la didattica del prof conte. le lezioni semplificano tantissimo lo studio; il blog e le slides sull'età moderna rendono semplice (e anche piacevole) la lettura dei libri. E' vero, però, che purtroppo ci sono persone che non possono frequentare. per questo si potrebbero provare soluzioni alternative (come esami con materiale diverso x frequentanti e non, come fanno altri prof).
unico appunto: anche io avrei risposto alle domande sul blog; è vero che il blog non è obbligatorio, ma una volta creato si può rispondere a 2-3 domande in più, non costa nulla e aiuta molto gli studenti.

Anonimo ha detto...

io credo che l'approfondimento e la ricerca personale siano la base per la nostra formazione. tra l'altro è lo stesso metodo applicato quando furono riscoperti i testi di giustiniano, in particolare il Digesto e non a caso si parla di rinascita della scienza GIURIDICA. lo stesso studio del latino e del greco era ed è un modo per far si che lo studente possa acquisire quelle capacità logico cognitive necessarie.
ogni persona è libera di studiare come vuole, non siamo sicuramente tutti uguali, ma siamo all'università non alle scuole superiori. secondo me il professore e gli assistenti sono abbstanza disponibili per dare chiarimenti. è pur vero che molti studenti non frequentano le lezioni, per questo sarebbe giusto indicare un altro libro su cui studiare anche eprchè non tutti aspirano a una votazione alta. certo è che il lavoro svolto da un frequentante risulta comunque maggiore che è quindi giusto valutare in maniera opportuna.

Anonimo ha detto...

vero!! cortese ne fa tanta di ironia.. il padoa-schioppa è pedante..sta li a dar nozioni su nozioni..tutta una serie di dati storici..poi passa da una parte all'altra senza continuità..è un 'impresa stargli dietro..poco male ci si abitua..nella carriera di un giurista e di uno studente di legge se ne troveranno tantissimi di testi incomprensibili anche solo per spiegare il più semplice dei concetti..è qui il bello dell'ambiente universitario!!!
se uno va all'università raggiunge il massimo grado di istruzione..la tua capacità critica e di ragionamento passa ad un livello ulteriore rispetto a quello utilizzato nei corsi di studio precedenti..a nulla gioverebbe un testo che non sprona il tuo spirito critico e di ragionamento

Anonimo ha detto...

Ad una prima lettura il Cortese sembrava eccessivamente complesso...invece andando avanti con lo studio mi sono trovato sempre meglio e ho anche iniziato ad apprezzare sul serio questo manuale. Non posso essere dello stesso parere riguardo all'altro, il Padoa-schioppa! trovo che si concentri eccessivamente sui dati storici (nomi, date ecc'), come ha già evidenziato un mio collega, e poco e male sui concetti che spesso e volentieri sono spiegati in maniera sbrigativa e poco comprensibile. Sto riscontrando notevoli difficoltà nel memorizzare le nozioni nonostante abbia frequentato assiduamente quasi tutte le lezioni. Comunque la ringrazio per il suo intervento, l'ho trovato illuminante e pienamente condivisibile anche dal punto di vista di uno studente.

Anonimo ha detto...

Sono pienamente d 'accordo sta diventando arduo preparsi a questo esame non per il cortese ma per padoa Schioppa ...si finisce per assimilare mille nozioni ma di poca qualità..e anche io ho seguito tutte le lezioni..

Anonimo ha detto...

scusatemi.... nella discussione che avevo aperto nel post precedente, facevo riferimento al Padoa Schioppa perchè avevo visto uno studente lamentarsi della poca chiarezza del testo!

Il cortese non mi sebra un libro difficile, ma piuttosto chiaro e interessante.
Quindi non vorrei scoraggiare, nella lettura del cortese, chi noterà questi commenti!
Anzi è davvero un bel libro!

La discussione è stata aperta perchè qualcuno insinuava la difficoltà nella comprensione del Padoa Schioppa, che personalmente ancora non ho letto.
In merito a questo il mio era un augurio: quello di non dovermi ritrovare ad affrontare nuovamente(come è successo per altri esami) un libro che mi confonda le idee, o quantomeno che non mi susciti interesse per la troppa astrattezza.

Tuttavia concordo con il prof. sul fatto che non bisogna parlare di "perdita di tempo" nel confrontarsi con altri testi.
E mi scuso per aver utilizzato un termine poco appropriato,
però quando i libri sono eccessivamente astratti e poco chiari, diventa anche poco piacevole lo studio di essi e di conseguenza ci sembra di perdere tampo.
Cosa che per ora non mi è successo con il Cortese.

Ringrazio ancora il Prof. per il suo intervento.
E' bello quando un professore ci fa riflettere sulle nostre lamentele, sopratutto perchè significa che ci ha ascoltati!
Appena avrò modo di iniziare il Padoa Schioppa lascerò un giudizio! :)

Saluti! G.

Emanuele Conte ha detto...

Oggi ho letto alcuni libri di linguistica italiana. Tra le altre cose, pongono il problema della lingua letteraria italiana e della sua evoluzione nella saggistica degli ultimi 50 anni. A fronte di questa evoluzione, la lingua italiana ha anche vissuto una de-alfabetizzazione che ha subito l'influsso della lingua televisiva e ha disabituato gli italiani a esprimersi in forma scritta.
Correggendo i compiti d'esame ci accorgiamo di questa difficoltà: molti studenti hanno appreso i contenuti, ma sono completamente incapaci di esprimerli in forma "letteraria", cioè nella forma tipica del discorso scritto, che non è uguale alla comunicazione "faccia a faccia". E leggendo alcuni commenti di studenti che criticano i libri di testo si osservano alcuni errori di grammatica e sintassi che confermano una certa difficoltà a padroneggiare la lingua letteraria italiana.
La difficoltà a comprendere testi scritti in lingua italiana tipica della saggistica, che è un particolare tipo di lingua letteraria, non è che un riflesso di questa difficoltà generalizzata degli italiani di oggi.
Cosa dovrebbe fare l'università? rinunciare alla lingua saggistico-letteraria e produrre testi in lingua semplificata, colloquiale? Non lo credo: perché un giurista, nella sua carriera, ha proprio il compito di far da mediatore fra scritture formalizzate in modo letterario e la realtà dei suoi interlocutori. E' un tecnico della lingua specializzata del diritto. Dunque deve saper capire proprio quella lingua saggistica che vi pone tanti problemi. Perciò la critica ai manuali si può fare, ma nessun buon manuale dovrà rinunciare a fornire allo studente un testo scritto in lingua saggistica, perché è proprio questa operazione linguistica che costituisce il centro dell'attività del giurista. E in generale di ogni intellettuale.
Morale: se volete fare l'Università, vi dovete sobbarcare alla lettura di testi che capite solo se imparate a leggere la lingua letteraria-saggistica. Perché è questo che un laureato dovrebbe saper fare.

Anonimo ha detto...

Lo scrivere e l'esprimersi vanno di pari passo, ma è necessario che vengano esercitati insieme. Sicuramente è vero che chi non comprende un testo non è nemmeno in grado di comprendere un discorso, all'università però, ed in particolare nella nostra facoltà, ci si concentra solo ed esclusivamente sulla lettura. Si potrà controbattere che dopo cinque anni di liceo ormaii bisognerebbe saper scrivere, ma è vero anche che senza esercizio si perde l'abilità.
Leggere tutti i libri del mondo aiuterà di certo, ma se non ci si esercita a scrivere mi sembra normale che poi alla prima occasione si riscontrano errori di testo e sintassi. Errori che sono dovuti alla mancanza d'esercizio, ma anche, secondo me, alla scarsa attenzione della facoltà su questo punto. Miei colleghi di economia sono periodicamente coinvolti in progetti di gruppo, che richiedono il problem solving e si concludono sempre con una relazione, spesso scritta.

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con il Professore e con l'ultimo commento, lo studente deve far sua la lingua saggistica attraverso uno studio attento. E perchè lo studente sia indotto a riflettere, a porsi domande, i lavori di gruppo li ritengo molto utili, in questo modo ci si esercita a parlare con linguaggio tecnico ed anche sulla scrittura se è prevista una relazione finale scritta. L'università potrebbe fare qualcosina in più, ma anche noi studenti dovremmo essere più interattivi a lazione, dovremmo far nascere discussioni, essere parte attiva e non semplici ascoltatori e scrivani. A mio parer uno studio ottimale sarebbe una commistione tra una parte teorica(lo studio italiano)e una parte pratica (vedi il modello inglese). E poi molto sta anche alla cultura personale!

Anonimo ha detto...

Continuo a sostenere che se così tanti studenti hanno espresso difficoltà di comprensione del testo di Padoa-Schioppa evidentemente non è solo per una loro disattenta lettura o, peggio, a causa di una loro scarsa padronanza della lingua saggistica ma perchè effettivamente questo manuale presenta dei difetti suoi intrinseci. I capitoli sono slegati tra di loro, alcune nozioni sono spiegate in un modo così sintetico da essere quasi incomprensibili! Sorvola su dei passaggi e delle nozioni importanti e magari dedica intere pagine a elenchi di nomi e date difficilmente immagazzinabili nella mente di un povero studente.

Anonimo ha detto...

e qui gioca appunto un ruolo fondamentale la ricerca, gli approfondimenti. se prendi un codice ti offre soltanto gli articoli, dovresti essere tu, poi, ad avere la capacità di creare dei collegamenti per risolvere un determinato caso. è questo che deve insegnarci la nostra facoltà.

Anonimo ha detto...

Se cercate testi semplici cambiate facoltà!

Anonimo ha detto...

Professore si è accorto che su internet la maggior parte dei siti copiano esattamente le stesse parole del Cortese in maniera imbarazzante, siti autonomi che non mensionano affatto il nome Ennio Cortese. Mi sono trovato spessisimo in situazioni dove cercavo una spiegazione semplificata rispetto a quella del libro ma ho trovato pagine intere IDENTICHE al cortese, cme potrà mi essere una situazione del genere?? Comunico questa cosa a titolo unicamente informativo.

Anonimo ha detto...

Professore dato che ho appena letto il commento precedente le scrivo approposito di un argomento che ho cercato più e più volte su internet ma trovando anche io le stesse parole del manuale da noi usato. Il mio problema riguarda la definizione di "utarque lex" potrei avere una definizione magari più spicciola in modo da poter capire più facilmente quella del Cortese?

Anonimo ha detto...

Certo ragazzi se vi fermate a una lettura banale e superficiale è normale che non capite il cortese, che a mio parere è uno dei migliori libri universitari che io abbia letto finora.Se non capite qualche passo provate a rileggerlo e/o a fare dei collegamenti con altre parti del libro!Non è mica scritto in arabo,se non ci riuscite forse conviene che vi iscriviate a una facoltà scientifica!!!!

Anonimo ha detto...

Io vorrei fare una sola domanda: chi lavora tutti pomeriggi per pagarsi gli studi, dove dovrebbe trovare il tempo per venire a lezione, studiare e dare gli esami?
Il sistema universitario non premia chi, pur di non rinunciare agli studi, è disposto a dividersi in quattro; piuttosto li sfavorisce con testi comprensibili solo con le lezioni e agevolazioni ai frequentanti.
Ci sarebbe bisogno di un po' di meritocrazia: no ai libri che necessitano la mediazione dei prof. e no alle firme prese in aula per agevolare con esoneri o programmi ristretti i frequentanti che (beati loro), possono dedicarsi interamente ed esclusivamente al mondo dello studio.
Perdonate lo sfogo, ma è un sistema veramente sbagliato!
Vorrei sapere cosa ne pensa un professore.

Anonimo ha detto...

io condivido pienamente ciò che ha scritto l'ultimo collega!

Emanuele Conte ha detto...

Mi pare che la critica pacata e circostanziata del messaggio 4 giugno alle 10,30 sia da prendere in considerazione. In effetti, per me è molto difficile trovare un manuale da affiancare al testo di Cortese per coprire il programma sull'età moderna e fino all'Ottocento.
Questa difficoltà riflette una tradizione della materia, che è nata intorno al diritto medievale e ancora non ha prodotto una tradizione di manuali sul diritto moderno paragonabile a quella sul Medioevo. Per questo ho adottato un manuale con molte informazioni per considerarlo criticamente a lezione insieme agli studenti.
E qui veniamo all'ultimo commento, che solleva la questione degli studenti lavoratori, addirittura rifiutando i libri "che richiedono la mediazione dei professori". Ovviamente è una posizione che mi preoccupa, perché se fosse accettata mi licenzierebbero, giacché il mio lavoro sarebbe completamente inutile. E' l'idea che sta dietro alle Università telematiche, dove però c'è una certa mediazione dei docenti, con i quali gli studenti devono comunicare periodicamente in chat, oltre a seguire le lezioni registrate. La didattica telematica, in effetti, può esser considerata una possibile soluzione al problema degli studenti lavoratori, perché non li lascia soli con il loro libro, ma integra il libro con altre attività.
Ma ciò non toglie che un’Università sia una cosa diversa: è una comunità di studenti e docenti, un'impresa comune, una universitas, per l'appunto. E questa comunità si fa con tanti modi di comunicare che sono propriamente umani, e arricchiscono il rapporto didattico in modo straordinario. E allora, mi dispiace molto per chi non può frequentare, ma per far parte di questa comunità bisogna esserci, per imparare davvero e in profondità, mentre stare a casa a leggere può fornire una informazione, ma difficilmente una vera formazione.
Io non prendo firme e non faccio sconti ai frequentanti, ma so benissimo che chi non può venire all'Università è svantaggiato: non per le regole diverse o per i libri, ma perché studiare all'università è difficile, e farlo senza aiuto è difficilissimo.
Allora che fare? richiedere a tutti di meno per adeguare il livello allo studente lavoratore medio? Significherebbe abbassare l'asticella della preparazione e mortificare i più bravi, che spesso sono quelli che fanno vita universitaria. E alla fine rendere meno significativa l'impresa di chi ce la fa studiando da solo dopo il lavoro.

Anonimo ha detto...

Mi scusi ma se trova difficoltà nel trovare un libro da affiancare al corese, perchè non ne scrive uno lei? Ho frequentato le lezioni e devo dire che sono state abbastanza chiare, se si è incerti su libri da altri meglio esserlo su libri che seguono la stessa linea del professore.Tanto più per chi non frequenta!!

Anonimo ha detto...

Salve Professore, ho fatto il pre appello e sono passata, ma per motivi personali l'orale lo darò a settembre. Volevo chiederle se devo verbalizzare lo scritto o se basta solo che mi presento a Settembre per l'orale?

Emanuele Conte ha detto...

Lo scritto non si verbalizza. Resta nei nostri archivi per un anno.
Il libro non posso scriverlo perché non ho tempo: troppi studenti, troppe lezioni, troppe riunioni, troppe conferenze, troppe tesi, troppe tesine, troppi esami... Ci vorrebbe l'anno sabbatico, ma per ora non posso prenderlo!

Anonimo ha detto...

Ho finalmente iniziato il Padoa Schioppa!
Sono solo al terzo capitolo, devo dire comunque che il libro non è scritto assolutamente male....anzi ne sono rimasta molto affascinata.
Inoltre è davvero chiaro nell'esprimere i concetti!
Tuttavia mi permetto da studente, di fare una piccola critica all' effettivo eccessivo contenuto di nomi date ed opere di giuristi.
Sarebbe davvero complicato doverli memorizzare tutti.

Credo però che sia fondamentale leggere questo libro, nell'intento di capire le particolarità delle varie dottrine giuridiche dell'età moderna, e le loro differenze e i loro mutamenti rispetto a quelle delle scuole medievali,
senza soffermarsi troppo sul grande "ventaglio" di giuristi che hanno contribuito a fare la storia del diritto!
Certamente non si potranno trascurare quelli più importanti, i padri fondatori delle varie dottrine.

Se così non è, professore mi corregga.... perchè vorrà dire che dovrò imparare A MEMORIA tutti quei nomi!!!!! :D

Saluti! G.

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con il commento di G. sopra. anche io trovo il testo di padoa schioppa molto comprensibile; tuttavia molti nomi e avvenimenti secondo il mio parere bisogna tralasciarli e soffermarsi solo sui punti essenziali. non credo che la nostra memoria sia così estesa(almeno la mia ;)). a mio avviso meglio fare l'essenziale ma fatto bene che tante cose e non capire niente. è giusto professore? attendo un suo suggerimento. la ringrazio. con stima. L.

Emanuele Conte ha detto...

Certo: anche io non ricordo tutti i nomi che sono menzionati nei manuali. Ce ne sono che vanno ricordati perché sono rappresentativi di un'epoca o di una tendenza.

Anonimo ha detto...

grazie professore! lo immaginavo, anche se era meglio avere una conferma. buona giornata. L.

Anonimo ha detto...

Io mi sento di poter dire che dal punto di vista universitario avere modo di guardare con maniera critica un testo comparandolo con altri ,documentandosi tramite altre fonti e magari scoprendone anche i difetti sia la strada giusta! Questo sicuramente implica un "piccolo" sforzo in più per quanto riguada il nostro studio ma per quanto riguarda il mio percorso ho capito che la strada piu semplice e breve difficilmente è quella che porta a dei buoni risultati (e intendo non solo il voto d esame). per il resto e' vero! Il testo di Padoa Schioppa puo' risultare a prima vista confuso. Peró i concetti principali li trovo abbastanza chiari !

Anonimo ha detto...

gentile professore, volevo complimentarmi sul metodo che cercate di instillarci. personalmente, studiando adesso questa materia(non avendo sostenuto prima l esame), mi rendo conto che sarebbe stato giusto farlo al primo anno quindi consiglio vivamente a tutti di sostenere tale esame quanto prima in quanto forgia le menti con un metodo diverso,non mnemonicoo e sicuramente piu proficuo. un altro corso che consiglio a tutti è quello relativo alla redazione di atti e pareri che la nostra università offre. è la prassi piu che la teoria ad arricchire la nostra formazione.
laura

Anonimo ha detto...

Salve professore,
vorrei chiederle se la mia interpretazione circa un argomento trattato sia da Cortese sia da Padoa Schioppa è corretta.
Il problema riguarda la causa della storicizzazione delle leges giustinianee e lo sviluppo della scuola culta in Francia e non in Italia o in Germania. Ho notato che Padoa Schioppa è molto più “superficiale”, se posso permettermi, del Cortese nell’individuare questa causa. Egli dice che lo sviluppo del mos gallicus è dovuto alla presenza di un’autorità legislativa centrale in Francia, autorità che mancava in Italia. In pratica l’indirizzo critico della scuola culta portava a considerare il Corpus iuris civilis come un’opera dell’antichità, un monumento della cultura giuridica antica, quindi non un diritto valido in ogni tempo e in ogni luogo, ma un diritto ormai desueto che tale andava dichiarato; sulla base di questa considerazione alcuni giuristi auspicarono proprio l’intervento del sovrano per emanare leggi più adatte alle nuove esigenze della modernità. Una simile critica al diritto giustinianeo non poteva aversi in Italia o in Germania, perché in assenza di un sovrano forte non c’era alternativa al diritto romano comune. Quindi per Padoa Schioppa lo sviluppo di questa impostazione storicistica negli studi giuridici è dovuta a questioni “politiche”. Più semplicemente in Francia i giuristi sapevano che, pur dichiarando non più applicabile il diritto romano perché diritto antico, c’era un’autorità che poteva intervenire ed emanare un nuovo diritto, quindi non ebbero “paura” di considerare vecchio il diritto romano. Ho notato, invece, che Cortese va molto più a fondo, individuando la causa di questa differenza fra il metodo italiano e quello francese nella concezione che in Francia si aveva del diritto romano. Cortese dice che il diritto romano da sempre era visto come il diritto di un popolo invasore, quindi la Francia tendeva a considerare quelle regole o come frutto della ragione o del costume francese, non certo diritto imposto dall’Impero o dalle decretali. Cioè, sostanzialmente, tendevano a nascondere le origini romane di quel diritto che pur si applicava da secoli in Francia, lo consideravano un diritto consuetudinario laddove applicato e lo studiavano, quindi, come diritto “storico”, antico e non come diritto attuale (perché se era ancora attuale, lo era perché diritto consuetudinario, non perché imposto dall’Impero romano).
Non so se sono stato chiaro ma nota anche lei questa differenza fra i due autori oppure ho interpretato male io i manuali?

Anonimo ha detto...

Volevo rispondere al post precedente. Io ho rilevato che anche il Cortese in un certo senso fa riferimento alla situazione politica dei due territori affermando che in Francia cominciava ad affermarsi un'aspirazione al diritto nazionale cosa che in Italia era ancora prematura, e proprio sulle consuetudini del droit commun francese che si basò la politica dei sovrani per la costruzione di un ordinamento nazionale.