martedì 4 ottobre 2011

Diritto canonico e morale cristiana

Oggi vi ho posto una domanda: non dovete studiare per rispondere, ma solo riflettere su quello che sapete e su quello che avete ascoltato a lezione. Cosa distingue il diritto canonico dal precetto puramente morale? dove possiamo cogliere la differenza fra una norma giuridica e un principio di comportamento morale? E nella storia d'Europa, come si distingue il campo del diritto canonico da quello dell'educazione e del controllo ecclesiastico delle coscienze?
Provate a rispondere nei commenti a questo post.

6 commenti:

Beatrice ha detto...

Nel nostro caso questa domanda può in apparenza far sorgere dubbi dal momento che, essendo la Chiesa un'istituzione religiosa strettamente legata ai precetti morali, si può essere portati a credere che gli elementi del diritto canonico combacino con questi ultimi. In realtà, come abbiamo visto proprio oggi, non sempre le cose sono andate così: commercializzare, dare un valore terreno a qualcosa di spirituale come la preghiera, non fu certo una corretta attuazione dei principi della morale cattolica. Ad oggi molti errori del passato sono stati riconosciuti e corretti, ma indipendentemente da questo, per capire il rapporto che c'è fra diritto canonico e morale, si può fare un paragone con l'ordinamento giuridico italiano.
La legislazione attualmente valida ed in vigore in Italia trova le sue fondamenta nei principi cardine descritti proprio nei primi articoli della Costituzione. Il Legislatore infatti si è preoccupato di garantire che quei principi venissero rispettati dandogli attuazione in molti ambiti diversi, eppure nessun articolo, ad esempio, del Codice Civile corrisponde ad un precetto costituzionale. Si tratta semplicemente di una gerarchia di fonti, dove la Costituzione è di rango superprimario ed il resto della legislazione è a lei subordinata. Volgarizzando il tutto per comprendere meglio il paragone, si può dire che la Costituzione è "la Bibbia" della legislazione.
Così, come i principi Costituzionali sono stati elaborati ed applicati, anche i precetti morali contenuti nella Bibbia e nelle Sacre Scritture sono state applicate alle leggi di diritto canonico che regolano le istituzioni religiose. La morale in questo caso è la fonte superprimaria, mentre il diritto canonico è la fonte subordinata alla quale la morale deve essere applicata.

Anonimo ha detto...

A mio avviso la questione potrebbe essere impostata partendo dal presupposto che si tratta comunque di una confessione legata alla morale di una società profondamente religiosa, dove la vita terrena risulta essere qualcosa di irrilevante rispetto alla salvezza eterna. Per quanto riguarda l'aspetto più strettamente giuridico che caratterizza la nascita del diritto canonico, questo oltre ad essere un elemento che si sviluppa insieme e per la società, risponde all'esigenza da un lato di limitare le ingerenze imperiali sottolineando l'autonomia della chiesa e dall'altro è un ulteriore elemento di coesione interna.

Marcello Avvisati ha detto...

Secondo me, il diritto canonico si differenzia dal precetto puramente morale per il semplice fatto che il primo è un insieme di norme giuridiche che l'istituzione Chiesa riconosce al suo interno e applica e che dunque può comportare sanzioni per chi non ne osserva il contenuto; il precetto puramente morale riguarda invece la sfera dell'etica, della morale cristiana cioè delle "regole" che la religione pone per i fedeli. Queste regole non hanno però valore giuridico, equivalgono a dei consigli, sono precetti che la Chiesa dà ai fedeli, il cui rispetto garantisce una piena e serena vita religiosa. Basti pensare al senso di colpa, che induce il fedele che abbia commesso peccati a recarsi presso il confessionale di una Chiesa, dove un sacerdote può offrirgli il perdono. Nell'eventualità in cui invece un soggetto che abbia contratto matrimonio religioso voglia scioglierlo (ad esempio perchè desidera fortemente un figlio, la moglie oppone diniego, ma senza avergli palesato la sua volontà di non procreare prima della contrazione del matrimonio)in maniera tale da tornare nella stessa condizione in cui si trovava prima di contrarlo (come se non si fosse mai sposato), si deve rivolgere necessariamente ad un magistrato della Sacra Rota e quindi della Chiesa.

valerio duranti ha detto...

senza alcuna base provo a dare una risposta: la differenza sta nel fatto che nel diritto canonico la Chiesa ha previsto, in primis, norme che regolassero la struttura gerarchica della stessa, fortemente influenzata (come ci aveva spiegato oggi) dall' impero e dalla sua organizzazione politica; se è vero poi che con l'Episcopalis Audentia di Costantino le controversie potevano essere giudicate da un vescovo, in questo momento vediamo iniziare quella giurisdizione ecclesiastica che necessiterà poi di essere racchiusa in una codificazione, che dovrà essere però non una raccolta di norme di stampo morale, bensì tendenti a risolvere casi pratici o che stabiliscano certe determinate regole (per diventare preti bisogna aver studiato per tot anni..); un governo della totalità dei fedeli ha bisogno a monte di un ordinamento che lo regoli. e questo è il diritto canonico.
nel precetto morale invece troviamo quei principi fondamentali che accomunano gli uomini, fatti propri nella storia dalla Chiesa e da Cristo, che possiamo far coincidere con il diritto naturale e con ciò che Lei oggi aveva spiegato: il diritto divino, ciò che non poteva essere in alcun modo modificato o abrogato perché proveniente dall'Alto e siccome insito in ogni uomo, usato dalla Chiesa come arma di controllo nei secoli.

F.F ha detto...

il valore normativo e la capacità cogente del diritto canonico si distingue dal precetto puramente morale per la scelta da parte dei fedeli di sottoporsi a tale ordinamento giuridico.Le norme giuridiche acquistano il valore giuridico in quanto effettivamente osservate ed applicate.Un ordinamento giuridico in quanto frutto della volontà dei cittadini può avere ad oggetto anche precetti puramente morali.Il punto dal quale lei ci ha consigliato di partire:la differenza fra confessione e giudizio,mi fa pensare al duplice ruolo della chiesa cattolica.Da un lato il ruolo del potere spirituale e dall'altro il ruolo della chiesa come portatrice del messaggio divino.Così nella confessione avremo un giudice/pastore,che giudica per riportare l anima smarrita sulla diritta via,che promuove il principio assoluto del perdono come risoluzione di qualunque problema ; dall altro l'autorità giudiziaria che giudica,pur se in base a criteri discrezionali ed inquisitori,sulla base di un potere conferitogli dalla volontà stessa dei fedeli.Il problema principale,a mio parere, fu l uso della superstizione e dell ignoranza per accrescere il valore giuridico del potere spirituale , poichè derivante da Dio,manipolando e stravolgendo completamente quelli che erano e sono i principi della religione cristiana.D'altronde in un periodo di decadenza parole come:beati coloro che soffrono perchè loro è il regno dei cieli o il sapere che vi fosse qualcuno che assicurasse una vita migliore aveva una certa rilevanza.Ma il nucleo della questione sta nel problema già identificato da Aristotele:qualunque potere ha un risvolto negativo contrario e il potere spirituale divenne il nuovo modo della classe dirigente di controllare il popolo nascondendosi dietro valori di pietà e fratellanza.La stessa chiesa cattolica in seguito alle tesi luterane con la controriforma cattolica dovette modificare molti istituti giuridici presenti nel suo ordinamento (es.abolizione indulgenze,simonia,nepotismo)poichè non tutelati dai principi sulla quale si fonda.Al giorno d'oggi esistono ancora ordinamenti basati su precetti religiosi e sono validi in quanto riconosciuti ed osservati.Ciò che comportò la degenerazione del diritto fu quel fenomeno chiamato particolarismo giuridico per cui venne meno la certezza del diritto e la possibilità effettiva di controllarne l applicazione.

Marco Bachetti ha detto...

Il diritto canonico integra i precetti della morale cristiana con norme riguardanti l'organizzazione interna della Chiesa, la strutturazione e certi comportamenti da adottare con le conseguenti sanzioni. Un codice di diritto, in qualsiasi caso, si pone il fino di armonizzare ed unificare tra di loro norme di carattere giuridico e anche morale fino ad allora non facilmente identificabili o comunque disordinate. Dal punto di vista dei contenuti non vedo questa grande differenza, anzi ritengo che un codice di diritto sia necessario per un'istituzione come la Chiesa cattolica che ha una forte dimensione sociale e comunitaria e che non vuole che la religione venga ridotta a fattore puramente intimistico e spirituale, quale potrebbe essere una semplice filosofia di vita.