Il prostrarsi della massima istituzione imperiale, ai piedi del vescovo mostra esattamente il profondo rispetto e timore che l'impero nutre per la chiesa, particolarmente l'imperatore che come sappiamo, per paura della punizione divina si è pentito davanti a sant'Ambrogio ed ha fatto una penitenza. Il primo a fare una pentenza in pubblico fu proprio Teodosio. Agli occhi dei sudditi questo evento è apparso molto commovente, e forse li ha anche avvicinati di più agli ideali ecclesiastici.....
Sono d'accordo con gli altri! Probabilmente queste due immagini raffigurano l'imperatore Teodosio che si inginocchia ai piedi di S.Ambrogio dopo la strage di Tessalonica. Senz'altro le immagini rappresentano non più una formale ma una sostanziale sudditanza dell'imperatore al Papa. Questo però secondo me non vuol dire che la supremazia della Chiesa fosse riconosciuta su tutto, ma sta a sottolineare ancora di più quella summa divisio di poteri: potere temporale dell'Imperatore e spirituale del Papa. Teodosio è pentito e si sottopone alla penitenza per un timore di Dio, per scrupolo spirituale, di certo ciò non cancella il potere dell'Imperatore.
Volevo inoltre rispondere a Marco, andando anche fuori tema: non penso che la Chiesa voglia comandare su tutto. Probabilmente ti riferisci all'ingerenza ecclesiastica in materia politica. Io credo che ognuno di noi sia libero di pensare ciò che vuole e di esprimere liberamente il suo pensiero, e questo possono farlo anche Vescovi , Cardinali, Papi. E' vero che quello che dicono condiziona molti credenti, ma sta nell'intelligenza di ognuno di questi ultimi analizzare, capire, essere d'accordo o meno. Nessuno obbliga nessuno, ma visto che l'uomo è un animale politico e la politica fa parte della nostra società secondo me è impossibile che la Chiesa non si occupi di argomenti che condizionano la nostra vita. Scusate il fuori tema. Buona serata a tutti
La prima e la seconda immagine esprimono il delicato rapporto tra impero e chiesa, analizzato alla luce di una sostanziale aubordinazione della corona al potere spirituale. Queste immagini non sono altro che la trasposizione in chiave figurativa della massima ambrogiana secondo cui "L'impero è nella Chiesa e non al di sopra della Chiesa". Ciò significa che l'imperatore, in quanto uomo, è quotidianamente chiamato a confrontarsi con una legge morale, che è uguale per tutti, e di cui autorevoli ministri sono solo i pastori di anime. Non c'è quindi corona, o scettro, o potere temporale che tenga dinnanzi ad una legge comune che, in quanto tale, unisce tutte le coscienze di tutti gli uomini indistintamente. Per entrare nello specifico, la prima immagine rappresenta il forte gesto di rifiuto compiuto da Sant'Ambrogio nei confronti di Tedodosio, probabilmente (e qui azzardo un'ipotesi)a seguito della sua avvenuta conoscenza del peccato di cui si era macchiato teodosio e che consisteva nell'aver massacrato una quantità sorprendente di uomini innocenti. Ma a mio parere è la seconda immagine che più della prima rivela il rapporto sussistente tra impero e chiesa. Teodosio si prostra ai piedi del vescovo per riceverne il perdono per timore di essere oggetto di una pena maggiore nel regno dell'Aldilà. E proprio il riconoscimento al vescovo del potere di redimere la sua coscienza, oramai macchiata di un crimine ingiustificato, suggerisce un'interpretazione di questo rapporto incentrata sulla sostanziale subordinazione (ma forse sarebbe più corretto dire del sostanziale riconoscimento) della forza della legge morale, di cui il vescovo diviene portavoce, rispetto ad un mero potere imperiale. Attendo correzioni. Grazie.
anche io sono d'accordo con gli altri miei colleghi in quanto la massima autortià dell'impero si inchina a colui che rappresnta la chiesa. Questo sta a significare che la Chiesa ha quasi pieni poteri sull'impero e l'impero per ottenere protezione e sostegno di sottomette al Chiesa... quindi potere episcopale.
volevo risponde al collega Marco, oggi la chiesa si interessa di questioni sociali solo dopo che accadono eventi che potrebbero essere evitati.
Molto buona la lettura proposta dalla matricola 403031 che vede riflessa nelle due immagini la massima "Imperator intra ecclesiam non supra ecclesiam est". Sono corrette le risposte date dalle m. 402830 e 400710 nella misura in cui accennano alla natura unicamente spirituale della sottomissione di Teodosio al vescovo Ambrogio. Non sono corrette le altre risposte che vedono una superiorità della Chiesa sull'Impero a livello istituzionale. La massima richiamata dice che "l'imperatore", e non l'impero, è nella Chiesa, il che vuol dire che l'imperatore - in qualità di fedele cristiano -obbedisce all'autorità del Papa soltanto "in spiritualibus". Ciò non ha nulla a che vedere con l'idea di un impero subordinato all'istituzione della Chiesa. Fate perciò molta più attenzione a distinguere questi concetti.
Purtroppo ho avuto la possibilità di collegarmi solo oggi. Comunque non posso che concordare con quanto detto. La raffigurazione propone la sottomissione dell'imperatore in quanto uomo e non in quanto rappresentante dell'Impero. Nel rapporto Stato-Chiesa, e nella conseguente subordinazione di uno nei confronti dell'altro, bisogna sempre fare attenzione e capire se il soggetto in questione si presenta come fedele o come semplice cittadino dello Stato. Teodosio,infatti, nel pentirsi è mosso dalla semplice spiritualità e con questo gesto non intende riconoscere la superiorità della Chiesa(al massimo cerca collaborzione!).
salve vorrei sapere s eil docente per chi appartiene al canale a-l ordinamento ad esaurimento 3+2 è il prof.conte come suggeritomi dal prof. ascheri. grazie
Scusate l'intromissione: volevo solo complimentarmi per questa idea di commentare le opere d'arte nelle quali è possibile ritrovare dei significativi riferimenti a vicende e concetti familiari a chi studia la storia del diritto. Spero che questa serie continui per riflettere un po' e soprattutto per leggere le interessanti osservazioni degli studenti!
ciao a tutti!... dato che nelle prossime tre lezioni non potrò essere presente volevo chiedere se per favore qualcuno potesse gentilmente riassumermene il contenuto...grazie...a buon rendere!!!
ciao! volevo fare una domanda...non mi è molto chiara la problematica riguardante il riaffiorare della stipulatio, che si dice scomparsa in alto medioevo, nel XII sec. il libro parla degli studi di un notaio irneriano, ma non sono riuscita a capirne ben il senso. è il III capitolo del manuale, pagina 76. se qualcuno ci è arrivato e può darmi una dritta lo ringrazio molto!
Per quanto riguarda la parte medievale è confermato il testo di Ennio Cortese, Le grandi linee della storia giuridica medievale; mentre per quanto concerne quella moderna, vi chiediamo di attendere ancora un po' perchè il Prof. Conte sta valutando se adottare un nuovo manuale. Non appena il programma sarà definito, ve lo comunicheremo a lezione e su questo blog.
Scusate è importante..volevo sapere se questa settimana le lezioni si terranno normalmente..perchè ho saputo che alcuni professori hanno sospeso le lezioni per questa settimana relativamente alla pasqua..
scusate, ma oggi a lezione quando il prof. ha cominciato a parlare della stipulatio ed emancipatio, mi sono persa... c'è qualcuno che me lo può rispiegare?? grazie mille!!
Ciao Roberta. Allora oggi il professore ha introdotto il capitolo dedicato a Giustiniano e alla sua figura politica e culturale. Il progetto giustinianeo riguardava la restaurazione della magnificenza Romana che egli intendeva realizzare su due versanti: 1) campagna di riconquista dell'occidente; 2) riforma delle leges e degli iura, proseguendo gli intenti di Teodosio là dove egli aveva fallito. Le costituzioni contenute nel codice Teodosiano, così come quelle nel codice Giustinianeo furono epurate di tutte le parti organizzative e di commento, armonizzate secondo il diritto vigente. Il Codice fu promulgato nel 528. Giustiniano non si fermò alla sola collezione di leges, ma operò la ben più ardita compilazione di iura. Le leges corrispondono alle disposizioni imperiali e hanno carattere immediatamente vincolante. Esse sono sempre esistite, nel periodo monarchico come leges regiae e nel periodo repubblicano con le leges datae e rogatae. Gli iura invece sono i responsa giurisprudenziali che inizialmente erano pronunziate dai pontefici in segreto, e solo con Tiberio Coruncanio divennero pubbliche e quindi iniziano a dettare un orientamento giuridico ben preciso. Gli iura, proprio per il loro fatto di essere suscettibili di interpretazione, nel momento in cui diventavano leggi anch'essi e quindi vincolanti, dovevano essere semplificati e ridotti alla sola parte prescrittiva. Gli iura selezionati e interpolati furono contenuti nel secondo libro quello del Digesto (in 50 libri), opera monumentale del 533. Nello stesso anno Giustiniano promulgò le Istituzioni, su modello di Gaio, e realizzò la riforma degli studi giuridici. La compilazione giustinianea pretendeva di porsi come definitiva e immodificabile. Questa presunzione vacillò, vivendo Giustiniano stesso, il quale introdusse tante e tali norme che lo obbligarono a riscrivere ex novo un secondo codice, il Codex repetitae praelectionis, nel 534. Il professore ha parlato di follia in questo imperatore visionario che precorreva i tempi: la sua compilazione infatti non fu capita ai suoi tempi, era anacronistica per un popolo rozzo e imbarbarito. A testimonianza di ciò, infatti, ci è rimasta solo una copia del Digesto che fortunatamente si era conservata in un monastero nell'Italia meridionale e che intorno all'anno 1000 fu portata prima a Pisa col nome di Pandette (cioè che contiene tutto) e da lì giunse come bottino di guerra a Firenze (dove a tutt'ora si trova, conservata nella michelangiolesca Biblioteca Laurenziana). Ci si è posti la questione della sopravvivenza delle riforme Giustinianee nei secoli successivi la sua morte. Risulta infatti da un documento notarile del XII secolo che erano ancora in uso istituti quali la stipulatio e la mancipatio che Giustiniano aveva espressamente abrogato. Ma questo aspetto non deve farci supporre che Giustiniano fosse stato dimenticato dopo la sua morte, in quanto tali forme potevano essere usate dai notai per dare maggior solennità al contratto, forse su reminescenze del Digesto, ma non è una prova determinante, vista anche i numerosi secoli che intercorrono tra le esigenze giuridiche del VI e VII secolo e quelle del Medioevo ormai nella sua fase centrale.
Scusate per gli errori di ortografia i maschili al posto dei femminili le maiuscole e le minuscole; poi a tutt'ora è obbrobrioso. Facciamo come se fosse un discorso colloquiale se no non se ne esce fuori. ciao buono studio
Ciao a tutti per favore qualcuno potrebbe dirmi fino a quando ci saranno le vacanza di pasqua??? gira voce che l'università ricominci il 1 aprile! non ci sto capendo più niente! Se potessimo saperlo tutti quelli che partono possono organizzarsi per quando tornare! Grazie in anticipo!!!
Nè la data nè i capitoli compresi nella prova sono stati ancora fissati. Non appena lo faremo ve lo comunicheremo. Il mio consiglio è di cercare di studiare di pari passo con le lezioni in modo da essere preparati in ogni momento.
Volevo rispondere a Gioia che dice di essersi persa nel momento in cui il professore ha cominciato a parlare di stipulatio e mancipatio. Senza schematizzare di nuovo il contenuto della lezione, cosa già fatta da Antonio,parto semplicemente dal quesito sollevato dal professore: in che misura la compilazione giustinianea è stata accolta dalla società del suo tempo? Per rispondere a questa domanda possiamo fare riferimento a due elementi. A quella che è stata la tradizione del testo ( dal lat. tradere, ossia tramandare in questo caso ) oppure possiamo analizzare quanto la società si sia adeguata alle riforme di Giustiniano nel campo del diritto privato. Per quanto riguarda il primo punto, già dal fatto che possediamo un solo manoscritto del Digesto, si può capire come la compilazione risulti anacronistica rispetto ai tempi in cui è stata scritta, distante dalla contingenza del tempo. Come ha detto Antonio il manoscritto che possediamo è stato rinvenuto nell'XI secolo a Pisa e portato successivamente a Firenze da Lorenzo il Magnifico, dove si trova tutt'ora, nella Biblioteca Laurenziana per l'appunto, con il nome di "Pandette fiorentine". Per quanto riguarda il secondo punto, il professore ha semplicemente riportato quello che è stato un studio critico di Cortese e di altri storici del diritto. Nel Medioevo cominciamo ad avere testimonianza scritta dei contratti, grazie all'opera dei notai. Per merito loro possiamo sapere quali istituti erano in uso in un determinato periodo e quali no. Per quanto riguarda la stipulatio, essa aveva una rigida forma che era basata sul fare una domanda e ricevere una risposta coerente con essa. Giustiniano abolisce la formalità della stipulatio, il nucleo della promessa deve essere l'accordo tra le persone che la fanno. Come può esserci utile questa informazione per sapere se l'opera di Giustiniano ha avuto effetti nel diritto privato? Nel XII sec. abbiamo testimonianza di documenti notarili che testimoniano che all'epoca ci si obbligava ancora con stipulatio. Ciò potrebbe essere la prova che la compilazione non ha causato reali riforme. Ancora possiamo pensare alla mancipatio, negozio che si fonda sulla distinzione arcaica tra res mancipi e res nec mancipi, una distinzione molto primitiva. Giustiniano abolisce implicitamente la mancipatio abolendo la distinzione tra res mancipi e nec mancipi. La mancipatio però sembra rispuntare fuori da alcune compilazioni longobarde. In conclusione: certo è che da due testi non si possono trarre conclusioni su secoli di storia del diritto, ma questi documenti, uniti alle informazioni che abbiamo della società del periodo di Giustiniano possono contrubuire a spiegarci quanto si è radicato nella società il diritto giustinianeo. Il professore continuerà a parlare di questo argomento domani.
Volevo aggiungere qualcosa della lezione di oggi per Roberta che non c'era. Per quanto riguarda il Digesto la sua compilazione fu affidata da Giustiniano ad una commissione di giuristi (coinvolse tutti quelli che avevano abbastanza conoscenze, vista la enormità del lavoro commissionato), che avevano il compito di interpretare, sintetizzare e organizzare gli iura, che oramai erano diventati norme a tutti gli effetti. Il lavoro consisteva nell'estrapolare i brani di diversi giureconsulti che riguardavano il medesimo argomento e che vennero raccolti sotto il medesimo titolo (ad esempio "la compravendita").
Per quanto riguarda la terza parte della compilazione giustinianea, le istituzioni, esse riprendono le Instituziones di Gaio anche nella divisione dei temi: cose, persone e azioni. Le Istituzioni di Giustiniano servivano perchè la cultura non era in grado di comprendere neanche le semplici Istituzioni di Gaio, figuriamoci il Digesto e il Codice giustinianei!
Giustiniano riforma anche il corso di studi (innalzato a 5 anni), anche facendo sorgere nuove scuole; egli utopisticamente, pensava che tutto questo sarebbe servito a fermare quella decadenza che ormai era inarrestabilmente in atto, nonché a bloccare l'evoluzione del diritto perché convinto della perfezione delle sue opere e quindi della loro immutabilità. Il prof. ha definito la Compilazione come un "corpo estraneo al suo tempo" (v. anche il fatto che era stata scritta in latino in un mondo non più latino), ma è anche questo che, paradossalmente, l'ha resa una delle opere (giuridiche ma non solo) più importanti che abbiamo.
Spero di averti aiutato (Roberta) ad aggiungere qualcosa!!!
31 commenti:
Qualcuno sa leggere in queste due immagini i rapporti tra Chiesa e Impero?
L'IMPERO è SOTTOMESSO ALLA CHIESA
SI CONFERMO L IMPERO E SOTTOMESSO ALLA CHIESA E ACHE OGGI E LO STESSO CON LA CHIESA CHE VUOLE COMANDARE SU TUTTO QUANTO.
Il prostrarsi della massima istituzione imperiale, ai piedi del vescovo mostra esattamente il profondo rispetto e timore che l'impero nutre per la chiesa, particolarmente l'imperatore che come sappiamo, per paura della punizione divina si è pentito davanti a sant'Ambrogio ed ha fatto una penitenza. Il primo a fare una pentenza in pubblico fu proprio Teodosio. Agli occhi dei sudditi questo evento è apparso molto commovente, e forse li ha anche avvicinati di più agli ideali ecclesiastici.....
Sono d'accordo con gli altri!
Probabilmente queste due immagini raffigurano l'imperatore Teodosio che si inginocchia ai piedi di S.Ambrogio dopo la strage di Tessalonica. Senz'altro le immagini rappresentano non più una formale ma una sostanziale sudditanza dell'imperatore al Papa. Questo però secondo me non vuol dire che la supremazia della Chiesa fosse riconosciuta su tutto, ma sta a sottolineare ancora di più quella summa divisio di poteri: potere temporale dell'Imperatore e spirituale del Papa. Teodosio è pentito e si sottopone alla penitenza per un timore di Dio, per scrupolo spirituale, di certo ciò non cancella il potere dell'Imperatore.
Volevo inoltre rispondere a Marco, andando anche fuori tema: non penso che la Chiesa voglia comandare su tutto. Probabilmente ti riferisci all'ingerenza ecclesiastica in materia politica. Io credo che ognuno di noi sia libero di pensare ciò che vuole e di esprimere liberamente il suo pensiero, e questo possono farlo anche Vescovi , Cardinali, Papi. E' vero che quello che dicono condiziona molti credenti, ma sta nell'intelligenza di ognuno di questi ultimi analizzare, capire, essere d'accordo o meno. Nessuno obbliga nessuno, ma visto che l'uomo è un animale politico e la politica fa parte della nostra società secondo me è impossibile che la Chiesa non si occupi di argomenti che condizionano la nostra vita.
Scusate il fuori tema.
Buona serata a tutti
La prima e la seconda immagine esprimono il delicato rapporto tra impero e chiesa, analizzato alla luce di una sostanziale aubordinazione della corona al potere spirituale. Queste immagini non sono altro che la trasposizione in chiave figurativa della massima ambrogiana secondo cui "L'impero è nella Chiesa e non al di sopra della Chiesa". Ciò significa che l'imperatore, in quanto uomo, è quotidianamente chiamato a confrontarsi con una legge morale, che è uguale per tutti, e di cui autorevoli ministri sono solo i pastori di anime. Non c'è quindi corona, o scettro, o potere temporale che tenga dinnanzi ad una legge comune che, in quanto tale, unisce tutte le coscienze di tutti gli uomini indistintamente. Per entrare nello specifico, la prima immagine rappresenta il forte gesto di rifiuto compiuto da Sant'Ambrogio nei confronti di Tedodosio, probabilmente (e qui azzardo un'ipotesi)a seguito della sua avvenuta conoscenza del peccato di cui si era macchiato teodosio e che consisteva nell'aver massacrato una quantità sorprendente di uomini innocenti. Ma a mio parere è la seconda immagine che più della prima rivela il rapporto sussistente tra impero e chiesa. Teodosio si prostra ai piedi del vescovo per riceverne il perdono per timore di essere oggetto di una pena maggiore nel regno dell'Aldilà. E proprio il riconoscimento al vescovo del potere di redimere la sua coscienza, oramai macchiata di un crimine ingiustificato, suggerisce un'interpretazione di questo rapporto incentrata sulla sostanziale subordinazione (ma forse sarebbe più corretto dire del sostanziale riconoscimento) della forza della legge morale, di cui il vescovo diviene portavoce, rispetto ad un mero potere imperiale. Attendo correzioni. Grazie.
anche io sono d'accordo con gli altri miei colleghi in quanto la massima autortià dell'impero si inchina a colui che rappresnta la chiesa.
Questo sta a significare che la Chiesa ha quasi pieni poteri sull'impero e l'impero per ottenere protezione e sostegno di sottomette al Chiesa... quindi potere episcopale.
volevo risponde al collega Marco, oggi la chiesa si interessa di questioni sociali solo dopo che accadono eventi che potrebbero essere evitati.
Molto buona la lettura proposta dalla matricola 403031 che vede riflessa nelle due immagini la massima "Imperator intra ecclesiam non supra ecclesiam est".
Sono corrette le risposte date dalle m. 402830 e 400710 nella misura in cui accennano alla natura unicamente spirituale della sottomissione di Teodosio al vescovo Ambrogio.
Non sono corrette le altre risposte che vedono una superiorità della Chiesa sull'Impero a livello istituzionale. La massima richiamata dice che "l'imperatore", e non l'impero, è nella Chiesa, il che vuol dire che l'imperatore - in qualità di fedele cristiano -obbedisce all'autorità del Papa soltanto "in spiritualibus". Ciò non ha nulla a che vedere con l'idea di un impero subordinato all'istituzione della Chiesa.
Fate perciò molta più attenzione a distinguere questi concetti.
Purtroppo ho avuto la possibilità di collegarmi solo oggi.
Comunque non posso che concordare con quanto detto.
La raffigurazione propone la sottomissione dell'imperatore in quanto uomo e non in quanto rappresentante dell'Impero.
Nel rapporto Stato-Chiesa, e nella conseguente subordinazione di uno nei confronti dell'altro, bisogna sempre fare attenzione e capire se il soggetto in questione si presenta come fedele o come semplice cittadino dello Stato.
Teodosio,infatti, nel pentirsi è mosso dalla semplice spiritualità e con questo gesto non intende riconoscere la superiorità della Chiesa(al massimo cerca collaborzione!).
salve vorrei sapere s eil docente per chi appartiene al canale a-l ordinamento ad esaurimento 3+2 è il prof.conte come suggeritomi dal prof. ascheri. grazie
Scusate l'intromissione: volevo solo complimentarmi per questa idea di commentare le opere d'arte nelle quali è possibile ritrovare dei significativi riferimenti a vicende e concetti familiari a chi studia la storia del diritto. Spero che questa serie continui per riflettere un po' e soprattutto per leggere le interessanti osservazioni degli studenti!
http://nonsiamosolomatricole.blogspot.com/
VENITEMI A TROVARE
ciao a tutti!...
dato che nelle prossime tre lezioni non potrò essere presente volevo chiedere se per favore qualcuno potesse gentilmente riassumermene il contenuto...grazie...a buon rendere!!!
ciao! volevo fare una domanda...non mi è molto chiara la problematica riguardante il riaffiorare della stipulatio, che si dice scomparsa in alto medioevo, nel XII sec. il libro parla degli studi di un notaio irneriano, ma non sono riuscita a capirne ben il senso. è il III capitolo del manuale, pagina 76. se qualcuno ci è arrivato e può darmi una dritta lo ringrazio molto!
volevo sapere se il libro ed il programma d'esame è ancora quello indicato sul blog, cioè quello di birocchi . grazie
Per quanto riguarda la parte medievale è confermato il testo di Ennio Cortese, Le grandi linee della storia giuridica medievale; mentre per quanto concerne quella moderna, vi chiediamo di attendere ancora un po' perchè il Prof. Conte sta valutando se adottare un nuovo manuale. Non appena il programma sarà definito, ve lo comunicheremo a lezione e su questo blog.
Scusate è importante..volevo sapere se questa settimana le lezioni si terranno normalmente..perchè ho saputo che alcuni professori hanno sospeso le lezioni per questa settimana relativamente alla pasqua..
Le lezioni di storia del diritto dovrebbe svolgersi regolarmente fino a mercoledì. Eventuali sospensioni verranno comunicate certamente domani.
scusate, ma oggi a lezione quando il prof. ha cominciato a parlare della stipulatio ed emancipatio, mi sono persa... c'è qualcuno che me lo può rispiegare?? grazie mille!!
Oggi non sono potuta venire a lezione..qualcuno può dirmi di cosa si è parlato? grazie..
Ciao Roberta. Allora oggi il professore ha introdotto il capitolo dedicato a Giustiniano e alla sua figura politica e culturale. Il progetto giustinianeo riguardava la restaurazione della magnificenza Romana che egli intendeva realizzare su due versanti: 1) campagna di riconquista dell'occidente; 2) riforma delle leges e degli iura, proseguendo gli intenti di Teodosio là dove egli aveva fallito.
Le costituzioni contenute nel codice Teodosiano, così come quelle nel codice Giustinianeo furono epurate di tutte le parti organizzative e di commento, armonizzate secondo il diritto vigente. Il Codice fu promulgato nel 528. Giustiniano non si fermò alla sola collezione di leges, ma operò la ben più ardita compilazione di iura. Le leges corrispondono alle disposizioni imperiali e hanno carattere immediatamente vincolante. Esse sono sempre esistite, nel periodo monarchico come leges regiae e nel periodo repubblicano con le leges datae e rogatae. Gli iura invece sono i responsa giurisprudenziali che inizialmente erano pronunziate dai pontefici in segreto, e solo con Tiberio Coruncanio divennero pubbliche e quindi iniziano a dettare un orientamento giuridico ben preciso. Gli iura, proprio per il loro fatto di essere suscettibili di interpretazione, nel momento in cui diventavano leggi anch'essi e quindi vincolanti, dovevano essere semplificati e ridotti alla sola parte prescrittiva. Gli iura selezionati e interpolati furono contenuti nel secondo libro quello del Digesto (in 50 libri), opera monumentale del 533. Nello stesso anno Giustiniano promulgò le Istituzioni, su modello di Gaio, e realizzò la riforma degli studi giuridici. La compilazione giustinianea pretendeva di porsi come definitiva e immodificabile. Questa presunzione vacillò, vivendo Giustiniano stesso, il quale introdusse tante e tali norme che lo obbligarono a riscrivere ex novo un secondo codice, il Codex repetitae praelectionis, nel 534. Il professore ha parlato di follia in questo imperatore visionario che precorreva i tempi: la sua compilazione infatti non fu capita ai suoi tempi, era anacronistica per un popolo rozzo e imbarbarito. A testimonianza di ciò, infatti, ci è rimasta solo una copia del Digesto che fortunatamente si era conservata in un monastero nell'Italia meridionale e che intorno all'anno 1000 fu portata prima a Pisa col nome di Pandette (cioè che contiene tutto) e da lì giunse come bottino di guerra a Firenze (dove a tutt'ora si trova, conservata nella michelangiolesca Biblioteca Laurenziana). Ci si è posti la questione della sopravvivenza delle riforme Giustinianee nei secoli successivi la sua morte. Risulta infatti da un documento notarile del XII secolo che erano ancora in uso istituti quali la stipulatio e la mancipatio che Giustiniano aveva espressamente abrogato. Ma questo aspetto non deve farci supporre che Giustiniano fosse stato dimenticato dopo la sua morte, in quanto tali forme potevano essere usate dai notai per dare maggior solennità al contratto, forse su reminescenze del Digesto, ma non è una prova determinante, vista anche i numerosi secoli che intercorrono tra le esigenze giuridiche del VI e VII secolo e quelle del Medioevo ormai nella sua fase centrale.
Scusate per gli errori di ortografia i maschili al posto dei femminili le maiuscole e le minuscole; poi a tutt'ora è obbrobrioso. Facciamo come se fosse un discorso colloquiale se no non se ne esce fuori. ciao buono studio
Ciao a tutti per favore qualcuno potrebbe dirmi fino a quando ci saranno le vacanza di pasqua??? gira voce che l'università ricominci il 1 aprile! non ci sto capendo più niente! Se potessimo saperlo tutti quelli che partono possono organizzarsi per quando tornare!
Grazie in anticipo!!!
Mercoledì 26 marzo ci sarà di nuovo lezione di storia del diritto nel consueto orario.
Grazie dottoressa per la celere risposta, un ultima cosa, la data dell'esonero è già stata decisa più o meno?
Grazie in anticipo
Nè la data nè i capitoli compresi nella prova sono stati ancora fissati. Non appena lo faremo ve lo comunicheremo.
Il mio consiglio è di cercare di studiare di pari passo con le lezioni in modo da essere preparati in ogni momento.
Volevo rispondere a Gioia che dice di essersi persa nel momento in cui il professore ha cominciato a parlare di stipulatio e mancipatio.
Senza schematizzare di nuovo il contenuto della lezione, cosa già fatta da Antonio,parto semplicemente dal quesito sollevato dal professore: in che misura la compilazione giustinianea è stata accolta dalla società del suo tempo?
Per rispondere a questa domanda possiamo fare riferimento a due elementi. A quella che è stata la tradizione del testo ( dal lat. tradere, ossia tramandare in questo caso ) oppure possiamo analizzare quanto la società si sia adeguata alle riforme di Giustiniano nel campo del diritto privato.
Per quanto riguarda il primo punto, già dal fatto che possediamo un solo manoscritto del Digesto, si può capire come la compilazione risulti anacronistica rispetto ai tempi in cui è stata scritta, distante dalla contingenza del tempo. Come ha detto Antonio il manoscritto che possediamo è stato rinvenuto nell'XI secolo a Pisa e portato successivamente a Firenze da Lorenzo il Magnifico, dove si trova tutt'ora, nella Biblioteca Laurenziana per l'appunto, con il nome di "Pandette fiorentine".
Per quanto riguarda il secondo punto, il professore ha semplicemente riportato quello che è stato un studio critico di Cortese e di altri storici del diritto. Nel Medioevo cominciamo ad avere testimonianza scritta dei contratti, grazie all'opera dei notai. Per merito loro possiamo sapere quali istituti erano in uso in un determinato periodo e quali no. Per quanto riguarda la stipulatio, essa aveva una rigida forma che era basata sul fare una domanda e ricevere una risposta coerente con essa. Giustiniano abolisce la formalità della stipulatio, il nucleo della promessa deve essere l'accordo tra le persone che la fanno. Come può esserci utile questa informazione per sapere se l'opera di Giustiniano ha avuto effetti nel diritto privato? Nel XII sec. abbiamo testimonianza di documenti notarili che testimoniano che all'epoca ci si obbligava ancora con stipulatio. Ciò potrebbe essere la prova che la compilazione non ha causato reali riforme. Ancora possiamo pensare alla mancipatio, negozio che si fonda sulla distinzione arcaica tra res mancipi e res nec mancipi, una distinzione molto primitiva. Giustiniano abolisce implicitamente la mancipatio abolendo la distinzione tra res mancipi e nec mancipi. La mancipatio però sembra rispuntare fuori da alcune compilazioni longobarde.
In conclusione: certo è che da due testi non si possono trarre conclusioni su secoli di storia del diritto, ma questi documenti, uniti alle informazioni che abbiamo della società del periodo di Giustiniano possono contrubuire a spiegarci quanto si è radicato nella società il diritto giustinianeo. Il professore continuerà a parlare di questo argomento domani.
Volevo aggiungere qualcosa della lezione di oggi per Roberta che non c'era.
Per quanto riguarda il Digesto la sua compilazione fu affidata da Giustiniano ad una commissione di giuristi (coinvolse tutti quelli che avevano abbastanza conoscenze, vista la enormità del lavoro commissionato), che avevano il compito di interpretare, sintetizzare e organizzare gli iura, che oramai erano diventati norme a tutti gli effetti. Il lavoro consisteva nell'estrapolare i brani di diversi giureconsulti che riguardavano il medesimo argomento e che vennero raccolti sotto il medesimo titolo (ad esempio "la compravendita").
Per quanto riguarda la terza parte della compilazione giustinianea, le istituzioni, esse riprendono le Instituziones di Gaio anche nella divisione dei temi: cose, persone e azioni. Le Istituzioni di Giustiniano servivano perchè la cultura non era in grado di comprendere neanche le semplici Istituzioni di Gaio, figuriamoci il Digesto e il Codice giustinianei!
Giustiniano riforma anche il corso di studi (innalzato a 5 anni), anche facendo sorgere nuove scuole; egli utopisticamente, pensava che tutto questo sarebbe servito a fermare quella decadenza che ormai era inarrestabilmente in atto, nonché a bloccare l'evoluzione del diritto perché convinto della perfezione delle sue opere e quindi della loro immutabilità.
Il prof. ha definito la Compilazione come un "corpo estraneo al suo tempo" (v. anche il fatto che era stata scritta in latino in un mondo non più latino), ma è anche questo che, paradossalmente, l'ha resa una delle opere (giuridiche ma non solo) più importanti che abbiamo.
Spero di averti aiutato (Roberta) ad aggiungere qualcosa!!!
Grazie mille..sia ad antonio che a futura..a buon rendere..
GRAZIE MILLE MATRICOLA 400710 .... ORA MI è TUTTO PIù CHIARO!!!!! SE POTRò ESSERTI UTILE, LO FARò CON MOLTO PIACERE!!!GRAZIE ANCORA!!
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