giovedì 15 maggio 2008

Il pensiero giusnaturalista attraverso l'arte



In questa raffigurazione del Leviatano ci sono molti elementi che permettono di comprendere il pensiero di Hobbes. Qualcuno li riesce a notare e descrivere?

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Chi è il Leviatano, questo essere mostruoso che tanto influenzò Thomas Hobbes da innalzarlo a simbolo e incarnazione del suo pensiero? E che carattere aveva questo abominio che ricorda vagamente un drago con le pinne? Se proprio vogliamo farne la sua conoscenza – a nostro rischio e pericolo si intende! – non dobbiamo faticare molto: essendo una creatura del mare stabilita da Dio all’origine di tutto, non possiamo non trovarlo che nella Genesi, nel primo capitolo, quello della creazione del mondo. E’ proprio durante il quinto giorno che il Creatore popola il mare di mostri marini. Secondo la tradizione più propriamente ebraica la leggenda vuole che Dio evitò di creare una “compagna” per Leviatano, o forse la creò ma poi la fece morire per evitare la procreazione di una stirpe di mostri. Comunque questo Leviatano ancora non ben identificato, che può rappresentare il caos primordiale o il pericolo che il mare rappresentava per le antiche civiltà (anche se gli ebrei non erano molto esperti nella nautica, lo erano i vicinissimi fenici da cui il termine “leviathan” sembra derivare) non resta tranquillo neanche un po’ ma fa parlare spesso di sé. Anche se non subito, lo ritroviamo nel libro di Giobbe. Per chi non lo sapesse il libro di Giobbe è un’opera con un’introduzione in prosa e per il resto in versi che tratta delle prove a cui Dio sottopose il suo fedelissimo servo Giobbe per verificare la sua devozione. Una serie di “test” durissimi (altro che prova d’esonero!) che culminano con una grave malattia e con la totale solitudine. Giobbe stremato maledice il suo giorno dicendo: “…lo maledicano quelli che imprecano al giorno, che sono pronti a evocare Leviatan”. La glossa a questo verso della Bibbia riporta un triplice significato. Giobbe potrebbe invitare a maledire sia coloro che fuggono la luce, cioè la verità, sia coloro che maledicono come lui la propria nascita, sia coloro che pretendevano mediante le arti magiche di trasformare i dies fasti in nefasti, per dirla alla latina, evocando il Leviatano, il quale si riteneva inghiottisse il Sole durante le eclissi, portando sventura sulla terra. Mi sembra, ma non vorrei sbagliarmi, che anche in Cina esistesse un equivalente “eliofago” in quel dragone tipico della tradizione orientale. La glossa continua portando diverse possibili forme del Leviatano nel drago (si riferisce al capitolo 12 dell’Apocalisse di Giovanni in cui il drago rosso è l’Accusatore precipitato da Dio che ispira alla Bestia, cioè l’impero Romano le persecuzioni contro la Chiesa cristiana) o nel serpente fuggiasco (presumibilmente il serpente dell’Eden). Ma essendo una creatura di Dio e come tale degna di lode e rispetto, la tradizione del salterio utilizza la figura del Leviatano per esaltare la potenza di Dio, capace di liberare il suo popolo dalla schiavitù. In particolare il Cantico della fornace del libro del profeta Daniele invoca la benedizione dei mostri marini: a questo modello si ispirerà S.Francesco nel Cantico delle Creature quando loderà il signore non solo per le cose che ci appaiono belle, ma per tutte le cose che ha creato. Torniamo a Giobbe che a un certo punto esausto grida a Dio in cerca di risposte alle sue tribolazioni e il Signore gli appare. E nel secondo discorso che gli fa, Dio stabilisce la sua primazia sulle forze del male, il dominio totale che ha sugli animali selvaggi e che invece l’uomo non riesce in alcun modo a mansuefare. Eccoci arrivati dunque al capitolo della Bibba propriamente dedicato al Leviatano che si pone tra i capitoli 40 e 41, così situato in seguito a un retaggio della vulgata di San Gerolamo: è una lunga serie di interrogazioni retoriche in cui Dio sfida l’uomo a provare ad avvicinarsi al Leviatano nel tentativo di annientarlo o renderlo innocuo. Naturalmente nessuno può sperare di avere la meglio su questa mostruosità di cui ci viene fornita anche una descrizione assai esaustiva: la pelle del mostro è rivestita di una doppia corazza che nessuna spada umana può penetrare; la sua bocca è piena di denti acuminati e il suo dorso è a lamine di scudi saldate a scaglie che impediscono anche all’aria di passare; quando starnutisce irradia luce e i suoi occhi sono come le palpebre dell’aurora; dalla sua bocca escono vampate e scintille di fuoco; il collo è fiero e poderoso; il cuore è duro come la pietra della macina; quando nuota fa ribollire le acque intorno a lui, lasciando dietro di sé una bianca scia. Il passo si conclude con il verso “egli è il re su tutte le fiere più superbe”. Io credo che sia proprio questa parte che abbia ispirato a Hobbes la sua figura del Leviatano. Leggendo il paragrafo che Birocchi dedica a Hobbes mi ha colpito molto come egli riconosca un uomo molto simile a Giobbe, un uomo che tende a cercare il sommo bene ma che poi si perde nel il desiderio di tante cose piccole, rifuggendo da tutto ciò che è scomodo. Proprio questa cupidigia umana impedisce alla legge naturale di non aver necessità di essere trasformata in norma positiva, stabilita da un potere che si costituisce dal patto sociale stretto dagli individui: sono quelle scaglie di Leviathan talmente coese da non lasciar passare nemmeno l’aria come dice il passo poc’anzi citato. Questo perché tutti i membri della società rispettino la legge; anche la balena anche il pescecane nulla possono di fronte alla possanza del Leviatano. Ed egli ha il controllo di tutto, se da una mano regge la spada del potere sovrano dall’altra ha il pastorale del potere pontificio. L’uno e l’altro devono essere un'unica cosa e la Chiesa non deve configurarsi come Stato all’interno dello Stato. Questo è il Leviatano: egli è il Potente sulla Terra è l’inarrivabile, solo Dio è al di sopra di Lui, un dio aritificiale anziché naturale, ma pur sempre un dio che gli concede il potere supremo su ogni cosa: l’idea del potere assoluto che Hobbes teorizza pur tentando di epurarlo di ogni concettualizzazione negativa in effetti è un po’ questa.

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa ma se l'esame è il nove giugno come mai l'esonero è il 4?
Se Lei Professore ha detto che lo scritto è sempre prima dell'orale allora anche il 9 ci sarà un test a crocette?
Grazie per l'eventuale risposta e per quest'opportunità che ci offre di avere un filo diretto con Lei.
Elisa

Unknown ha detto...

da quello che ho capito io leggendo il blog, il 4 giugno ci sara' l'esonero scritto mentre il 9 solo l'orale!questo vale solo per il primo appello!invece nei successivi appelli l'esonero si terra' lo stesso giorno dell'orale!
cio' vuol dire che lo stesso giorno dell'orale potrai dare sia lo scritto che l'orale oppure scegliere di dare solo l'esonero e l'orale in un altro appello!naturalmente solo se prima hai superato lo scritto!
spero di essere stata chiara!
ciao

Ma.Martyina ha detto...

buongiorno a tutti,
in quest immagine mi sembra di notare che il leviatano nasca dalla terra stessa,è come se il suo busto fosse attaccato al paesaggio sottostante dal quale si genera e al quale è strettamente legato. questo paesaggio rappresenta il mondo, gli uomini la civiltà di cui il Leviatano si nutre e da cui dipende proprio perchè è legato a qst mondo. Un altra sensazione che ho guardando quest immagine è di protezion di sicurezza, notando le braccia che quasi cingono e difendono la civiltà. voi che ne pensate ?

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Dott.ssa Silvia Di Paolo ha detto...

Quello che avete scritto sul Leviatano è molto interessante; notate dell'altro e in particolare riferimenti alla Chiesa?

Ma.Martyina ha detto...

il riferimento della dott. dpaolo alla Chiesa mi ha acceso una lampadina...dunque, non vorrei cadere in un errore madornale, ma mi butto ugualmente...notate come sembra che il corpo del leviatano elle sia diviso a meta, alla sua destra la spada e nelle raffigurazioni sottostanti alla spada e nel lato destro la corona e altri simboli del potere temporale. alla sinistra una specie di scettro, e sotto questo altre immagini che stavolta però evocano il potere temporale ! è una coincidenza ??' non credo, guardate anche il viso del Leviatano, la corona simbolo del potere temporale e ilviso, nn vi ricorda un po quello di Gesù, e meglio lo stesso viso con cui solitamente lo si rappresenta ? la conclusione : forse il Leviatano incarna i due poteri??
sono graditissime critiche e pareri.

Anonimo ha detto...

Professore ma è vera questa cosa che il 9 non ci sarà lo scritto? Io non sono frequentante e ad esempio mi sarei presentata il 9 credendo di poter fare l'esame da fuori roma. Credo di non essere l'unica che abita fuori roma, non sarebbe meglio pecisarla questa cosa perchè per quanto mi riguarda non si è capito che il 9 non si può effettivamente fare l'esame se non ci si è presentati il 4!

Anonimo ha detto...

Il Leviatano.Mi aveva già incuriosito questa creatura definita come un mostro biblico quando il professore del liceo l' aveva illustrata come una creatura "potente".Ma perchè mostro? Certo il suo aspetto evoca di sicuro quello dei mostri mitici ma la sua personalità non rispecchia altro che la società del tempo,o meglio la "responsabilità" che il popolo aveva attribuito al sovrano. La sua raffigurazione è allegorica,non è un caso che sia raffigurato mentre tiene in mano una spada e il pastorale simboli,il primo del potere temporale e il secondo di quello spirituale.La sovranità assoluta rende lo stato simile a un leviatano del quale Giobbe,nell'antico testamento,diceva che non vi era potere sulla terra che gli possa essere pari.Non vi è alcuna autonomia o divisione dei poteri in tale stato;il potere è uno solo il potere è uno e non è limitato e condizionato da principi di giustizia,poichè è esso stesso fonte di giustizia.Il potere sovrano si esercita anche sulle fazioni religiose.Hobbes definisce il corpo degli ecclesiastici "cimici"che pungono il fianco dei principi e dice che questo deve essere ridotto a semplice burocrazia al servizio del sovrano.
Questo è ciò che ricordo dallo studio affrontato in quarto luiceo e sarei felice se qualcuno mi aiutasse ad approfondire grazie mille.
Stefania Brigante 404666

Anonimo ha detto...

matricola 400569 ha trovato un aspetto davvero molto interessante a cui non avevo fatto caso: quello del corpo del re che è corpo dello Stato, rappresentato come una totale interrelazione del suo corpo con il suolo stesso del paese di cui è capo. In una marea di gente che freme spasmodicamente per le questioni inerenti alla sua carriera universitaria (questo è ovviamente legittimo ed è funzione primaria del blog fornire avvisi in materia d'esame e di votazioni, non voglio incolpare nessuno: sono io il primo a non essermi più particolarmente interessato all'attività del blog nel periodo di preparazione all'esonero) è bello ricominciare un uso del blog come all'inizio di aprile in cui c'eran stati momenti di dibattito molto costruttivi. Se da un lato il blog facilita i rapporti tra studenti - in quanto non avvicina solo coloro che hanno più difficoltà a coloro che ne hanno meno ma aiuta anche chi ha capito meglio la lezione a pensare a questioni che non si era posto e a interagire con gli altri studenti interessati - dall'altro canto non contribuisce a proseguire un dialogo a livello umano magari dopo la lezione. Forse questo può avere poca importanza, non lo so. Ma sarebbe bello poter conoscere e salutare a lezione chi ormai si ha avuto il piacere di apprezzare a livello informatico e continuare un dialogo meno virtuale, magari finalizzato a pensare a un lavoro comune da intraprendere sul blog che non sia solo un "botta e risposta" ma un ragionamento ponderato e naturalmente più completo. Per quanto riguarda il Leviatano e i rapporti tra Stato e Chiesa, sempre nel frontespizio, possiamo ravvisare in fondo alla pagina figurine contrapposte relative da una parte alla regalità dall'altra al sacerdozio: corona da una parte mitria dall'altro; maniero a sinistra chiesetta a destra. Il fatto che siano sullo stesso livello fa pensare a due grandi zone di potere che confluiscono come in una piramida nella testa del sovrano.

Anonimo ha detto...

Per esempio con matr. 400569 e con Stefania Brigante si potrebbe lavorare sul giusnaturalismo, sempre che loro siano d'accordo, ovviamente.

Anonimo ha detto...

Rispondo ad Antonio Belvisio.
Mi piacerebbe affrontare il discorso sul Giusnaturalismo cominciando da ciò che ho capito io sia a lezione che durante gli studi del liceo.Il Giusnaturalismo è stato definito come "una scienza del diritto" alla base del quale vi è il diritto naturale fondato sulla ragione umana e,pertanto,anteriore ad ogni norma giuridica prodotta da entità politiche storicamente esistenti(diritto positivo).Esso nasce nel corso del diciassettesimo secolo quando la riflessione filosofica sul diritto e la politica conosce nuovi sviluppi.In quanto "comando della retta via",il diritto naturale costituisce sia il modello in base a cui giudicare la validità dei diversi ordinamenti giuridici ,ossia la loro rispondenza alle esigenze dell'uomo.La dottrina giusnaturalistica fornisce una giustificazione razionale dello stato. Ci aiuta a capirlo il concetto di stato di natura , mediante il quale si definisce la condizione originaria degli uomini,anteriore ad ogni forma di organizzazione civile. alla creazione dello Stato,con la conseguente emanazione di un diritto positivo,si giunge attraverso un patto stipulato tra tutti i membri della futura società.
Saresti in grado di chiarirmi il concetto di Hobbes "homo homini lupus"? grazie
Stefania Brigante 404666

Anonimo ha detto...

buongirono sono una studentessa del 3° anno e lo scorso anno ho frequentato tutte le lezioni del prof, ma poi per dei problemi non sono riuscita a prepararmi per l'esame e quindi mi ritrovo a dover preparare l'esame in questo anno accademico.Devo anche io svolgere il test prima dell'orale? La ringrazio Maria Laura

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa ma se l'esame è il nove giugno come mai l'esonero è il 4?
Se Lei Professore ha detto che lo scritto è sempre prima dell'orale allora anche il 9 ci sarà un test a crocette?
Grazie per l'eventuale risposta e per quest'opportunità che ci offre di avere un filo diretto con Lei.
Elisa

Anonimo ha detto...

Ciao Stefania. Visto che nessuno si è unito al nostro dibattito accademico sul giusnaturalismo, possiamo proseguirlo noi, sicuramente qualcuno ci leggerà. Mi chiedevi di discutere sull'espressione "Homo homini lupus": c'è da dire che la frase ha assunto un particolare fascino per la figura etimologica homo-homini declinato al nominativo e dativo; queste figure risentono spesso di una attenzione particolare in quanto sono facili da ricordarsi e si estraniano dal loro contesto originale per assumere un carattere proprio e vivere appunto come aforismi (un po' quello che succede per il famoso verso della Commedia "amor ch'a nullo amato amar perdona"). Fatto sta che comunque questa espressione non è solo bella a sentirsi ma derivando dalla tradizione retorica latina in special modo dalla commedia plautina essa risente della praticità latina, che di barocco ha ben poco. In questa frase è racchiuso un importante momento del naturale rapporto tra gli umani che in quanto tali sono chiamati a ben altre relazioni con i propri simili ma che sono limitati a perseguire questo carattere dallo stato naturale che li porta ad agire in modo egoistico, secondo l'istinto alla sopravvivenza (si potrebbe dire mors tua vita mea). Ecco che l'amicizia diventa solo un rapporto di convenienza e chi rappresenta un ostacolo deve essere in qualsiasi modo danneggiato. Siamo sempre alle solite: la brama di potere, di benessere spinge gli individui che vivono in uno stato di natura a rifuggire dalle pratiche umanitarie e solidali (la bestia che rimane dietro al branco è destinata a perire nell'ineluttabile legge della natura). Quindi è inevitabile che gli esseri si trovino in un costante stato di guerra tra di loro e solo una rigida imposizione della legge può regolare i loro rapporti, "invitandoli" ad agire secondo un comportamento che garantisca e tuteli ogni individuo e promuova quella stabilità del patto sociale che, in caso di guerra e scontri tra i singoli individui, sarebbe destinato a crollare. Spero di non aver detto cose inutili, comunque mi sono capitati in mano due manuali di filosofia, da cui si può estrarre qualche informazione sul giusnaturalismo. Uno in particolare riporta in maniera più dettagliata la parte relativa a Hobbes. Proverò a estrarre qualche idea interessante. Se sei interessata fai altrettanto, così ci scambiamo idee e opinioni diverse. Ciao buon fine settimana.

Anonimo ha detto...

Buona domenica Stefania, buona domenica a tutti. Riporto qui i frutti della lettura, anche se non approfondita, di alcune pagine del testo "Lezioni di filosofia" di Enrico Opocher: sono comunque notizie interessanti su cui dibattere, anche se possono seguire una linea diversa da quella usata in altre sedi. Questo studioso fa risalire il giusnaturalismo addirittura al mondo classico, citando dapprima Epicureismo e Stoicismo, rimandando certo alla Seconda scolastica, però facendoci notare come queste concezioni fossero già sentite nel pensiero ellenistico. Se gli Stoici riconoscevano nella necessità il movimento del cosmo, per gli Epicurei tale movimento era da ricercarsi nell'attrazione-repulsione degli atomi. In questo movimento la libertà umana si configura per lo Stoicismo come razionalità finalizzata a uno scopo necessario, per l'Epicureismo invece alla fruizione sensibile della realtà data dallo scontro tra le particelle atomiche. Per entrambi la natura umana costituisce il fondamento del diritto che quindi si può chiamare giusnaturalismo classico: per gli stoici si parlerà quindi di un "diritto secondo ragione" per gli epicurei il diritto naturale è manifestazione della forza e la legge ha una funzione pacificatrice, proprio come dirà Hobbes. Altre scuole antiche fanno riferimento al diritto naturale: la tarda scuola pitagorica si pone il problema se il diritto sia la legge di natura o la legge positiva, mentre da Socrate in poi, il diritto è visto come valore, per cui non vi è più il riferimento alla natura, quanto il rapporto tra l’idea della giustizia e l’esperienza storica; in Aristotele, a proposito dell’equità, il limite “naturale” posto alla volontà legislativa viene individuato nella corrispondenza con la “natura dei fatti”: termine ben diverso dall’espressione di “diritto naturale”. Questi concetti saranno mutuati nella concezione giuridica romana che parlerà di "ius naturale".

Qualche capitolo più avanti si parla della scuola di diritto naturale. Opocher ritiene improprio usare il termine scuola, in quanto ogni filosofo segue un indirizzo diverso. Se da una parte Grozio e Locke hanno un appoccio più ottimistico con il diritto naturale proiettato verso la socievolezza, Hobbes ritiene la natura umana sempre preda di passioni e in perenne stato di guerra. Rousseau non è molto pessimista in quanto ritiene che la civiltà abbia deviato l'uomo dalle sue naturali e pacifiche inclinazioni. Grozio quindi ci apparirebbe più stoico, mentre Hobbes più epicureo, ma sono comunque attribuzioni indicative e poco rispondenti alla realtà delle cose. Per Grozio è la ratio che guida i comportamenti: lo "stare pactis"; Per Hobbes è il diritto all'autoconservazione (ripreso da Lucrezio) - Una spiegazione del principio di autoconservazione è presente anche nel testo di Birocchi ma ne lascio l'approfondimento sul blog a te o a chi vorrà - Per Locke e Rousseau è il diritto degli uomini a essere liberi. Ma cos'è il patto sociale e come lo identificano tutti questi studiosi? Per Hobbes e Rousseau è un pactus subiectionis di sottomissione al sovrano; per Grozio e Locke è un patto già avvenuto, "pactus unionis" cioè non limita gli individui. Elemento comune di tutti gli indirizzi è il laicismo giuridico: secondo Hobbes sarebbe l'immagine del Leviatano che detiene il sommo potere senza privare le chiese della loro autonomia e del loro ministero. Alla base di tutto questo c'è l'idea di Stato che aveva seguito un processo simile a quello del disgregamento della chiesa a seguito della riforma. Lo Stato necessita dell'autonomia del potere: secondo Hobbes è necessario l'assolutismo, secondo Locke il liberalismo, secondo Rousseau la democrazia. La borghesia è l'elemento portante della società e la sua crescita porterà inserosabilmente alla nascita di uno Stato di democrazia. Chiudo qui l'intervento altrimenti diventa troppo lungo. Sempre dallo stesso libro vengono messe ancora meglio a confronto le figure di Grozio e Hobbes, ma ne riparleremo in seguito. Aspetto risposte o critiche.

Anonimo ha detto...

l'armatura è fatta di teste,
a significare il potere assoluto voluto dagli uomini per ottenere la pace,in quel periodo dominato da guerre.