Lo spirito umanistico e la passione per il mondo antico si declinarono nel
corso del XVI secolo in diverse sfere della dottrina giuridica.
Una prima sfera di azione dei giuristi umanisti fu quella della critica filologica delle fonti. Lo
spirito indagatore alla base di tutte le principali discipline e scienze del
XVI secolo si tradusse, nel diritto, in uno studio analitico e critico del
testo. Questo atteggiamento di diffidenza nei confronti dei testi, a ben guardare,
riflette un più generale atteggiamento di analisi e ricerca del vero
discostandosi dalla passiva accettazione acritica delle fonti e dei testi tramandati
dalla tradizione. Questa mentalità svolse un ruolo anche nella stessa riforma
protestante, che pose in dubbio il testo della vulgata biblica, andandone a
ricercare il significato direttamente sulla fonte antica greca e non corrotta.
Uno dei più grandi esponenti della filologia giuridica del cinquecento fu Andrea Alciato giurista italiano
trasferitosi in Francia a seguito delle critiche mossegli dai suoi colleghi
dell’università italiana. Egli ricevette una formazione umanistica tale da
renderlo un grande conoscitore delle lingue greca e latina. Effettuò
annotazioni critiche al Corpus, soprattutto al Digesto ed ai Tres Libri, data
la sua passione per le istituzioni antiche. Si occupò di ricostruire il testo
originale del Digesto reinserendovi, grazie all’ausilio dei manoscritti
antichi, le parti in greco che i copisti medievali avevano eliminato. Il nuovo
modo di approcciarsi ai testi di cui Alciato è espressione è alla base del
rinnovamento del diritto moderno; si cominciò a comprendere la profondità
storica delle fonti, soprattutto romane, e la loro differenza con il diritto
attuale.
Il suo insegnamento si diffuse
soprattutto in Francia. Alcuni suoi seguaci si occuparono, per primi, di storia
del diritto oltre che di filologia. Tra questi ricordiamo Jacques Cujas (1522-1590) o Cuiacio.
Egli cercò di ricostruire la dialettica storica delle fonti romane, dando rilevanza
a fonti diverse dal Corpus, come per esempio il Codice Teodosiano.
Tra i suoi allievi, quasi contemporanei, spiccano le figure di Pierre Pithou (1539-1596) e Francois Hotman (1524-1590). Pithou applicò
la propria passione per la stratificazione delle fonti storiche allo studio del
diritto francese. Egli, infatti, vedeva la storia come un lento stabilirsi di
un dato potere in un dato territorio, nel suo caso il regno di Francia. Il
lavoro filologico e le edizioni critiche dei testi antichi rappresentano, in
quest’ottica, la forma scientifica della storiografia. L’idea, poi, della
legittimazione del potere centrale attraverso la sua giustificazione storica,
fu fatta propria dalla corona stessa che promosse, in Francia, la fondazione di
diverse accademie nazionali per lo studio scientifico e la ricerca delle fonti
del popolo francese, espressione del loro spirito (v. ad es.1635, Académie française ). Anche in Hotman
fu centrale la questione circa la legittimità delle istituzioni giuridiche
francesi; a riguardo egli pubblicò l’opera “Franco-Gallia”. L’opera che,
tuttavia, viene presa a manifesto del suo pensiero è l’ Antitribonianus, sive Dissertatio de studio Legum. Le accuse mosse
a Triboniano da Hotman si concentrarono sul metodo: da un lato l’aver composto
il Digesto tagliando ed incollando pezzi di opere di giuristi differenti aveva
di fatto “condannato a morte” le opere originali dei giuristi di epoca
classica, dall’altro l’architettura sistematica del Digesto e del Codex non
seguiva un’organizzazione razionale della successione delle materie.
In questo senso Hotman rappresenta l’anello di congiunzione tra la prima
grande sfera umanistica del diritto, la filologia, e la seconda: la sistematica. Il riconoscimento della
carenza della compilazione giustinianea rappresenta un altro tassello della
legittimazione del regno di Francia: l’abbandono dell’accettazione acritica
della struttura compilativa romana diede adito alla possibilità per il potere
centrale di progettare egli stesso un sistema razionale di istituti giuridici.
Il più noto sistematico dell’epoca umanistica è Huges Doneau (1527-1591) che,
abbandonando il modello di conoscenza “per avvicinamenti mediante contrasti”
tipico della dialettica e scolastica medievali, adottò un metodo di descrizione
dei concetti analitico ed armonico, fondato sulla descrizione dei concetti
generali e poi particolari. Questa disciplina mentale, prima che didattica,
diventò ben presto un elemento tipico della sistematica tedesca. La Germania
cominciò a porsi come terreno d’elezione di tutta la sistematica giuridica.
Tornando alla questione della legittimazione del potere, uno dei più
importanti teorici dell’assolutismo francese fu Jean Bodin (1529-1596). Nella sua
opera République l’autore utilizzò la
sua profondissima conoscenza della storia per giustificare la sovranità
assoluta del re sullo stato francese. Secondo il giurista era proprio la storia
delle fonti e delle istituzioni francesi a giustificare una serie di poteri
regi come la promulgazione di leggi, in cui unico elemento di legittimità della
norma era la volontà stessa del legislatore (il testo di legge si concludeva con
la frase “perchè così a noi è piaciuto”), la nomina dei magistrati e la detenzione del potere di
decidere in grado d’appello sulle loro sentenze, la gestione del valore della
moneta, il plelievo di tasse, il potere di dichiarare guerra e concludere la
pace. Anche tale tipo di sovranità, tuttavia, è soggetta a limiti: il primo di ordine divino, il secondo è invece
rappresentato dalle “leggi fondamentali dello stato”. Comincia così a
strutturarsi l’idea che esistano leggi di livello differente dalle altre la cui
eliminazione determinerebbe la messa in crisi di tutto il sistema
costituzionale.
A cura di Chiara Casuccio
1 commento:
Buongiorno professore, anche fermandosi a 6 risposte verrebbero scartati i due voti più bassi?
Posta un commento