mercoledì 15 novembre 2017

Lezione 14 novembre 2017

Vi sono alcune questioni di carattere istituzionale fondamentali per comprendere appieno la dialettica che intercorre tra lo studio bolognese e le scuole minori. Bologna è, infatti, il primo centro di insegnamento che assume le vesti di università e già nella seconda metà del XII secolo mostra di avere una struttura organizzativa fortemente consolidata. Per esempio, la preminenza del sistema della lectura e di un insegnamento basato sul sistema della glossa rende possibile il fiorire di una straordinaria manifattura libraria esperta nella produzione del CJC corredato dallapparato di glosse.  Limportanza di Bologna, dunque, non si limita solo al piano intellettuale ma invade anche quello industriale rendendo il territorio bolognese ricco e fiorente. Inoltre, la struttura del corso di laurea (della durata di dieci anni) era finalizzato anche allattribuzione di veri e propri gradi accademici (p.e. la laurea attribuiva in automatico licentia docendi).
Tale fioritura della scientia juris in ambiti squisitamente laici rappresenta una sorta di effetto non voluto della riforma gregoriana la quale per mezzo della riscoperta del diritto romano e di un suo uso strumentale intendeva tendeva ad una valorizzazione del clero rispetto al mondo laico. In relatà si assiste ad un allontanamento dalla tradizionale logica religiosa tramite la ricerca delle risposte nellautorevolezza del diritto.
In questo contesto storico-sociale dove il giurista si trova al centro di un fenomeno di rinnovamento tanto culturale quanto giuridico troviamo la figura di Pillio da Medicina un giurista che può essere considerato la personalità più rappresentativa del scienza del diritto di questo periodo. Laureatosi a Bologna, probabilmente allievo di Piacentino, inizia la sua carriera di insegnamento a Bologna per trasferirsi, però, dopo poco a Modena. Egli stesso racconta di essere stato chiamato dalla città di Modena affinché insegnasse nello studio locale. Luniversità di Bologna aveva nei confronti di tutti i suoi maestri una sorta di diritto di esclusiva per i primi tre anni di docenza che impediva ai maestri di potersi trasferire in altri centri ad insegnare. Nonostante questa clausola, la città di Modena, pur di avere presso di sé un giurista del calibro Pillio lo esonera dallinsegnamento sino al compimento dei tre anni di esclusiva.
In questi tre anni, dunque, Pillio si dedica totalmente alla produzione scientifica scrivendo alcune importanti opere. Innanzitutto il libellus disputatorius che nasce, originariamente, solo per i pratici ma di cui in seguito Pillio pubblica nuova edizione finalizzata allinsegnamento. La metodologia promossa da Pillio renderebbe possibile accorciare la durata degli studi da dieci a soli quattro anni. Per Pillio, infatti, è importante la capacità estrapolare dai testi la definizione di una regola generale. Questo metodo nuovo prevede luso dei cc.dd. Brocarda chiamati più propriamente generalia. (vd. presunzione - finzioni).
La seconda opera è una raccolta di Quaestiones che si sostanziano nellesposizione da parte del maestro un caso pratico (reale o fittizio) utile per far esercitare gli studenti, divisi in due gruppi, nel ragionamento tramite argomentazioni a difesa o dellattore o del convenuto. Tali esercitazioni si concludevano con lesposizione della solutio. Il principio di insegnamento è il medesimo dei brocarda,
La terza opera è unopera incompiuta ed è una summa ai tres libri del codice (libri X-XII) che trattano di diritto pubblico e di diritto amministrativo e fiscale.
Lopera più nota ed importante di Pillio è la Lectura ai libri feudorum. Questa lectura è importante perché riesce a dare autorità normativa ad un testo che normativo non era. Il nucleo principale dei libri feudorum era composto da due lettere scritte da Oberto dellOrto (giudice a Milano) al figlio Anselmo che studiava a Bologna al fine di spiegargli le consuetudini feudali vigenti. Oltre alloperetta di Oberto, i libri feudorum contengono alcune costituzioni imperiali in materia di feudo (p.e. ledictum de beneficiis). La novità introdotta da Pillio è quella di aver  fatto una lectura ad un testo non normativo che non solo ebbe un enorme successo tanto che qualche anno dopo tale insegnamento fu accolto a Bologna, ma al punto che Accursio deciderà di includere nella sua edizione del CJC anche i libri feudorum corredatati dalla glossa di Pillio.

La questione più importante trattata da Pillio in questa lectura attiene ai diritti reali sul beneficio. In questottica Pillio elabora una definizione generale del rapporto che intercorre sia tra il signore e il beneficio concesso sia tra vassallo e beneficio. Partendo da un passo delle lettere obertine nel quale il giudice afferma che tra i diritti che il vassallo acquisisce sul beneficio vi sarebbe anche lesperibilità della vindicatio, Pillio afferma che se il vassallo allo può agire esperendo una rei vindicatio, allora vuol dire che il vassallo è titolare di un diritto che secondo il diritto romano legittima tale azione. Dal momento che la rei vindicatio è lazione che spetta al proprietario ciò significa che il vassallo è, al pari del signore, titolare del dominio. Pillio, dunque, afferma che con la concessione del beneficio si trasferisce anche il dominio ma solo il dominio utile che è tutelato dallactio utilis (che spetta al concessionario), mentre al concedente rimane il dominio diretto a cui spetta lazione diretta.  Questa è uninvenzione tecnica di grande successo che, però, non può essere pienamente compresa da un punto di vista storico, se non collegata al contesto modenese. Nel 1182 Modena promulga uno statuto con cui prevede una disciplina che favorisce profondamente i concessionari a titolo di feudo, enfiteusi o livello. Con queste norme, per esempio, viene statuito che nel caso in cui un soggetto riceva un bene a titolo di feudo e questi rimanga senza eredi maschi il beneficio (che in teoria sarebbe dovuto tornare al concedente) è trasmissibile anche dalle figlie femmine. Questo statuto determina una posizione del concessionario equivalente a quella del proprietario non casualmente ma perché Modena è costruita interamente su terreni di proprietà del vescovo il quale li aveva dati in concessione ai ricchi abitanti di Modena che, tra le altre cose, erano gli stessi soggetti che tanto avevano voluto Pillio nel loro studium e che  pagavano il suo stipendio. E chiaro, quindi, che la città di Modena aveva bisogno di un giurista come Pillio che tramite elaborate teorie tutelasse, in pratica, gli interessi della società cittadina.

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