Quando si parla di scuole minori si fa
riferimento a tutti quei centri extra-bolognesi che, a partire dal XII secolo,
sono nati e cresciuti diventando ben presto importanti centri culturali di
insegnamento del diritto. L’aggettivo “minori”,
infatti, deve essere considerato solo come una formale reverenza nei confronti
dell’alma
mater.
Per quanto attiene alle scuole minori
la storiografia giuridica si è concentrata in un primo momento
attorno allo studio dei centri di insegnamento d’oltralpe
come per esempio Oxford e soprattutto le scuole provenzali.
Per quanto riguarda Oxford occorre
sottolineare come qui l’insegnamento del diritto romano sia
nato in un ambiente canonistico e ricondotto alla figura di Vacario un maestro
lombardo noto per aver redatto il Liber pauperum che, tramite un’antologia
di passi del Digesto e del Codice, aveva il pregio di rendere accessibile lo
studio del diritto romano anche agli studenti meno abbienti.
Il discorso legato alle scuole di
diritto provenzali merita uno spazio più ampio
dal momento che il Mezzogiorno francese è un
ottimo esempio del genere di ambiente culturale che caratterizzava le scuole
minori ed inoltre poiché è proprio
dalla Provenza che giungono in Italia molte mode e metodologie didattiche fortemente
innovative. Alla Provenza sono legati anche alcuni importanti giuristi quali
Rogerio e Piacentino che si sarebbero, probabilmente, succeduti nell’insegnamento
del diritto romano a Montpellier. La scoperta dell’esistenza
di molti centri di diritto romano in Francia da parte della storiografia è
legata
alla circolazione della loro produzione fortemente innovativa.
Le opere prodotte nelle scuole minori
sono caratterizzate da alcune particolarità:
1. Atmosfera
grammaticale: le opere si caratterizzano per un
forte legame con le arti liberali che si manifesta attraverso una particolare
attenzione per l’eleganza della lingua, la ricorrente
scelta della forma dialogica come artificio retorico e l’assidua
presenza di proemi allegorici nei quali compaiono alcune figure topiche come il
templum iustitiae caro a Giustiniano e la personificazione della Iustitia.
Le prime operette di questo genere sono le Enodationes quaestionum super
Codice e le Quaestiones super Institutis di Rogerio redatte
probabilmente nel periodo italiano del giurista dal momento che stilisticamente
si rifanno all’opera
che meglio rappresenta questo gusto grammaticale: le Quaestiones de iuris
subtilitatibus. Quest’opera, nonostante l’autore
sia ignoto, è
sicuramente
di matrice italiana dal momento che descrive efficacemente il contesto
storico-politico di una città padana degli anni ’60
del XII secolo. Quest’opera oltre a presentare le
caratteristiche proprie di questo gusto grammaticale contiene un’aspra
invettiva nei confronti delle leggi longobarde e della personalità
del
diritto che ha il pregio di mostrare come il diritto romano fosse ormai non
solo un diritto da studiare ma soprattutto un diritto vigente a tutti gli
effetti.
2. Attenzione
per la prassi: Il processo in particolare è
al
centro dell’attenzione
delle scuole minori poiché a seguito della riforma gregoriana ed
in ottica anti-germanica rappresenta lo strumento fondamentale per riformare la
società.
Nonostante i più antichi trattatelli sulle azioni siano
di matrice provenzale, anche in Italia vi sono ottimi esempi di questo genere
di produzione. A Mantova si assiste ad una ricca produzione di letteratura
processuale innanzitutto con la Summa de actionum varietatibus di
Piacentino e poi con la trilogia (Ordo iudiciorum, Arbor actionum e la Summa
Quicumque vult dedicata alla fase iniziale del procedimento) di Giovanni
Bassiano allievo di Bulgaro e maestro di Azzone. Proprio nello studio mantovano
dovrebbe aver avuto luogo una celebre disputa tra Piacentino e Giovanni
Bassiano circa la possibilità o meno di identificare l’actio
con
la causa petendi dal momento che essa non sarebbe altro che il suo
aspetto procedurale. A partire da queste opere la pratica forense iniziò
a
chiedere sempre più di frequente la produzione di opere
processualistiche pensate appositamente per i pratici del diritto e si assiste,
quindi, al proliferare dei cc.dd. ordines iudiciorum tra i quali spicca
la Summa Cum esse Mutine di Pillio da Medicina che organizzata come una
raccolta di quaestiones attiene alla fase preparatoria della lite e alla
redazione del libelli (proprio come la Summa di Bassiano).
3. Insegnamento
degli “altri
diritti”:
Un’altra
peculiarità
della
produzione delle scuole minori è il contemporaneo insegnamento del
diritto romano e del diritto longobardo. I principali centri erano Mantova,
Piacenza e Pavia. Per esempio a Piacenza avrebbe insegnato diritto romano Carlo
di Tocco noto, però, soprattutto per la sua glossa alla
Lombarda. In questi centri minori ,dove l’insegnamento del diritto germanico era
contemporanea a quello su Giustiniano, era possibile formarsi e praticare
entrambi i diritti.
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4. Uso
delle Summae: Le scuole minori
nell’insegnamento
non trascuravano anche l’esegesi dei testi giustinianei ma, nel
farlo, avevano come obiettivo quello di dare agli studenti un metodo di
apprendimento che fosse meno mnemonico e maggiormente funzionale a fini
della pratica del diritto. Pertanto il genere letterario prescelto fu quello
della Summa non un riassunto bensì un’esposizione
sistematica completa ma al tempo stesso rapida di uno dei libri della
compilazione giustinianea. Le summae ebbero come oggetto il Codice e le
Istituzioni mentre nessun giurista riuscì nell’impresa
di redigere un summa dell’intero Digesto bensì
solo
summolae di singoli titoli. Nel corso del XII secolo si susseguirono
molte summae al Codice ed alle Istituzioni. Il Mezzogiorno francese è
l’ambiente
più
fertile
per la produzione di questo genere di opere. Da menzionare, innanzitutto, la Summa
Trecensis erroneamente attribuita in un primo momento ad Irnerio, ma
più
probabilmente
prodotto del provenzale Géraud. Sempre in Provenza Rogerio iniziò
a
scrivere la sua Summa Codicis, rimasta incompiuta, che venne poi
completata da Piacentino al suo arrivo verso il 1162 nello studio di Montpellier
(quello di completare le opere incompiute dei maestri era un tipico
comportamento da allievo). Sempre Piacentino durante il suo insegnamento a
Montpellier scrisse una Summa Institutionum ed una nuova summa al codice
che sostituisse quella di Rogerio.
A cura di Marta Cerrito
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